ASCOLTA LA RADIO RADIO  
Dichiarazioni

De Zerbi: "Viviamo in un clima di tensione da giorni. Non volevamo fare gli eroi"

L'allenatore dello Shakhtar: "Aspettavamo la sospensione del campionato per andare a casa. Siamo più preoccupati per le nostre famiglie che per noi"

Roberto De Zerbi, allenatore dello Shakhtar

Roberto De Zerbi, allenatore dello Shakhtar

La Redazione
24 Febbraio 2022 - 13:05

Roberto De Zerbi, allenatore dello Shakhtar Donetsk, ha rilasciato delle dichiarazioni in collegamento telefonico con SportItalia. Queste le sue parole:

"Viviamo questo clima di tensione da giorni. Aspettavamo la sospensione del campionato per andare a casa. Quando fai l'allenatore hai anche la responsabilità dei giocatori, noi abbiamo 13 brasiliani. Stamattina ci siamo svegliati perché abbiamo sentito le esplosioni. Stiamo bene. Siamo chiusi in hotel, aspettando notizie dall'Ambasciata che ieri ci aveva sollecitato di lasciare il Paese. Non abbiamo alcuna rimostranza con loro, si sono comportati bene con noi. Stiamo aspettando per capire cosa fare. La vera preoccupazione è per la mia famiglia, per i nostri cari che sono preoccupati e forse stanno vivendo peggio di noi questa situazione. Non volevamo fare gli eroi, gli eroi non esistono, chi lavora nel calcio non può fare altro ma nel nostro lavoro ci sono delle responsabilità e dei valori, che ho sempre rispettato e anche quelli del mio staff hanno seguito quella che era la mia linea, che era quella di non abbandonare il club, fino a quando la nostra presenza era necessaria, ovvero fino a quando il campionato era in svolgimento, quando il campionato è stato sospeso, purtroppo solo stamattina, la nostra presenza qui non ha senso. Ieri ci dicevano che c'era il 70% di possibilità di giocare a Kharkiv, a 30 km dal confine con la Russia. C'era ansia e paura. Per noi il pallone è più del gioco, è il nostro lavoro. Siamo rimasti, sapendo che potevamo andare via prima, senza negare quello che è stato fatto. Attendiamo l'Ambasciata. Anche per noi, per me, è una situazione nuova".

Non sei stato obbligato a rientrare dall'Ambasciata ma consigliato…
"Spiegare ai figli è difficile, non avendo mai vissuto uno spogliatoio non possono capirlo. I miei figli mi hanno scritto messaggi nei giorni precedenti per farmi tornare. Solo chi vive il quotidiano, lo spogliatoio, può capire. Non ci andava di andare prima e rifarei la stessa scelta. L'Ambasciata anche stanotte, a mezzanotte, siamo stati quasi un'ora al telefono con il Console, noi confidiamo nel loro aiuto".

Quanta paura hai?
"Non è questione di paura. Non siamo in vacanza chiaramente, non c'è questo clima ovviamente, ma non abbiamo grande paura. Siamo forse più preoccupati per i nostri parenti e le nostre famiglie che per noi. Io sono fiducioso di natura. Il club ha vissuto questa situazione già nel 2014 e anche nei confronti loro, noi stiamo pensando di andare via, loro devono stare qui perché ci sono i giocatori ucraini anche, è una situazione difficile". 

© RIPRODUZIONE RISERVATA