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Le cinque partite della Roma contro l'Unione Sovietica

Nella storia nessuna vittoria: quattro sconfitte e un pareggio. Nel 1986 a Palermo per raccogliere fondi in favore della società rosanero fallita

Un'immagine di Roma-URSS del 1987

Un'immagine di Roma-URSS del 1987

07 Novembre 2018 - 09:00

La Roma si appresta ad affrontare in Champions League quella che fu la squadra ufficiale dell'Armata Rossa, ma per ben cinque volte nel corso della storia i giallorossi si videro di fronte una vera e propria rappresentativa sovietica. Per due volte, tuttavia, ad affrontare la Roma non fu la nazionale vera e propria ma quella olimpica. In ogni caso, la Roma non vinse mai, collezionando quattro sconfitte e un pareggio. 

  

1967, Stadio Olimpico

Il primo incontro risale al 22 febbraio 1967: di fronte a 25mila spettatori l'Unione Sovietica allenata da Jakuscin si impose all'Olimpico con un tiro dalla distanza di Voronin che trafisse Pizzaballa al 15' del primo tempo. La partita fu richiesta dalla nazionale sovietica per iniziare la sua tournée durante la pausa del campionato. Non fu della partita il capitano Giacomo Losi, fermo per uno strappo. "Il dinamismo di Scala e la classe di Peirò hanno permesso alla Roma di contenere l'enorme differenza in limiti accettabili almeno nel primo tempo", scrisse Ezio De Cesari. Poi, nel secondo tempo, il dominio degli ospiti si fece più intenso, "e per fortuna era una giornata primaverile, faceva caldo ed i sovietici non avevano voglia di correre né troppe energie da spendere".

La Roma e l'URSS all'Olimpico nel 1967

La differenza tra le due squadre non deve stupire, nonostante il campionato sovietico fosse finito a novembre e sarebbe ricominciato ad aprile: l'Unione Sovietica era arrivata quarta ai Mondiali d'Inghilterra dell'anno precedente, mentre la Roma di Oronzo Pugliese non andò oltre al decimo posto a fine stagione. Alla partita, raccontano le cronache, seguì un rinfresco offerto dalla Roma alla nazionale ospite, che raggiunse l'appuntamento dopo essersi andata a preparare per la serata all'Hotel Enalc di Castelfusano: alla serata partecipò anche l'ambasciatore sovietico. 

  

1974, per pochi sotto la pioggia

Il 29 settembre 1974 la Roma affrontò nuovamente l'Unione Sovietica all'Olimpico, ma stavolta l'incontro si svolse di fronte a poche migliaia di spettatori sotto la pioggia. Fu della partita anche Agostino Di Bartolomei, che giocò una buona gara di rientro dall'operazione al menisco. Tale era l'importanza dell'amichevole che Liedholm volle comunque portare la squadra in ritiro nel giorno precedente alla partita. "Lattanzi fischia la fine con un minuto circa di anticipo", scrisse il cronista Roberto Frosi, "meno male, perché oltre a piovere faceva anche freddo e in queste occasioni l'Olimpico diventa il posto più triste del mondo". La partita finì 1-1 con un gol di Penzo al 25' del primo tempo al quale rispose il pareggio dell'URSS. 

Il gol di Penzo al 25'

  

1979, sconfitta per 1-3 con l'olimpica

Il 18 febbraio del 1979 la Roma subì la sconfitta peggiore contro l'Unione Sovietica. All'Olimpico venne la nazionale olimpica che l'anno successivo si sarebbe qualificata terzi alla XXII Olimpiade a Mosca. La Roma, con la discussa maglia "ghiacciolo" disegnata da Piero Gratton, segnò solo un gol con Bruno Conti e ne incassò tre. 

Un'immagine della partita del 1979

  

1986, a Palermo per il Palermo

Una particolare sfida tra la Roma di Eriksson e l'Unione Sovietica olimpica si svolse il 7 dicembre 1986 a Palermo, sul campo del Barbera che al tempo era conosciuto come La Favorita. Lo scopo dell'amichevole era quello di raccogliere fondi per rifondare la squadra cittadina: il Palermo era stato infatti escluso dal precedente campionato di Serie B per il mancato risanamento della propria situazione debitoria. L'incasso di 90 milioni di lire, come dichiarò prima della partita il sindaco palermitano Orlando, fu utilizzato "per reperire risorse finanziarie che potranno essere utilizzate per la costituzione di una squadra professionistica cittadina".  La partita vide la Roma fare il suo ingresso in campo con la maglia rosanero indosso come atto di solidarietà verso la tifoseria locale. In seguito, l'inno italiano fu fischiato dal pubblico siciliano come atto di protesta contro le istituzioni, ree di non aver difeso la squadra palermitana nel momento di crisi. Scrisse Piero Di Biagio su "Il Messaggero": "La partita, com'era facilmente prevedibile,è stata un fatto del tutto marginale, anche se sugli spalti abbiamo visto la bandiera giallorossa sventolare, accarezzandola, quella rosanero". Il risultato finale fu di 2-1 per l'Unione Sovietica, "in virtù di una caratura tecnica superiore, di una strapotenza fisica e di un concetto del calcio modernissimo e razionale". A nulla, dunque, valse il gol del momentaneo vantaggio giallorosso siglato da Berrgreen. Di fronte a 15mila palermitani, una Roma fortemente rimaneggiata per l'assenza di molti nazionali lanciò "un messaggio di speranza e di augurio per il Palermo"

La Roma entrò in campo in maglia rosanero per solidarietà con il Palermo

  

1987, l'ultima volta

Furono solo 3.842 gli spettatori paganti per l'ultimo Roma-URSS della storia, valsi 36 milioni di lire d'incasso che furono in parte devoluti all'ospedale Bambin Gesù. In un Olimpico semivuoto e battuto dalla pioggia e dal vento, la Roma perse 0-1 contro un'Unione Sovietica ben organizzata dal ct Lobanovski. Scrisse Mario Bianchini: "Dei sovietici ha impressionato soprattutto la disposizione degli uomini che riescono a coprire ogni zona del campo. I ruoli praticamente non esistono. E' il collettivo che si muove sfruttando un sorprendente sincronismo". Quello del 27 gennaio 1987 fu l'ultimo incontro tra Roma e Unione Sovietica. 

Il capitano della Roma Ancelotti scambia il gagliardetto con quello sovietico

Luca Argentieri, su La Repubblica, raccontò un episodio che si svolse il giorno precedente alla gara: "Fuori dal supermercato i sedici fenomeni si sono messi in fila: l'accompagnatore della nazionale sovietica ha cominciato la distribuzione. Centomila lire a testa e via, tutti dentro a caccia di souvenir". Tra i sovietici non giocò Igor Belanov, sicuramente il calciatore più atteso, pallone d'oro del 1986. Quel premio che lo stesso tecnico Lobanovski commentò così: "Belanov considera quest'alto riconoscimento internazionale come un malinteso. Igor non faceva il falso modesto quando confermava che questo premio strettamente individuale era, in realtà, un tributo collettivo alla Dinamo Kiev".

Un'immagine di Roma-URSS del 1987

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