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La sfida

Empoli-Roma, la partita: per i giallorossi c'è un tempo per tutto

In tredici minuti doppietta di Abraham, poi gol di Oliveira e un altro di Zaniolo. Dopo l’intervallo testa in vacanza e i toscani ne fanno due. L’Atalanta a 5 punti

La Roma esulta a Empoli (Getty Images)

La Roma esulta a Empoli (Getty Images)

24 Gennaio 2022 - 12:17

Un poco alla volta, e in questo caso si potrebbe dire un poker per volta, la Roma risale la classifica stravincendo su un campo difficile come quello di Empoli con un primo tempo esaltante e il secondo un po' troppo al risparmio. Ma non è certo il caso di sottilizzare dopo la quaterna iniziale che ha messo di fatto in ghiaccio il risultato, con la doppietta di Abraham (e sono 17 adesso in stagione, 11 in campionato, primo inglese a raggiungere quota 10 dopo Platt nel 1992!), e i sigilli di Oliviera e Zaniolo (entrambi al secondo gol in serie A), prima di subire la mezza rimonta empolese nella ripresa, con un bel diagonale di Pinamonti e un destro di Bajrami deviato da Mancini. Con la terza vittoria consecutiva (compresa quella con il Lecce in Coppa Italia) la Roma è salita a quota 38 punti, ha approfittato del pareggio tra Lazio e Atalanta e del mezzo stop della Fiorentina a Cagliari per scalare due posizioni, isolarsi al 6° posto e avvicinare l'Atalanta (che però ha una gara in meno) a cinque punti. E il calendario prevede, dopo la sosta, le sfide con Genoa, Sassuolo, Verona e Spezia (con l'intermezzo del quarto di finale di Coppa con l'Inter).

La partita ha avuto due facce opposte. Nel primo tempo ha vissuto un solo momento di equilibrio, nei primi minuti di gioco, quando la Roma esprimeva comunque bel calcio, ma non riusciva a concretizzare il gioco con soluzioni efficaci. Mourinho aveva scelto a sorpresa di tornare con la difesa a tre, una volta recuperati tutti e quattro i suoi centrali. E questo è indubbiamente un segnale concreto di scelta strategica. Perché stavolta aveva a disposizione quasi tutti i suoi effettivi, ad eccezione di Pellegrini che tornerà dopo la sosta e del lungodegente Spinazzola, il cui rientro non è più così lontano. E dunque Mancini, con Smalling e Ibañez (e Kumbulla, a dispetto dei complimenti, in panchina), un centrocampo di equilibrio a quattro con Karsdorp e Maitland-Niles esterni (e Viña a guardare), Cristante e Sergio Oliveira a guardia del tesoro, e davanti un tridente di pura fantasia e rara efficacia, con Abraham riferimento centrale, Mkhitaryan ad inventare e Zaniolo libero di attaccare partendo quasi sempre da destra. Più 3412 che 3421, ma siamo lì. Stavolta poi, più che mai, non è stata questione di numeretti, ma di forza d'animo, di volontà, di determinazione, di precisione (finalmente), di qualità, di altruismo. La Roma del primo tempo è stata uno spettacolo, opposta a un Empoli che pure era partito bene, con il 4321 in versione prudente (un centrocampista in più e una punta in meno, Cutrone, in panchina, con Henderson e Bajrami alle spalle di Pinamonti), ma sempre con la stessa mentalità offensiva con cui Andreazzoli ha portato così avanti i toscani. Poi, chiaro, sono dietro l'angolo disavventure come quella occorsa ieri nel primo tempo, quando agli avversari funziona tutto e si esaltano negli spazi lasciati sgombri, ma sono incidenti di un percorso virtuoso che non va certo disconosciuto. E la ripresa lo ha dimostrato una volta di più.

