ASCOLTA LA RADIO RADIO  
Quello che non vi dicono

Serie A, niente calcio in estate: ecco perché si ripartirà a settembre

Nonostante le parole in libertà tutte le parti in causa sanno che non si giocherà a giugno. E per evitare cause si rovinerà anche la stagione 20/21

Il presidente della Figc Gravina

Il presidente della Figc Gravina

18 Aprile 2020 - 07:00

Quello che sanno tutti e non vi dicono è che il calcio a giugno e a luglio non ripartirà mai. E non ve lo dicono non perché siano cattivi gestori o pessimi presidenti, anche se ogni tanto qualche pensiero malevolo sullo spessore di certi manager può venire. In realtà non ve lo dicono semplicemente perché ognuno deve recitare il ruolo che il destino, o magari il percorso professionale gli ha riservato.

Quindi c'è il presidente della federazione che non può restare insensibile al grido di dolore dei suoi elettori, e magari anche alle grida più sguaiate di chi minaccia cause ove non venissero soddisfatti i propositi propri o della piazza che in qualche modo rappresenta. Poi c'è il presidente dei presidenti che, a maggior ragione, ha l'impossibile compito di mettere d'accordo posizioni inconciliabili tra loro come quelle di chi, magari già retrocesso, preferirebbe finirla qui e chi, sperando nel successo che gli cambierebbe definitivamente il destino, vuole invece riprendere pur di giocare anche a mezzogiorno di ferragosto.

Ovviamente non può metterli d'accordo, non con poteri che non ha. E allora preferisce passare per l'irriducibile della ripresa ad ogni costo, evitando però dichiarazioni pubbliche finirebbero di sicuro per scontentare qualcuno. Certo, basterebbe riconoscergli dei poteri decisori che oggi non ha, perché ai presidenti fa comodo diversamente.

Le società più serie in questo senso sono quelle con proprietari lontani, tipo Milan e Roma, lontani e per questo abituati a delegare manager che devono portare a casa un risultato, sennò a casa vanno loro. E a loro volta vorrebbero un manager a guidarli in Lega. Finché invece a sedere nelle assemblee sono i proprietari che mai riescono a vedere al di là del proprio orticello, nessun amministratore delegato avrà mai il potere di prendere decisioni per conto loro, stile Commissioner Nba.

Poi c'è il presidente di tutte le federazioni che, peraltro, in quell'assemblea (da commissario) c'è stato e se ne è immediatamente tirato fuori, al punto che è persino naturale che non abbia in simpatia chi guida il calcio oggi. E visto che tutte le altre federazioni si sono fermate, proprio non riesce a capire perché il calcio non lo possa fare. E in più, dalla Lega, gli rimproverano di fare troppa attenzione ai destini dei cosiddetti broadcaster, lasciando intendere (tra le righe dei comunicati) chissà quali conflitti di interesse o di amicizia. Sulla materia, meglio non addentrarsi.

Poi ci sono i medici delle società, che non vogliono che gravi solo su di loro il peso di procotolli sanitari decisamente sofisticati anche perché conoscono assai meglio dei loro presidenti la materia e sanno che il virus è una brutta bestia e finché non è davvero messo all'angolo sarebbe meglio non sfidarlo.

Poi c'è il governo, che da una parte ha a che fare col disastro di una pandemia senza precedenti (e di una gestione dell'emergenza che localmente è stata realmente dannosa) e dall'altra, quasi per vocazione, proprio non riesce a stare dalla parte di imprenditori filosoficamente e politicamente assai lontani. E poi c'è quella parolina magica, "responsabilità", che spaventa proprio tutti: presidenti, manager, gestori, medici, ministri. Chi, e in nome di chi, dovrebbe decidere qualcosa di impopolare assumendosi il rischio delle conseguenze storiche, sociali, morali e in ultimo ma non per ultimo, legali? Tranquilli, non lo farà nessuno.

Seppure oggi, e anche questo sia detto chiaramente, ci sarebbero pure i margini, anche secondo una parte della comunità scientifica, per ripartire a poco a poco, se non a maggio magari a giugno. Ma il sistema paese non è ancora pronto al via libera per tutti. E al calcio non saranno autorizzate fughe in avanti. Per cui tutte le personalità citate, forse tranne Lotito e Diaconale, sanno che prima di settembre non si potrà ricominciare a giocare. Ma non lo dicono, non lo possono dire. E affermano che invece si può riprendere prima, certo comunque non prima che il Governo avrà dato il via libera.

Resta solo da stabilire una cosa: quando a settembre si riprenderà, si dovrà finire la stagione 2019/2020 o si ricomincerà direttamente con la successiva? Sono due scenari differenti che vanno tenuti distinti. Se prevarrà il pensiero di chi, quando lo slittamento sarà ineluttabile (e ci vorrà ancora un po' di tempo per considerarlo tale), proverà a convincere tutti che, per non cambiare il formato anche delle due stagioni successive, la soluzione migliore sarà di considerare la stagione attuale sospesa per sempre, allora bisognerà fare in modo di favorire una pacificazione, di tipo sportivo ma soprattutto finanziario, che consenta a tutti quelli che oggi reclamano dei danni di potersi sentire in qualche modo risarciti: punti di vantaggio nella prossima stagione, paracadute economici da mancate qualificazione in Champions o da mancate promozioni, rassicurazioni fiscali o finanziarie o di altra natura, sono tutte materie che dovranno essere affrontate in assemblea e che saranno oggetto di bollenti confronti a prescindere dai gradi della temperatura che si avvertiranno fuori.

A naso sarebbe la soluzione ideale per ripartire con danni comunque contenuti, visto che la maggioranza dei ricavi di quest'anno sono già stati contabilizzati e il resto verrebbe dai risparmi degli stipendi, e sarebbe anche la soluzione migliore per permettere alla stagione prossima di partire nei tempi giusti. E magari persino con il pubblico negli stadi senza distanziamento sociale, se la comunità scientifica si convincerà che i rischi di contagio maggiori per un'Italia ormai quasi totalmente immunizzata saranno trascorsi.

L'altro scenario è ben più fosco e, considerando il grado di litigiosità dei nostri stakeholders, purtroppo anche quello più probabile: a settembre si ripartirà con il campionato non ancora terminato, che si esaurirà quindi solo a novembre, poi a dicembre ci si fermerà e a gennaio si ripartirà con la stagione successiva seguendo l'anno solare, sopportando la spada di Damocle dell'interruzione necessaria per lo svolgimento dei campionati europei e puntando magari su un progressivo riallineamento delle date, sfruttando la particolarità dei mondiali del Qatar fissati a dicembre 2022. Ma tutto questo non ve lo dicono.

© RIPRODUZIONE RISERVATA