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Chievo-Roma, al Bentegodi è festival del gol: i precedenti

Già 46 gol nelle sfide giocate a Verona, con Spalletti i precedenti più spettacolari: un 4-4 nel 2006 con doppietta di De Rossi e un pirotecnico 5-3 nel 2017

, di LaPresse

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08 Febbraio 2019 - 14:56

Gol e spettacolo. Sono le costanti della sfida del Bentegodi fra Chievo e Roma. La tradizione largamente positiva dei giallorossi con la seconda squadra di Verona (una sola sconfitta in sedici incontri disputati in Veneto) è supportata da una serie di risultati più che inusuali per la nostra Serie A. Tanto da far arrivare il computo totale a 46 reti nelle dodici gare in cui si è segnato. Fra i risultati più bizzarri, spiccano due partite targate Spalletti. Una durante la sua prima, lunga esperienza sulla panchina romanista. Il tecnico toscano comincia il suo percorso non senza difficoltà. Poi in piena emergenza attaccanti - è storia nota - trova la chiave di volta, cucendo addosso a Totti il ruolo di centravanti di manovra, con la corsa di Perrotta a sostenerlo alle spalle nell'inedita posizione di trequartista-incursore. È l'inizio di una nuova era. La Roma centra undici vittorie consecutive, si rifà sotto per un posto in Champions dopo un girone d'andata deludente e prima di perdere il Dieci per il terribile infortunio che sul momento sembra precludergli il Mondiale 2006, regala spettacolo entusiasmando non solo i propri tifosi. Ma paga la lunga rincorsa col ko del suo fuoriclasse e col fiato corto sul finire di stagione.

A tre giornate dal termine fa visita al Chievo con una linea che da trequarti in su schiera: Tommasi, Perrotta, Taddei e Mancini da "finto" centravanti. Paradossalmente ne giova più la fase offensiva che quella difensiva. La Roma va subito avanti con un destro sottoporta di De Rossi, ma viene immediatamente raggiunta da Amauri. Ancora un colpo di testa del 16 e un diagonale di Taddei ci portano sul 3-1. La gara appare ben indirizzata, ma è sempre il brasiliano che qualche anno dopo finirà alla Juve a riaprirla già prima dell'intervallo. Nella ripresa Luciano e Pellissier riescono addirittura a capovolgerla, ma alla fine ci pensa un gran tiro da fuori di Dacourt a riportare la parità e fissare il punteggio su un incredibile 4-4.

Trascorrono undici anni e Spalletti è di nuovo l'allenatore romanista, anche se questa volta proprio la sfida col Chievo rappresenta il suo capolinea, almeno in trasferta. La settimana successiva tutti i riflettori saranno puntati sull'addio al calcio di Totti, che nell'immaginario collettivo è diventato l'antitesi al toscano: non possono che essere pronti i titoli di coda. I giallorossi anticipano la penultima giornata, dopo aver battuto la Juventus 3-1 in quella precedente. Aritmetica alla mano, la vittoria nello scontro diretto tiene addirittura ancora aperta la corsa al titolo, con 4 punti di distacco e due giornate da disputare. Ma in realtà lo scudetto bianconero è considerato da tutti quasi una formalità e c'è anche da guardarsi alle spalle dal Napoli, che insidia quel secondo posto buono per evitare la scure dei preliminari in Champions. La partenza al Bentegodi è in salita: un tiro al volo di Castro batte Szczesny dopo appena un quarto d'ora di gioco.

Il Chievo sfiora perfino il raddoppio con Birsa, poi un colpo di testa di alleggerimento in mezzo al campo da parte di Fazio innesca El Shaarawy, che salta Sorrentino in uscita e pareggia. Chi si aspetta il risveglio dei giallorossi resta deluso: Inglese stacca tutto solo in area e riporta i padroni di casa in vantaggio. Prima del finale di tempo però ci pensa Salah a raddrizzare la gara: classica azione sulla destra conclusa con tiro a giro sul palo lontano. Dagli spogliatoi i giallorossi rientrano trasformati: il punteggio viene capovolto ancora dal Faraone, con la complicità dell'allegra difesa veronese. Dopo una serie di occasioni sventate da Sorrentino, l'autore del poker è di nuovo Salah, servito splendidamente da Dzeko, che poco dopo arrotonda il risultato con un bolide da fuori, volando anche in vetta alla classifica cannonieri. Il gol che chiude il match è di Inglese, l'ultimo pallone - manco a dirlo - di Totti.

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