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Lecce-Roma finisce 1-1: Puglia, e non porti via

Non basta creare tante occasioni da gol. Vanno in vantaggio i pugliesi con Baschirotto di testa (e tocco di Ibañez), pareggio di Dybala su rigore

Dybala e Pellegrini dopo il rigore trasformato dall'Argentino

Dybala e Pellegrini dopo il rigore trasformato dall'Argentino (GETTY IMAGES)

12 Febbraio 2023 - 11:08

Sospesi tra sensazioni diverse, i romanisti sono andati a dormire ieri sera e si risveglieranno stamattina indecisi se solidarizzare con la squadra che a Lecce ha giocato, ha costruito, ha combattuto e alla fine s’è dovuta giocoforza accontentare del pareggio oppure rammaricarsi per i due punti sfumati e per l’incapacità di spingere di più sull’acceleratore di una squadra che a un certo punto è sembrata finire la benzina e non è stata rigenerata dalle sostituzioni, tardive e comunque poco incisive. Dall’altra parte invece nel momento chiave della ripresa, intorno a metà tempo, quando la Roma spingeva nonostante il vento fastidioso e il campo bitorzoluto e il Lecce faticava a contenere le folate romaniste, Baroni ha rinforzato la sua struttura generale con quattro cambi che hanno aumentato lo spessore difensivo della squadra e contemporaneamente complicato il compito agli avversari anche nella gestione del pallone, fino a un certo punto disinvolta e poi più problematica. Anche per via delle singolari interpretazioni del regolamento fornite dal pessimo Aureliano, sempre generoso con i padroni di casa e assai meno comprensivo con gli ospiti. Così si è arrivati senza troppi sussulti al 95’ con un conteggio totale, al netto delle reti realizzate, di cinque nitide occasioni da gol a zero, buone per esaltare il lavoro del portiere Falcone, ma non per tenere a distanza tutte le dirette concorrenti. Alla fine il gol di Dybala su rigore (col braccio malandrino di Strefezza ad impedire la conclusione di Smalling sul corner di Paulo deviato da Cristante) ha equivalso l’autorete di Ibañez sul solito blitz di Baschirotto in area (stavolta responsabilità di Smalling), mentre a nulla sono servite le occasioni di El Shaarawy, Abraham tre volte e Pellegrini.

È stata una partita complicata per le doti multiformi della squadra di casa, con la velocità degli esterni offensivi (Strefezza a destra, Di Francesco a sinistra), la muscolarità dei difensori centrali (Baschirotto e Umtiti) e del centravanti (Colombo) con conseguente pericolosità sulle palle inattive, l’elegante dinamismo dei centrocampisti giganti (Hjulmand 185 cm, Blin 184, Gonzalez 190) e due terzini che difendono e spingono (Gendrey e Gallo). Di fronte la Roma titolare di questi tempi, la stessa che ha regolato l’Empoli (evento per ora unico e raro), con i tre centrali soliti, con Zalewski, Cristante, Matic e El Shaarawy in mediana, e con Dybala e Pellegrini alle spalle di Abraham, tutti animati da uno spirito battagliero ammirato sin dal primo minuto e che il gol quasi immediato del Lecce non ha per niente avvilito. Anzi, era stato assai promettente l’avvio romanista, con tre calci d’angolo consecutivi battuti da Dybala, tutti a cercare uno schema sul primo palo verso Cristante che non ha funzionato almeno inizialmente, ma troverà sfogo poco più tardi. Dicevamo però del gol leccese: corner battuto corto da Strefezza a Di Francesco, taglio a piombare all’altezza del dischetto dove il solito Baschirotto (un gigante di muscoli e generosità che appena un paio d’anni fa guidava la difesa della Viterbese) ha anticipato addirittura Smalling e nel mucchio con un altro fazzoletto di giocatori ha trovato una traiettoria che ha fatto carambola su Ibañez ingannando così Rui Patricio. Ma appunto la Roma non s’è per niente disunita e, anzi, ha ripreso a macinare il suo calcio di qualità, neanche spaventata dal rischio di ripartenze veloci e potenzialmente letali. Così con una pregevole iniziativa cominciata con un diagonale di Pellegrini verso Abraham, tacco morbidissimo dell’inglese a scavalcare Baschirotto per El Shaarawy che ha provato a tener bassa la palla sul rimbalzo quasi addosso al portiere e ha calciato forte, impattando la fronte dell’avversario.

