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L'ANALISI

Il calcio vincente (e piazzato) di Mourinho

Brillante quando può attaccare, tosta quando deve difendere. I giallorossi sono implacabili sulle palle inattive: è una squadra che può spingersi al massimo

José Mourinho durante Roma-Leicester (Getty Images)

José Mourinho durante Roma-Leicester (Getty Images)

07 Maggio 2022 - 08:00

Il doppio confronto tra la Roma e il Leicester ha detto diverse cose: intanto che la 5ª squadra del campionato italiano è più forte della 10ª del campionato inglese, sarà una magra consolazione ma se si tolgono le irraggiungibili capoliste della Premier non è vero che ci sia poi tutta questa differenza tra le migliori nostre e le altre. Poi che la squadra di Mourinho ha raggiunto una maturità tattica che rappresenta un esemplare mix tra le potenzialità offensive che si esprimono in mille modi diversi, e la solidità difensiva che si esalta nel blocco basso di otto giocatori che fanno una densità tale da impedire non solo di subire goal, ma addirittura di far arrivare dei tiri pericolosi dalle parti del portiere. Infine che a livello di palle inattive la Roma è una delle più belle realtà continentali sia per realizzazione difensiva sia nell'efficacia offensiva, a maggior ragione quando gli allenatori avversari di squadre già di per sé non troppo strutturate fisicamente, facilitano poi il compito togliendo tre uomini in marcatura sperando in chissà quale ripartenza da far partire velocemente. Che la Roma l'altra sera abbia vinto su una palla inattiva è comunque poco più di un dettaglio nell'economia del doppio confronto.

Tra andata e ritorno la differenza di pericolosità tra le due squadre è stata proprio quando la palla è stata messa a terra ed è stata fatta girare veloce come sanno fare ormai i giocatori della Roma, spettacolari nel primo tempo anche giovedì sera sia per uscire in palleggio dalle pressioni degli avversari sia nelle rifiniture che per un dettaglio magari non si sono concretizzate, ma che sono state sempre elaborate con grande attenzione. Mancini, Cristante, Pellegrini e Zaniolo sono giocatori che potranno tornare utili al ct Mancini in questa prossima infornata, in attesa di Spinazzola e con il cruccio per la scelta, umanamente più che comprensibile, di Zalewski di rispondere alla convocazione della nazionale polacca. È un blocco italiano solido e forte intorno al quale si sono coagulate le anime degli stranieri, con Smalling e Abraham a giganteggiare nei loro reparti, in attesa magari di poter contare per la finale anche su Mkhitaryan su cui non a caso Mourinho nel post partita dell'Olimpico ha speso soavi parole: «La nostra qualificazione alla finale cambia le prospettive per il recupero di Micky».

Sanno fare tutto

La caratteristica della Roma, insomma, è quella di non avere caratteristiche spiccate. Serve difendersi? La Roma lo sa far bene: abbassa le linee, tira fuori gli artigli, giganteggia di testa, vince i duelli, e all'occorrenza lascia che Rui Patricio si guadagni lo stipendio. Serve attaccare gli avversari? Mou alza le linee, manda i quinti a pressare fino ai terzini, distribuisce gli attaccanti sui difensori centrali, disturba il play avversario con un'attenzione dedicata, e nelle transizioni ripartono tutti a 100 all'ora con sovrapposizioni, tagli e cambi di gioco di grande qualità, a colpire in ampiezza le squadre troppo strette e a perforare nel mezzo nel mezzo le difese più allegre. Questo significa che la Roma è diventata una squadra di valore assoluto? No, nel calcio la differenza la fanno fuoriclasse e campioni e ci sono molte squadre in Europa e pure in Italia che hanno un tasso tecnico decisamente superiore, sia per qualità sia per il numero dei giocatori di alto livello. Ma sicuramente Mourinho ha migliorato molto gli elementi della sua rosa e questa è una caratteristica che non sempre gli viene riconosciuta.

I re dei piazzati

La bravura dei giocatori della Roma e di chi evidentemente studia la realizzazione dei calci piazzati (Mou e il suo staff) merita poi un capitolo a parte perché la squadra giallorossa si sta guadagnando un primato assoluto in Europa. Mettendo insieme tutte le squadre delle 5 principali leghe calcistiche europee, la Roma è già al secondo posto nella classifica delle reti segnate su sviluppo da calcio d'angolo nelle proprie leghe di appartenenza: al primo posto il Liverpool con 13 reti segnate in Premier League, al secondo posto la Roma con 11 in Serie A (a pari merito con altre tre squadre: Inter, Manchester City e Rennes, in Ligue 1).

"Pesandole", le reti della Roma valgono comunque di più visto che rappresentano il 20% del totale (11 su 55), mentre quelle del Liverpool sono il 15% (13 su 86). Se poi si aggiunge il dato delle partite europee, la differenza si annulla: il Liverpool ne ha realizzati altri 4 in Champions, la Roma 6 in Conference. Totale 17 per entrambi. Il capocannoniere della Roma è Abraham con 6 reti segnate da calcio d'angolo (o suo immediato sviluppo), seguito, a sorpresa, da Ibañez con 4, poi Smalling con 2, e poi, una a testa, Volpato, Bove, Cristante, Sergio Oliveira e Shomurodov. Tra i migliori calciatori di corner, limitando la casistica solo alle reti poi effettivamente segnate, la parte del leone la fa ancora Veretout, autore di ben 8 dei cross da cui si sono poi sviluppati i 17 gol, Pellegrini con giovedì è arrivato a quota 4. Limitando poi ancora il campo solo alla Conference League, la Roma con 6 reti è la squadra più prolifica tra tutte le partecipanti, a pari merito con il Copenaghen.

Quattro avversari diversi

Che cosa c'è da aspettarsi adesso per le ultime quattro partite stagionali? Non sarà facile per Mourinho ottenere massimo rendimento psicofisico, tattico e tecnico dalle tre residue sfide di campionato, rispettivamente contro Fiorentina e Torino in trasferta e Venezia in casa. Le due gare lontano da casa (si giocherà lunedì sera al Franchi e presumibilmente venerdì 20 maggio a Torino) si preannunciano davvero complicate, contro due squadre in cerca di un piazzamento migliore. Quella con i veneti è apparentemente più semplice, ma dipenderà anche da quanto gli ospiti, reduci da un periodo nerissimo (giovedì a Salerno è arrivata addirittura la decima sconfitta consecutiva) si giocheranno quel giorno.

Sono tre squadre diverse con tre diversi sistemi di gioco: 433 per la Fiorentina di Italiano, 352 (o 343) per il Venezia di Soncin (che ha abbandonato il coraggioso 433 di Zanetti) e 3421 per il Torino di Juric. Il Feyenoord ne usa un altro ancora, il 4231. Ma solo per quel giorno entreranno in ballo ovviamente tanti altri fattori. Nelle tre gare di campionato, invece, chi andrà in campo sarà in qualche modo condizionato dalla trasferta di Tirana del 25 maggio. Anche su questo si valuteranno le capacità di Mourinho. Tenere tutti sulla corda con le giuste motivazioni non sarà facile, ma tutti hanno capito ormai che le difficoltà lo esaltano. Questa stagione ne è l'ennesima conferma.

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