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Fiorentina-Roma di rigore: il precedente vincente del 2004-05

In una stagione tribolata battiamo i viola ai quarti di Coppa. In panchina c’è Bruno Conti, subentrato a Delneri. Dopo il penalty è festa sotto il settore

Totti e Curci festeggiano con Bruno Conti l’accesso alla finale di Coppa Italia, di LaPresse

Totti e Curci festeggiano con Bruno Conti l’accesso alla finale di Coppa Italia, di LaPresse

30 Gennaio 2019 - 15:17

Di nuovo ai Firenze per i quarti di finale di Coppa Italia, proprio come quattordici anni fa. Altri tempi, con la Roma che viveva una delle annate più difficili della sua storia recente: al Franchi Totti e compagni arrivano con il quarto allenatore stagionale. Dopo le dimissioni di Prandelli in estate, quelle di Voeller dopo quattro partite e quelle di Delneri a due giorni dalla partita contro la Fiorentina, in panchina c'è Bruno Conti, affiancato da Ezio Sella.

La leggenda giallorossa ha ricevuto l'incarico quarantotto ore prima e quel pomeriggio di fine inverno esordisce alla guida della prima squadra, dopo tanti anni a occuparsi del settore giovanile. A seguito della separazione consensuale tra il club giallorosso e Delneri, "Marazico" non ha esitato neanche un secondo.

Lui da Firenze ci è passato, sempre nei quarti di finale di Coppa Italia, nel 1980-81: è l'inizio della cavalcata che porta alla conquista del secondo trofeo consecutivo e Brunetto gioca sia all'andata sia al ritorno. Dal 18 marzo 1980 al 16 marzo 2005, praticamente un quarto di secolo esatto; dal Comunale al Franchi; dal gol di Di Chiara all'autorete di Ferrari.

Una sfida Mundial

Bruno si ritrova di fronte un vecchio amico, insieme al quale ha vinto lo storico Mondiale del 1982: sulla panchina viola siede infatti Dino Zoff, portiere dell'Italia campione del Mondo. Il saluto tra i due è affettuoso, non potrebbe essere altrimenti. Ma in campo non c'è spazio per i convenevoli: dopo la vittoria per 1-0 firmata De Rossi nella gara d'andata, a Firenze un autogol di Matteo Ferrari dopo 12' rimette in equilibrio le cose.

Una rete che non spaventa i mille tifosi giallorossi accorsi nel "Formaggino" per sostenere la Roma in un momento così difficile: reduci da tre ko consecutivi in campionato (contro Palermo, Juventus e Cagliari), raggiungere la semifinale di Coppa Italia significherebbe molto. La squadra, invischiata nella lotta per non retrocedere, è un mix tra la vecchia guardia e i giovani della Primavera: mancano tanti giocatori, la formazione è di fatto reinventata.

La Viola non se la passa tanto meglio: è appena tornata in Serie A ed è passata da Mondonico a Buso, quindi a Zoff, con l'obiettivo di centrare la salvezza. È una partita di sofferenza, condizionata dal gol toscano in avvio: la Roma tiene duro e riesce a portarla ai tempi supplementari. Nel primo viene espulso Ferrari, nel finale la stessa sorte tocca a De Rossi. In nove contro undici, si va ai calci di rigore.

Festa sotto il settore

La sequenza inizia male: Jorgensen trasforma il tiro dal dischetto, Cassano si fa ipnotizzare da Cejas. Siamo sotto. Gli altri segnano tutti, persino il portiere viola. A Miccoli spetta l'ultimo rigore viola: Gianluca Curci, che aveva già intuito i tiri precedenti senza però riuscire a intercettarli, para la conclusione dell'attaccante viola e ci tiene in vita. Non sbagliano Totti, Chiellini, Cufré, Donadel e Perrotta. Tocca a Ujfalusi, che angola il tiro quel tanto che basta per farlo finire sul palo. Bacia il palo anche il destro di Scurto - subentrato a Montella nei supplementari -, ma è un colpo da biliardo che finisce in rete e ci regala la qualificazione alla semifinale.

Bruno Conti corre ad abbracciare il giovane difensore, che lui stesso ha portato a Roma, ma Scurto è già sommerso dai compagni. Finisce con la festa sotto il settore ospiti gremito di tifosi giallorossi: Totti si carica sulle spalle Bruno Conti.
Con "Marazico" in panchina la Roma si sbarazza anche dell'Udinese e raggiunge la finale di Coppa Italia, dove dovrà però arrendersi all'Inter. Ma quella sera al Franchi resta impressa per quella festa sotto al "Formaggino", con un figlio di Roma che ne solleva un altro, quasi volesse fisicamente offrirlo alla sua gente.

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