Neanche il tempo di rammaricarsi per la sfortuna che sul cross l’ennesimo calcio sul primo palo di Dybala stavolta ha trovato la felice deviazione di Cristante ad allungare la traiettoria verso il secondo palo, dove Strefezza non ha trovato di meglio da fare che deviare il pallone col braccio per toglierlo dalla portata di Smalling: rigore e giallo per il brasiliano, con sapiente conclusione dal dischetto di Dybala. All’andata proprio segnando su rigore al Lecce s’era infortunato per la maledizione di Mourinho, ieri invece ha scelto una conclusione raffinata e precisa: l’ultimo rigore realizzato aveva contribuito a dare il Mondiale all’Argentina, lo scorso 18 dicembre in Qatar.

Sull’onda del pareggio trovato così prontamente, la Roma ha aumentato la pressione, vincendo tanti duelli individuali e tenendo dentro un po’ di frustrazione per i mancati interventi sanzionatori dell’ineffabile Aureliano, ovviamente pronto invece a punire col giallo Ibañez addirittura in sortita offensiva. Al 42’ un altro duetto tra Pellegrini e Dybala ha favorito l’inserimento di Abraham, prontamente servito nello spazio dall’argentino: ma sulla conclusione forte dell’inglese Falcone s’è superato, tenendo forte e rigido il braccio sinistro ad impedire al pallone di entrare. E prima dell’intervallo uno splendido slalom ancora di Tammy è stato il preludio per una conclusione a giro di destro verso il palo più lontano, presidiato in tuffo dal bravo portiere di casa.

Senza cambi, le squadre hanno ripreso a confrontarsi con lo stesso spirito del primo tempo, con la giusta cattiveria i locali, cercando di prevalere di classe gli ospiti. Una punizione di Pellegrini da 35 metri col solito calcio a giro di interno collo a piombare sulla corsa di tutti i giocatori verso la porta è stata deviata di testa dallo scatenato Abraham, ma sul rimbalzo Falcone ha trovato il modo di arrivare anche lì. Hjulmand si è goduto l’impunità alzando di molto il suo tasso di fallosità, Strefezza ha addirittura schiacciato a terra la caviglia di Matic entrando in ritardo da dietro, ma ancora una volta Aureliano ha fatto finta di niente: sarebbe stato il giallo a determinare un rosso per il brasiliano e una inferiorità numerica ad inizio ripresa che avrebbe sicuramente avvantaggiato la Roma: sia mai. Nel frattempo Pellegrini ha provato a rompere il muro difensivo su punizione da fuori area, ma ha allargato troppo il piattone.

Tale il senso di impunità per i leccesi che Gonzalez è andato a prendere di petto Zalewski che aveva appena messo fuori il pallone per permettere ai sanitari di casa di intervenire sul dolorante Umtiti: Aureliano stavolta non poteva proprio tenere nel taschino il giallo. Subito dopo Dybala ha seminato il panico tra i difensori e liberato a un tre contro tre Pellegrini, Abraham ed El Shaarawy: Lorenzo ha tenuto il pallone fino alla fine e calciato forte di sinistro, senza azzeccare la mira. Baroni ha capito che avrebbe dovuto migliorare la tenuta di suoi e provveduto a cambiarne quattro: dentro Askildsen, l’ex primavera romanista Voelkerling, Pezzella e Banda per Gonzalez, Colombo, Gallo e Strefezza, tutti ruolo su ruolo. Mourinho ha invece tenuto i suoi fino all’83’, quando ha provato a cambiare l’inerzia con Wijnaldum e Belotti per Matic e Abraham, e solo all’88’ Solbakken per Pellegrini. Dirà che non ha gli uomini per cambiare certe partite ed in parte è vero. Il paradosso è che invece Baroni con le sue sostituzioni ha blindato il risultato. Alla fine Hjulmand ha fermato Dybala con un fallo bruttissimo: da rosso per tutti, tranne che per Aureliano. Che strano.

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