Altri Sport

F1, 8 ottobre 2000: quando Schumacher passò da campione a mito

25 anni fa Michael riportava la Ferrari sul tetto del mondo a Suzuka. E pur diventando leggenda quel giorno, il Kaiser nel profondo è rimasto un uomo come tutti noi

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Simone Pacifici
08 Ottobre 2025 - 16:16

A un quarto di secolo dalla conquista del primo titolo di Michael Schumacher al volante della Ferrari in Giappone, quell’8 ottobre 2000 in cui il Kaiser ruppe il digiuno di 21 anni del Cavallino Rampante fa ormai parte della leggenda. Il momento nel quale non soltanto un grande marchio automobilistico tornò alla ribalta, ma il pilota tedesco si trasformò da semplice campione di Formula 1 a mito di tutto lo sport. Sullo stesso piedistallo di gente come Muhammad Ali, Maradona e Pelé, oltre che di Ayrton Senna la cui ombra fino ad allora lo aveva oscurato.

Quell’impresa, frutto di uno sforzo titanico coadiuvato ovviamente da un team straordinario come quello capitanato all’epoca da Jean Todt, ad oggi ha i connotati di una favola per chi non l’ha vissuta in prima persona. E invece sono fatti avvenuti realmente, che quelli che si sono alzati presto quella domenica d’autunno per non perdersi il Gran Premio in diretta ricordano nei minimi dettagli. Una storia di dolore e difficoltà con un finale trionfale piena d’umanità, degna di film del calibro di Rocky. Come il pugile italoamericano concepito dalla penna di Sylvester Stallone Schumacher ha umili origini, ed è arrivato alla vetta facendo infiniti sacrifici. Anche in quella stessa gara a Suzuka con Mika Hakkinen, il suo amico-rivale, che non gli concesse un attimo di tregua.

Un semplice ragazzo di Kerpen che si è ritrovato sul tetto del mondo con addosso una tuta rossa. Già era divenuto campione due volte con la Benetton di Flavio Briatore, ma è stato con la Ferrari che il tedesco ha avuto la consacrazione definitiva. E per quanto di lui si sappia poco a quasi 12 anni dal suo terribile incidente sugli sci a Méribel tutti sperano che possa festeggiare nell’intimità dei familiari e degli amici più cari, tra cui Todt, quella giornata magica. In Michael è sempre esistita questa dicotomia tra simbolo e uomo qualunque, due parti che convivono e lo rendono un personaggio unico nel suo genere.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

CONSIGLIATI