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in società

Dagli arbitri al mercato: i Friedkin stanno con Mourinho

La proprietà non ha dubbi e sta al fianco del tecnico su tutta la linea, c'è un dialogo quasi quotidiano. Pronti a intervenire già da gennaio sulla rosa

Ryan e Dan Friedkin all'Olimpico, di Mancini

Ryan e Dan Friedkin all'Olimpico, di Mancini

10 Novembre 2021 - 10:23

Tre anni. Il progetto è stato pianificato sui trentasei mesi. Nella consapevolezza che sarebbe stato comunque difficile accorciare i tempi, anche se questo non vuole dire che non ci si proverà. Tre anni da vivere appassionatamente con Josè Mourinho al timone di comando della Roma. Mister Dan e mister Ryan, pur amareggiati dalle vicende arbitrali e delusi dai risultati di questo ultimo periodo che certo non è stato prodigo di soddisfazioni, non hanno dubbi. Hanno voluto fortemente Mourinho e con lo Special One vogliono vivere i trentasei mesi di un progetto che richiederà sacrifici economici non indifferenti. Perché Mourinho non è personaggio da cento sfumature di grigio. Per usare un termine pokeristico, è tecnico da all-in e gli piace giocare solo per vincere, comunque per arrivare all'obiettivo massimo possibile. Che in questa stagione è il quarto posto, dalla prossima l'asticella dovrà essere comunque alzata, quarto posto o no conquistato in questa (cosa che fa una differenza di una cinquantina di milioni).

La fiducia della proprietà nei confronti del tecnico che ha voluto soprattutto mister Dan (e che per qualche giorno della trattativa con il portoghese non ne era a conoscenza neppure Tiago Pinto), è rimasta inalterata e peraltro non è mai stata messa minimamente in discussione. A partire dalle considerazioni arbitrali che nelle ultime settimane hanno tenuto banco. Mourinho che peraltro rispetto a quello dei tempi dell'Inter è uno studente oxfordiano modello (ricordate le manette? altro che «non parlo per proteggermi»), si è messo ed è stato di nuovo messo faccia a faccia con la classe arbitrale. E i Friedkin stanno con lui su tutta la linea. Come dimostrato il giorno dopo la partita contro il Milan, quando Tiago Pinto si è presentato davanti al microfono di Sky per sottolineare lo stupore, l'amarezza e se volete un po' pure l'incazzatura per quello che si era visto a proposito delle direzioni arbitrali subite dai giallorossi (a parlare di fatto quella sera era la proprietà). Il tutto aggravato pure dal confronto con fischi in altre partite dei signori che una volta portavano la giacchetta nera, fischi assolutamente all'opposto di quelli che erano stati fatti con la Roma. Sugli arbitri, poi, i Friedkin fanno davvero fatica a trovare una risposta. Perché se per noi italiani (e romanisti in particolare) non è poi così complessa trovarla, per un americano è praticamente impossibile. Come far capire, per esempio, a un americano abituato al challenge con il fazzoletto rosso (football americano), alla moviola-instant replay (basket e baseball), ma soprattutto a un'uniformità di giudizio al di sopra di ogni sospetto, perché per il fallo di Dumfries su Alex Sandro viene fischiato il rigore, mentre quello di Kjaer su Pellegrini non viene neppure preso in considerazione?

Le perplessità arbitrali, comunque, non hanno intaccato le ambizioni della proprietà decisa a costruire una Roma importante, in linea con la passione e le speranze di una piazza che ha letteralmente conquistato il cuore di tutta la famiglia Friedkin. E su questo mister Dan e mister Ryan stanno lavorando giorno dopo giorno. Nelle ultime settimane, per esempio, si sono infittiti gli incontri con Mourinho, Pinto e Lombardo per pianificare il prossimo mercato di gennaio. La proprietà ha preso atto che si dovrà intervenire almeno con un paio di acquisti in grado di migliorare la rosa, sapendo comunque che poi il prossimo giugno ci sarà bisogno di fare anche altro. Con Mourinho, per quello che ci risulta, c'è un dialogo quasi quotidiano, con il tecnico che incontra i proprietari nell'ufficio presidenziale per indicare dove intervenire sul mercato, chiedere il budget che c'è a disposizione, fare nomi di chi potrebbe essere utile alla causa. In questo senso Pinto sta già lavorando, avendo come input, sia della proprietà che di Mourinho, di prendere almeno un paio di giocatori e, pure, di provare a vendere quei giocatori che il portoghese ha fatto chiaramente capire non essere propedeutici a sogni di grandezza. La proprietà è pronta a fare il suo. Poi toccherà a Mourinho cominciare a concretizzare le ambizioni.

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