Nel primo tempo la Roma ha tirato in porta 12 volte, con un rigore apparso netto reclamato già dopo neanche due minuti (Zaniolo tamponato da Fiamozzi, rigore più nitido dei due concessi ad esempio da Pairetto ieri al Napoli) e lasciato impunito dall'incerto Fabbri, tre occasioni e quattro gol segnati, uno più bello dell'altro. Dopo due tentativi di Abraham sfortunati e un'occasione dell'Empoli (l'unica del primo tempo) su bello schema da calcio d'angolo (con la difesa della Roma ancora ingannata nelle sue marcature fisse, e destro alto di Bajrami liberato solo quasi sul dischetto), la squadra giallorossa ha costruito la sua azione più bella regalando in pratica l'antipasto del ricchissimo menu sciorinato di lì a poco: al 22° infatti una splendida uscita a sinistra trasformata in una profonda incursione a destra ha portato Zaniolo a controllare in area e a battere quasi a colpo sicuro, ma Ismajli ha salvato sulla linea. Poi il diluvio, dal 24° al 37°, in tredici minuti la Roma ha segnato quattro volte: ha cominciato Abraham con una doppietta, prima addomesticando lui stesso un destro di Oliveira, girandosi e calciando forte in verticale, poi riprendendo una respinta su colpo di testa di Mancini su corner di Oliveira (con assegnazione tardiva perché Vicario aveva respinto di poco al di là della linea il suo destro e Mancini nel dubbio aveva comunque ribadito in rete). Al 35° un'altra azione irresistibile della Roma rifinita sulla destra da Karsdorp, cross basso in area con velo di Abraham per Zaniolo preso quasi di sorpresa, con Oliveira a quel punto rapido a deviare in porta d'istinto, per il 3-0. E infine con un altro gioiello di Abraham bravissimo a smorzare col tacco un rilancio lungo di Smalling che ha consentito a Mkhitaryan di attaccare lungo sulla sinistra, con scarico in area per Zaniolo che di prima ha colpito per la quarta volta. Il tempo di registrare un brutto infortunio per l'ex giallorosso Marchizza (nel tentativo di fermare Zaniolo, il piede si è infossato sul terreno e il ginocchio gli è andato in iperestensione, si teme per lui un lungo stop) e si è andati all'intervallo. Come può accadere in questi casi, per la squadra che vince così largamente dopo il primo tempo la ripresa diventa quasi una seccatura e non si sa bene come vada affrontata: continuando ad attaccare rischiando di lasciare qualche spazio alle spalle o si può provare a gestire magari abbassando un po' palleggio e baricentro?

Il dubbio deve aver favorito qualche riflessione di troppo e infatti la Roma è tornata dagli spogliatoi con quattro minuti di ritardo, con Mourinho a scusarsene con l'Empoli e con il quarto uomo al rientro in campo. E poi sul campo la squadra giallorossa ha scelto la strategia peggiore: abbassando il baricentro, diminuendo l'intensità, rinunciando alla costruzione bassa, mollando centimetri su centimetri e rischiando alla fine di rimettere in gara i padroni di casa. Ma certo tutto questo non diminuisce il valore dell'impresa: alla vigilia si sapeva che sarebbe stata difficile e invece qualche brivido è stato corso solo al 43° del secondo tempo quando Pinamonti ha rubato il tempo nello stacco a Karsdorp (recidivo nella disattenzione): se fosse arrivato il 3-4, gli ultimi due minuti, più i quattro di recupero sarebbero stati davvero palpitanti. Ma vale lo stesso ragionamento per esempio su uno stacco di testa solitario di Ibañez al 28°, finito alto: sarebbe stato il 2-5. I gol sono arrivati al 10° e al 27°: il primo è merito di Pinamonti, giovane attaccante che continua a crescere, con controllo e bella girata in diagonale su assist da sinistra di Bandinelli, il secondo con una bella conclusione di Bajrami che però ha beneficiato dell'involontaria deviazione di Mancini (e Oliveira avrebbe dovuto accorciare meglio per impedire la facile conclusione dell'albanese). L'Empoli ha tirato spesso in porta, ma senza mai costringere Rui Patricio al miracolo, al massimo a qualche buon intervento sicuro, soprattutto sul talentuoso Bajrami, su Henderson e sul già citato colpo di testa di Pinamonti. Mourinho a un certo punto ha aggiustato la squadra inserendo Viña per Maitland-Niles, non felicissimo di uscire, e Veretout per Mkhitaryan, e poi Felix per Zaniolo. Ma senza evidenti benefici. Bisognava solo arrivare alla fine, e ci si è arrivati.

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