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Da Parma risposte positive: ora fino alla fine con Di Francesco

Il tecnico giallorosso ora è più saldo sulla panchina. La società voleva conferme sull’unità del gruppo, le ha avute anche come miglioramento dei singoli

, di LaPresse

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01 Gennaio 2019 - 12:00

Resta. Chi? Di Francesco. Ma perché c'era qualche dubbio? Sì, c'era. Magari meno inquietante di prima del Sassuolo, ma c'era. Perlomeno fino all'intervallo del Tardini, dopo quarantacinque minuti dove non è che si fosse vista una Roma vincente, ancora meno convincente. Con questo non vogliamo dire che il secondo tempo con il Parma abbia avuto l'effetto di ribaltare tutto. Però è stato importante. Non solo per la vittoria, che pure conta e parecchio, ma perché la società attendeva segnali che potessero dissipare le perplessità a proposito di tutti per uno, uno per tutti.

Le risposte

Pallotta, non più tardi di qualche giorno fa, aveva invitato tutti, pure se stesso, a dare qualcosa di più. È questa la risposta che la società aspettava. Prima con il Sassuolo, poi a Parma. Cioè verificare, al di là pure del risultato, che i giocatori dimostrassero, singolarmente e come gruppo, di giocare con e per la Roma, quindi per Di Francesco. La risposta c'è stata. Non che si pensasse a chissà quale ammutinamento, ma c'era il desiderio di toccare con mano la volontà generale di sentirsi tutti sulla stessa barca. In questo senso, Parma ha dato risposte positive. Con la Roma che nel secondo tempo ha dimostrato di seguire le direttive difranceschiane, di volere, tutti insieme, uscire da una situazione con cui nessuno, alla vigilia di questo campionato, pensava di doversi confrontare. Questo non vuole dire che i trenta punti conquistati nelle diciannove partite del girone d'andata, abbiano soddisfatto qualcuno dentro e fuori da Trigoria. Il bilancio non può che rimanere insufficiente, ma l'aver constatato l'unità di intenti e i miglioramenti dal punto di vista del gioco, sono stati i fattori determinanti per poter pensare che il peggio sia stato lasciato alle spalle. Anche se questa Roma, fin qui, tutto è stata meno che un modello di continuità. C'era poi anche l'esigenza di valutare i progressi di alcuni degli acquisti dell'ultimo mercato. Pure in questo senso, la risposta è stata confortante. Zaniolo (non a Parma) ha costretto a paragoni che sarebbe meglio non fare, Cristante è in una crescita esponenziale che non può essere disconosciuta da nessuno, Nzonzi pare sempre più integrato, Kluivert regala con maggiore frequenza flash da giocatore importante quale può diventare. E poi Lorenzo Pellegrini giocatore importante sembra essere già diventato in quel ruolo di trequartista centrale in cui si diverte tantissimo, Under sta confermando di avere giocate che possono lasciare il segno. Sono giocatori che stanno crescendo con Di Francesco e questo per la società è un elemento fondamentale per dare una valutazione sul lavoro del suo allenatore.

Mercato funzionale

Di Francesco ha avallato, in entrata e in uscita, tutte le operazioni di mercato dell'estate scorsa. Ma, recentemente, ha pure detto che ci sarà bisogno di intervenire a gennaio per cercare di migliorare e completare come caratteristiche la rosa che ha a disposizione. Il tecnico ha già parlato con Monchi. E alla luce degli ultimi avvenimenti, ha spiegato come non ritenga una priorità assoluta l'arrivo di un centrocampista. Questo perché Cristante sta dando risposte importanti, Zaniolo ha illuminato d'immenso, Lorenzo Pellegrini è tornato e, presto, molto presto, tornerà a disposizione anche il Capitano Daniele De Rossi. La risposta della società è che a gennaio si farà un mercato funzionale. Che vuol dire? In primis che la dirigenza resta convinta che la rosa attuale valga già molto di più dei trenta punti conquistati nel girone d'andata. In secundis che arriverà qualcuno in base alle eventuali partenze. Si pensa a Marcano che qui sembra fuori posto, a un prestito per Karsdorp e Coric per consentire a entrambi di andare a giocare. Di Francesco è con questi giocatori che dovrà dimostrare di meritarsi, al di là degli altri due anni di contratto, la terza stagione sulla panchina della Roma. Glielo auguriamo. Se non altro perché vorrebbe dire, in Italia e in Europa, una Roma assai diversa da quella vista in questi primi quattro mesi di calcio ufficiale.

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