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LA PARTITA

Inter-Roma, i giallorossi durano mezz'ora

S’interrompe a Milano la striscia positiva: dopo un’occasione per Mancini al 30’ si spegne la luce e i nerazzurri ne fa tre, mentre Mkhitaryan uno

Gianluca Mancini e l'occasione sprecata al 30° (Getty Images)

Gianluca Mancini e l'occasione sprecata al 30° (Getty Images)

24 Aprile 2022 - 08:03

Ha detto qualche cosa la partita di Milano di ieri: intanto che l'Inter non solo è più forte della Roma (anche se il 3-1 di ieri è molto diverso dallo 0-3 dell'andata e anche dal 2-0 di Coppa Italia), ma è probabilmente la squadra più forte del campionato; poi che la Roma è cresciuta, ma non è ancora a livello delle top d'Europa e molto ancora le manca: significativamente, Mourinho ha ricordato ieri a fine partita che mentre lui lavora con il "bambino" Zalewski per la fascia, l'Inter si permette di tenere Gosens in panchina; infine che in vista delle ultime quattro gare di campionato bisognerà lottare per arrivare quinti perché già stasera in teoria Fiorentina e Lazio potrebbero andar davanti. E dopo la partita col Bologna, ci si giocherà molto proprio in trasferta a Firenze. Anche se da ieri sera il pensiero fisso della Roma e dei romanisti è rivolto a Leicester e alla semifinale di Conference League che si snoderà tra l'andata al King Power giovedì e il ritorno all'Olimpico la settimana successiva. La svolta della partita di ieri c'è stata al 30° del primo tempo quando sullo 0-0 la Roma ha avuto una nitidissima palla-gol su calcio di punizione di Pellegrini deviata in acrobazia da Mancini che ha svettato su De Vrij, ma la palla è finita a un centimetro dall'incrocio dei pali, con Handanovic trepidante spettatore come i 74.000 di San Siro (compresi i 4000 romanisti saliti a Milano).

Subito dopo l'Inter ha costruito la sua vittoria con un'azione tutta in verticale, oggettivamente bella, passata attraverso un delizioso tocco di prima di Lautaro su palla proveniente dalla fascia ad allungare su Dzeko che ha scaricato su Calhanoglu che a quel punto ha liberato a campo aperto la corsa di Dumfries, bravissimo a passare dentro al campo davanti a Zalewski, in difficoltà di lettura, e a presentarsi davanti a Rui Patricio da solo, facendogli passare la palla sotto le gambe. Azione tanto bella da non poter essere estemporanea: Inzaghi è bravo con il suo staff soprattutto nell'individuare i punti deboli degli avversari, e quel movimento verso l'interno dell'esterno olandese ha colto impreparata Zalewski e probabilmente Mourinho. Che a sua volta aveva pensato di sorprendere l'avversario tenendo fuori il sostituto designato dell'indisponibile Cristante, Veretout, con una scelta che non ha pagato: perché la coppia Mkihtaryan-Oliveira a centrocampo non ha retto bene l'impatto con il grande dinamismo dei nerazzurri, mentre Pellegrini a trequarti ha diviso in fase di possesso gli spazi con El Shaarawy (alle spalle dell'unica punta Abraham) e in non possesso s'è dedicato soprattutto alla marcatura del play avversario, Brozovic. Inzaghi aveva scelto invece inizialmente Dimarco e non Bastoni quale terzo di difesa con Skriniar e De Vrij, per liberarlo a volte a sorpresa sulla fascia, lasciando inalterati rispetto alla squadra titolare i cinque di centrocampo (Dumfries, Barella, Brozovic, Calhanoglu e Perisic) alle spalle di Lautaro Martinez e l'ex Dzeko, almeno lui in versione un po' soporifera.

