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Il serbo

Contro l'Empoli la Roma scopre la sua nuova "lavatrice" autoMatic

Posizione, fisico, carisma: non ruba l’occhio, ma i palloni e i metri agli avversari. Un peso specifico che non si vedeva da Strootman. Al centro del progetto, aspettando Gini

Matic in campo contro la Juventus

Matic in campo contro la Juventus (As Roma via Getty Images)

Mauro De Cesare
14 Settembre 2022 - 13:30

È vero e non si può negare: anche l’occhio vuole la sua parte. Entri in un ristorante, guardi arredamenti e camerieri, e ti sei già fatto un’idea se hai scelto il posto adatto dove consumare una deliziosa cenetta. Ma niente giochi di parole, cancelliamo questo breve preambolo e tuffiamoci alla “scoperta” di un “maestro” del caro, carissimo pallone. Certo, per rimanere soprattutto in casa Roma, che è una casa attualmente piena di problemi e allegria (in fondo è seconda a un solo punto dalle prime) ci accorgiamo che ci si spellano le mani davanti alla classe e alle magie del “prestigiatore” Paulo Dybala, alla dirompente forza di Zaniolo (lo aspettiamo prestissimo), alla completezza di Abraham (finalmente un gol che conta).

Ma, approfittando anche del fatto che da tempo mancava alla Roma un preciso prototipo di giocatore, ci spelliamo le mani anche e soprattutto per Nemanja Matic, 34 anni splendidamente portati. Troppo spesso ci si dimentica l’importanza di metronomi come questi. Non è capitato a Mourinho di dimenticare il passato: per due volte lo ha fortissimamente voluto al Chelsea (la seconda volta pagato ben 44,7 milioni di euro). E ora a Trigoria.

Si pensava che con l’arrivo di Wjinaldum, sarebbe stata una “corsa” a tre per due maglie: Nemanja, Gini e Cristante. La sfortuna ha bloccato Gini, ma non ha spianato lo strada a Matic. No. Perchè il serbo sarebbe stato (ma lo era fin dall’inizio) al centro del progetto dello Special One. Dicevamo che i piedi di Dybala o anche di Pellegrini rubano l’occhio. Ma provate a guardare con occhi un po’ più attenti una partita e non solo i dribbling. Cosa vuol dire? Che le “primedonne” possono sfilare in passerella, pardon in area di rigore, perché hanno chi guarda loro le spalle. Con attenzione.

Nemanja Matic è uno di quei giocatori che solo con la loro presenza nella mattonella giusta del campo, non fanno giocare la squadra avversaria. Ogni tanto, ma non troppo spesso, sentiamo parlare di “linee di passaggio”. Semplificazione: non è sempre necessario che un giocatore venga a contrastarti e fare il rubapalloni, se è posizionato in un preciso punto del campo, dove con il pallone hai pochissime possibilità di gioco e di passaggio, sei “annullato”. L’ultimo che abbiamo visto fare cose straordinare in questo senso, è stato Kevin Strootman la “lavatrice”. Pulire palloni velenosi, essere sempre pronto allo “scarico” del compagno. Lui, però, andava molto più spesso al contatto fisico, e conosceva meglio le strade che portano in area di rigore avversaria. Anche al gol.

La partita di ieri sera ci ha fatto vedere meglio una nuova “lavatrice” autoMatic. E Nemanja, con Cristante (ancora lontano dalla condizione dello scorso anno) e il sacrificio di tutti, non ha rubato l’occhio: ha rubato i trenta metri finali di campo all’Empoli. Un baluardo davanti ai pali di Rui Patricio e non solo. Un pendolo, da destra a sinistra, da sinistra a destra, senza un attimo di tregua. Con il suo passo, non uno scattista, ma con un senso della posizione che solo i più grandi hanno nel dna. Loro possono soffrire, ma non vanno mai in affanno, non si intimoriscono e, quando serve, trovano anche il modo elegante di mostrare i bulloni. Con Matic, giocatore integro e forte fisicamente, la Roma e il telefono di José Mourinho, hanno fatto un grande colpo. Ne ha fatti altri due lo Special, con il “mostro” Dybala e con Gini Wijnaldum. Avremo ancora tempo per renderci conto della importanza di Nemanja, soprattutto con il ritorno di Gini.  Roma, ad maiora!

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