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Il Tottenham Supporters' Trust: "È uno stadio a misura di tifoso, ma i prezzi sono assurdi"

Martin Cloake, giornalista e rappresentante dei tifosi Spurs: "Molti fan tagliati fuori, molti altri sono al limite. Ma tutta la tifoseria ha voluto lo stadio"

06 Aprile 2019 - 15:06

Il prezzo minimo per abbonarsi al nuovo stadio del Tottenham è di 795 sterline, circa 926 euro. È la nota stonata di uno stadio che, per il resto, è costruito a misura di tifoso, con gli spalti vicino al campo, un'ottima acustica e servizi di ogni tipo. Il Tottenham Hotspur Supporters' Trust è l'organizzazione che riunisce i tifosi degli Spurs e che, per tutta la durata del processo che ha portato alla costruzione dell'impianto inaugurato mercoledì, si è confrontata con il club per provare a far considerare le esigenze dei tifosi in ogni ambito decisionale.

«È stato disegnato come uno stadio di calcio, con i tifosi molto vicini al campo», spiega Martin Cloake, co-presidente del Supporters' Trust. «Ma siamo molto preoccupati per i prezzi dei biglietti. Alcuni tifosi sono stati tagliati fuori, molti altri sono tesi al limite. Lo stadio sarà ovviamente pieno per tutta la prima stagione o giù di lì. Ci preoccupiamo di cosa accadrà in futuro: le persone pagheranno regolarmente fino a 70 o 80 sterline per vedere partite contro avversari modesti se gli Spurs non saranno in un buon momento? Abbiamo discusso a lungo con il club sul fatto che fosse necessario mantenere il legame con i suoi fan tradizionali e al contempo attrarne di nuovi. Alla fine, sul prezzo, hanno chiesto il massimo che potevano chiedere. Per noi è un errore e crediamo che il club se ne pentirà. Siamo particolarmente arrabbiati anche perché, dopo che la dirigenza ha fatto un gran cosa costruendo una curva senza anelli da 17.500 posti per i fan che amano cantare e creare atmosfera, ha deciso di mettere una striscia di posti premium da 2.200 sterline proprio nel mezzo, senza consultare nessuno».

Secondo il rappresentante del Supporters' Trust, difficilmente la situazione si potrà risolvere da sola: «Il mio punto di vista è che ci vorrà un intervento statale per fermare le società calcistiche che sfruttano l'esclusiva fedeltà dei tifosi al loro "brand", ma questo porta ad una discussione molto più ampia sull'intervento nel cosiddetto libero mercato, un argomento discusso abbastanza ferocemente in tutta Europa al momento».

Il dibattito sullo stadio

A Londra gli stadi si fanno, ma non bisogna pensare che a Tottenham sia filato tutto liscio dal primo momento. «Il progetto è stato discusso per oltre dieci anni, e alcuni dubitavano che sarebbe mai stato completato. I tifosi lo volevano, ma è stato difficile costruirlo dall'inizio senza l'aiuto che alcuni nostri concorrenti hanno avuto». Secondo quanto racconta Martin, praticamente tutta la tifoseria era d'accordo sul fatto che fosse ora di dire addio a White Hart Lane per costruire un impianto più moderno: «Non c'è stato un movimento di opinione significativo contro il nuovo stadio. Tutti hanno realizzato che il club aveva bisogno di un impianto più grande per generare i soldi che - piaccia o no - è necessario avere per competere ai massimi livelli. Le preoccupazioni, più che su costruirlo o no, erano su come costruirlo».

Questo per quanto riguarda la tioseria. All'esterno, invece, «ci sono state alcune obiezioni sollevate sul bilanciamento dei benefici del club come azienda privata e quelli della comunità locale. Ma, anche qui, il dibattito si è incentrato su quanto il club doveva o non doveva fare per il quartiere piuttosto che sullo stadio in sé. Una cosa è certa: se non ci fosse stato lo stadio, non ci sarebbe stata alcuna possibilità di avere fondi per la zona. L'area di Tottenham è stata ignorata troppo a lungo».

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