La prima occasione del primo tempo è capitata sui piedi di Oliveira che ha raccolto un rinvio sbagliato di Handanovic ed è potuto entrare in area a sinistra in splendida solitudine, ma invece di dirigersi dritto in porta ha pensato di offrire un assist all'indietro intercettato da Calhanoglu. Poi Dimarco su punizione ha testato la concentrazione di Rui Patricio, messo poi a dura prova al 18° da una bellissima conclusione di Calhanoglu: in tuffo plastico, il portiere portoghese ha faticato a tenere i polsi dritti per respingere. Al 20° ci ha provato invece Mkhitaryan, con una conclusione laterale. Poi il momento sliding doors, con l'occasione mancata da Mancini e quella raccolta da Dumfries. È lì che la Roma s'è colpevolmente disunita, mantenendo peraltro il controllo del possesso palla, ma dimostrando qualche incertezza che nella bolgia di San Siro ha trasmesso sicurezza ai nerazzurri. Mancini si è fatto ammonire per proteste (14° giallo nelle ultime 20 partite giocate), Rui Patricio ha rinviato male un paio di palloni diversamente giocabili e al 40° il gioiello di Brozovic ha definitivamente indirizzato la gara: dopo un fallo laterale invertito dall'assistente Bindoni, la Roma ha perso malamente il pallone su azione insistita di Pellegrini, e l'Inter ha di nuovo verticalizzato immediatamente su Perisic in posizione regolare ma al limite, con nuova trasmissione per Brozovic che è entrato in area sulla sinistra, è rientrato sul destro e ha sparato di interno collo all'incrocio opposto, imparabile per Rui. È stato il colpo del ko e per poco non è arrivato il 3-0 già a fine primo tempo, con un cross di Dimarco da sinistra raccolto sul palo opposto da Dumfries, ostacolato per quel che poteva da Zalewski. Impietoso lo score di fine tempo: controllo del possesso della Roma (59% a 41%), ma zero tiri in porta contro 4 e 2 verso la porta contro 6.

Il guaio è stato che il secondo è partito come il primo, con l'occasione per la Roma con Pellegrini (spostato a sinistra, con El Shaarawy portato a destra) che però non ha trovato il momento e la traiettoria giusti per servire proprio il Faraone, ben controllato da Dimarco. E al 7° è arrivato invece il terzo gol, su calcio d'angolo su cui Lautaro Martinez ha svettato all'altezza del dischetto, mentre Pellegrini (ostacolato da Dumfries con un gomito ai limiti del regolamento) e Smalling (ostacolato da Ibañez) sono caduti nella mischia desolatamente a terra. Il colpo è stato avvertito, la gara è andata, eppure la Roma è stata brava piano piano a imboccare la strada per poterla riaprire. Logico che i due allenatori a quel punto abbiano pensato soprattutto ai prossimi impegni. Così è cominciato un valzer di sostituzioni che ha visto coinvolti prima Correa e Bastoni entrati per Dzeko e Dimarco, poi Perez e Veretout a rilevare El Shaarawy e Pellegrini, quindi Gagliardini e Gosens per Brozovic e Perisic, infine Viña e Shomurodov al posto di Zalewski e Abraham. Tammy aveva avuto una palla, forse l'unica della partita ben calibrata dalle sue parti, per rimettere la squadra in carreggiata, ma ha mancato il controllo e l'occasione è svanita. Karsdorp ha regalato poi un brivido supplementare a Rui Patricio combinando una frittata quasi mai vista a questi livelli: su una transizione interista avviata con un preciso rilancio lungo con le mani da Handanovic, l'olandese si è trovato a difendere un cross in area con Correa alle spalle, ma invece di deviare il pallone lateralmente ha pensato di passarlo al proprio portiere che non potendo controllare di mano ha rimpallato la sfera su Correa e per fortuna è poi riuscito a rinviare Ibañez. Con gli ingressi di Bove e Sanchez per Oliveira e Lautaro la partita si avviava verso la fine, eppure è arrivato lo squillo romanista su bella iniziativa a sinistra di Shomurodov, con velo di Karsdorp a favorire il piattone di Mkhitaryan all'incrocio dei pali. E al 91° Perez ha avuto persino la palla per il 3-2, ancora su azione partita da Shomurodov (scelto stavolta a svantaggio di Felix, rimasto in panchina, e dunque voglioso di mettersi in mostra), con assist perfetto di Mkhitaryan per lo spagnolo che poteva battere a rete di prima o servire ancora Shomurodov, invece ha preferito controllare il pallone per poi calciare in porta inevitabilmente addosso a Bastoni, pronto a chiudergli la strada. Peccato.

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