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le parole

Gravina: "C'era chi mirava a bloccare la ripresa. Campionati da ristrutturare"

Il presidente della Figc: "Ho temuto spesso che non si tornasse a giocare. Quando si parla di format si pensa ai playoff, ho un'idea diversa più articolata e avvincente"

, di LaPresse

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La Redazione
24 Dicembre 2020 - 14:10

Il presidente della Figc Gabriele Gravina ha raccontato il 2020 suo e del calcio italiano ai microfoni di Sky Sport. Il numero uno della Federcalcio, tra le altre cose,  si è focalizzato sulla risposta del movimento alla crisi dovuta al Covid e ai risultati della Nazionale di Mancini. Ecco un estratto delle sue dichiarazioni.

"È stato un periodo difficile, qualche momento di sconforto, di solitudine in alcuni frangenti in cui capita di riflettere, di pensare soprattutto proiettando le conseguenze negative che sarebbero derivate dal blocco dall'annullamento del campionato, soprattutto dal campionato di Serie A".

Quante sono state le sere che lei è andato a dormire pensando ‘non si gioca'?
"Sono state tante. Questo altalenarsi di idee positive e negative, speranza con momenti di depressione: sapevamo tutti che il momento era particolarmente difficile, momento dove dovevamo contemperare l'esigenza della tutela della salute e contemporaneamente proporre l'idea di giocare al calcio. Questa era una contraddizione che sicuramente generava anche al nostro interno delle incrinature, che abbiamo comunque saputo ricucire e comunicare nella giusta maniera a tutti i nostri tifosi".

Gravina ha salvato il calcio?
"Io non ho salvato nulla, ho solo svolto il mio ruolo con grande coscienza e senso di responsabilità, chiedendo aiuto a tutti coloro che avevano voglia di dare un grande contributo all'interesse, alla tutela dell'interesse del calcio italiano. Sottolineo: sapendo che bisognava comunque lanciare dei messaggi diversi rispetto al semplice giocare al calcio. Noi avevamo l'esigenza di toccare le corde giuste della sensibilità che ci serviva e questo è stato uno dei successi più grandi che noi possiamo scrivere oggi. Abbiamo agito con grande determinazione. Ci sono stati dei momenti in cui avevo intuito che si organizzavano pensieri, correnti di pensiero che miravano a bloccare la ripresa del nostro mondo, solo perché altre attività erano state bloccate, non capendo fino in fondo quella che è la vera forza, la vera dimensione del mondo del calcio. Il calcio rappresenta un panorama, uno scenario molto più complesso e articolato rispetto a un atteggiamento più complesso rispetto alla dimensione economica".

Qual è la cosa di cui va più orgoglioso?
"La massima soddisfazione io l'ho avvertita e condivisa con i miei collaboratori nel momento in cui abbiamo visto quanto entusiasmo aveva generato la ripresa di quei campionati. Aver privilegiato il valore della competizione sportiva ed aver premiato tanti sacrifici di tanti dirigenti credo che sia il massimo della soddisfazione, quando qualcuno copre un ruolo di grande responsabilità come il mio. La nostra Nazionale ha dato un grande valore aggiunto, rappresenta ancora oggi un fiore all'occhiello di questa nostra gestione, grazie al tecnico Mancini, ai calciatori, e al club Italia".

Sul futuro della Serie A e della Federazione.
"Ho ottenuto la designazione della A della B e della Lega Pro, quasi all'unanimità. Manca ancora qualcuno che sta arrivando, ma parliamo di una o due società professionistiche. Beh, consentitemi, questo per me è motivo di orgoglio, di soddisfazione, mi ripaga anche di qualche piccola amarezza, perché sta a significare che il mondo del calcio ha capito quanto è stato fatto in questo momento, il ruolo di centralità della Federazione nel panorama della politica sportiva e della politica di governo del nostro Paese e quindi oggi io sono designato già di fatto dalla Lega di A, B e Lega Pro".

Sul semiprofessionismo e la riforma dei campionati.
"Il semiprofessionismo è in discussione nei decreti attuativi e si parla della nuova figura del lavoratore sportivo, e ringrazio il Governo, il Ministro Spadafora, per aver previsto una figura importante nel nostro mondo. Era davvero una contraddizione pensare che in un mondo economico formato da società di capitali, fosse molto attiva la figura dell'apprendistato e non lo fosse nel mondo del calcio. È stato previsto, questo è un bel successo, un risultato importante che incide non solo sulla dimensione economico finanziaria importante per i contributi ma da un segnale importante nel campo della formazione degli atleti. Il format. Quando si parla di format tutti pensano ai playoff. Il mio format è un format diverso di campionati. Che è molto più diverso, molto più articolato e molto più avvincente. Dobbiamo ipotizzare una nuova struttura dei campionati e per fare questo serve un po' una visione da parte di tutti che mi auguro di poter conquistare in tempi rapidi da parte di tutti".

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