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Il personaggio

Si è sbloccato Belotti: l'uomo giusto per una Roma brutta, sporca e cattiva

Titolare all’Olimpico, il gol sotto la Curva Sud, gli applausi dei tifosi. E poi un paio di episodi che hanno confermato come la sua scelta è stata giusta

Andrea Belotti

Andrea Belotti ((As Roma via Getty Images))

17 Settembre 2022 - 12:29

Episodio numero uno. Ore diciannove e quarantacinque, minuto più, minuto meno, del primo giovedì europeo casalingo. L’Olimpico si sta progressivamente riempiendo, andando verso quel sold out che è diventato la norma piuttosto che l’eccezione (e pure domani contro l’Atalanta non si trova un biglietto neppure a pagarlo oro). Dalle scalette che portano dagli spogliatoi al campo (sempre in pessime condizioni, lo hanno certificato pure i finlandesi), spunta una cresta. E’ quella del Gallo Belotti. Tutto solo. Si avvia con passo che ci piace pensare emozionato, verso il centro del terreno di gioco. Si ferma in mezzo al campo. E comincia a guardare a lungo prima la Curva Sud e poi la curva nord. La grande bellezza. Il pensiero, non crediamo di sbagliare, deve essere stato quello di chi cercava una conferma e l’ha trovata, «sì, ho fatto proprio bene ad aspettare e scegliere la Roma e questo popolo». A quel punto torna negli spogliatoi per poi rientrare, qualche minuto dopo, insieme ai compagni per il riscaldamento di quella che sarebbe stata la sua prima partita all’Olimpico da titolare con la Roma.

Episodio numero due. Mancano centoventi secondi, secondo più, secondo meno, al novantesimo di una partita che la Roma nel secondo tempo ha sistemato con tre gol che i finlandesi quasi non se ne sono accorti. Lo scivolone in Bulgaria è stato almeno in parte ridimensionato, c’è l’Atalanta da sfidare dopo neppure settandue ore (quanto ha ragione Mourinho nel sostenere che giocare il giovedì in chiave campionato è un pedaggio pesante da pagare), i tifosi come sempre stanno facendo festa. C’è un pallone lanciato in avanti che va a finire a quaranta metri dal Gallo. Non c’era un motivo che fosse uno per andarlo a rincorrere. Non per il Gallo. Parte come un forsennato verso la tribuna Tevere pur sapendo di non poterci arrivare, ma non si è Belotti per caso. Non ci arriva ma la standing ovation dell’Olimpico è stata quasi al livello di quella per il suo primo gol con la maglia (anche se abbiamo fatto fatica a riconoscerla) della Roma.

Appunto, episodio numero tre. Dybala e Pellegrini hanno già sistemato la questione tre punti. Zaniolo ha ancora voglia di stupire. Parte dalla fascia sinistra (se fa Zaniolo pure sulla corsia mancina, ci sarà da divertirsi), arriva sulla linea di fondo e con quel suo sinistro che è quello dei campioni, la mette al centro sapendo che avrebbe trovato il Gallo al quale, quasi per una legge geometrica, basta mettere il piede per concretizzare il terzo gol.

Qualcuno potrà obiettare sulla cronologia degli episodi che abbiamo raccontato. Ci può stare, nel senso che magari in molti al posto numero uno avrebbero messo il primo gol con la Roma di questo centravanti che in carriera, in serie A, è comunque arrivato a un numero a tre cifre. Noi, invece, vogliamo ribadirla questa cronologia.

Perché magari saremo malati di un romanticismo calcistico che non va più di moda (per dire: a noi piacciono poco quei tifosi che, inquadrati dalle telecamere, sorridono e salutano mentre la Roma sta giocando), ma sono i primi due episodi che ci confermano, ma non ne avevamo troppo bisogno per la verità, che Belotti è l’uomo giusto al posto giusto. Il giocatore in grado di entrare nel cuore della generosa gente romanista, il centravanti che non è soltanto un’alternativa ad Abraham al centro del reparto offensivo, ma un valore aggiunto al pacchetto di punte a disposizione dello Special One. E’ quello giusto, e lo diciamo come un complimento, per la Roma brutta, sporca e cattiva che Mourinho ha evocato anche nel dopo partita della sfida contro i finlandesi. E, tanto per non perdere l’abitudine, lo ha detto in particolar modo al Gallo chiedendogli di evitare i colpi di tacco perché «caro Belotti, stai lì per buttarla dentro, di ginocchio, culo, testa». Potete star tranquilli che il Gallo ha metabolizzato.

Perché l’ex capitano del Torino, è uno di quei giocatori che sanno ascoltare l’allenatore, portando poi in campo quello che gli si chiede. E, in questo senso, il suo primo gol in giallorosso, segnato proprio sotto quella Sud che aveva ammirato prima del fischio d’inizio, non può che avergli fatto ulteriormente bene, confermandogli che la complessa estate passata, ora è effettivamente alle spalle. Che aver scelto di aspettare comunque la Roma, è stata la mossa giusta. Che i sold out dell’Olimpico (e in trasferta) della gente romanista è il pane migliore per il Gallo che, pensate un po’, giovedì sera ha giocato con un club la sua prima partita europea (in precedenza con il Torino aveva giocato soltanto un preliminare di Europa League). Che Roma può essere la piazza giusta per tornare il centravanti che può fare la differenza, il giocatore giusto alle spalle di Abraham e pure per giocarci insieme.

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