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Feeling particolare

Inizia l'Europa League, dove Mou divenne davvero "Special"

Il trionfo del 2003 col Porto nell’allora Coppa Uefa, poi il bis con il Manchester United 14 anni dopo. Domani per José 40ª nella fase finale del torneo

Mourinho con l'Europa League nel 2017

Mourinho con l'Europa League nel 2017 (GETTY IMAGES)

07 Settembre 2022 - 13:28

Il suo habitat naturale - quella che lui stesso considera la sua casa - è la Champions League, ovviamente. Una competizione nella quale José Mourinho ha collezionato 151 panchine, trionfando due volte, con il Porto e l’Inter. Ma la leggenda dello “Special One” ha avuto inizio in Coppa Uefa, antenata dell’Europa League che i giallorossi si apprestano a iniziare domani con la sfida al Ludogorets in terra bulgara. Da lì è cominciata l’ascesa del portoghese dal ghigno sardonico e dall’acume inarrivabile. Sono passati esattamente venti anni: un José che all’epoca aveva più pepe che sale nei capelli, semi-sconosciuto, guidava il Porto al trionfo, distruggendo la Lazio in semifinale e battendo 3-2 ai supplementari il Celtic Glasgow a Siviglia. Di fatto era il primo tentativo per lui, che in Coppa Uefa fino a quel momento non c’era mai stato, se escludiamo una gara con il Benfica nel 2000.

Da lì in avanti, un crescendo che lo portava - soltanto un anno più tardi - alla sorprendente conquista della Champions League conil Porto. Il resto è storia del calcio del nuovo millennio. I successi domestici col Chelsea, poi il triplete con l’Inter, la Liga con il Real Madrid, il ritorno ai Blues, quindi l’approdo al Manchester United che cercava di tornare al top in Europa dopo la difficile gestione del post-Ferguson. E per tornare al top in Europa, chi se non lui: l’uomo che ha fatto dell’Europa il suo habit naturale. 

Secondo successo

Nella stagione 2016-17, Mou guida Smalling e compagni alla cavalcata in Europa League: i Red Devils partono male, con un ko per 1-0 contro il Feyenoord nella prima gara della fase a gironi, ma da lì in avanti sbaglieranno poco o niente. In totale, 15 partite, con 10 vittorie: l’ultima in finale contro l’Ajax, 2-0 alla Friends Arena di Solna firmata Pogba e Mkhitaryan. Il poker continentale di Mou si consumava il 24 maggio 2017, cinque anni e un giorno prima del trionfo giallorosso nella notte di Tirana. Nel mezzo, le insinuazioni di qualche sedicente opinionista/addetto ai lavori secondo cui fosse ormai arrivato al capolinea. «Bollito», addirittura. Ma questa, in fondo, non è una novità: Mourinho logora chi non ce l’ha; a maggior ragione se ad averlo è la Roma. 

Dopo il “due su due” in Coppa Uefa/Europa League con Porto e Manchester United, l’unica annata deludente nella competizione per il tecnico di Setubal è stata quella con il Tottenham, la 2020-21, fortemente condizionata dalla seconda ondata di Covid-19 e giocata praticamente per interno con gli stadi interdetti al pubblico. A quella stagione risale peraltro l’unico altro doppio precedente di José con il Ludogorets. Partendo dalla fase preliminare, gli Spurs si sono ritrovati nel girone J assieme proprio ai bulgari, al LASK Linz e all’Anversa. Raggruppamento vinto con 13 punti, frutto di 4 vittorie, un pareggio e una sconfitta. En-plein contro il Ludogorets, battuto 3-1 in trasferta il 5 novembre e 4-0 a Londra il 26 dello stesso mese. Purtroppo per Mou, l’avventura del Tottenham in quell’Europa League si è conclusa in maniera rocambolesca e inaspettata, agli ottavi di finale contro la Dinamo Zagabria: nonostante il successo per 2-0 in casa, gli Spurs persero 3-0 dopo i supplementari in Croazia. Di fatto, si tratta dell’unica occasione in cui lo “Special One” ha steccato nel torneo. 

Casa Europa

Questione di feeling: quello tra José Mourinho da Setubal e le coppe europee è ormai ventennale, se si tiene conto che proprio due decadi fa otteneva il suo primo grande trionfo internazionale. Un legame che s’è andato rinforzando nel corso degli anni, come testimoniato anche dalla Conference League conquistata dai giallorossi pochi mesi fa. 

E a tal proposito la Roma stessa, nel recente passato, ha dimostrato di trovarsi maggiormente a suo agio nelle competizioni europee piuttosto che in campionato: due stagioni fa, a fronte di un deludente settimo posto in campionato, la squadra di Fonseca ha raggiunto la semifinale di Europa League, gettando alle ortiche nei secondi 45’ di Old Trafford la possibilità di raggiungere l’ultimo atto. Nella scorsa stagione la disparità di rendimento è stata altrettanto evidente: sesto posto in campionato e coppa sollevata nel cielo di Tirana il 25 maggio grazie alla zampata di Zaniolo. Ora l’asticella si alza, e lo dimostrano le altre pretendenti in gara (Arsenal e Manchester United su tutte), senza tenere conto di quelle che scenderanno dalla Champions a novembre: la concorrenza non mancherà e sarà agguerritissima. Ma la Roma ha il compito di crederci: con un tecnico come lo “Special One” in panchina, si gioca sempre per vincere.

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