Celtic, il blasone non basta
Con 120 titoli dal 1890 ad oggi, i biancoverdi sono il quarto club più titolato al mondo. Viene da quattro campionati di fila vinti, ma quest’anno è al terzo tecnico. In EL è a 7 punti
(GETTY IMAGES)
Giornata di cordoglio ieri per il Celtic, che si prepara ad affrontare la Roma domani sera nella sesta giornata di Europa League: il mondo biancoverde piange la scomparsa di John “Dixie” Deans, attaccante capace di vincere 6 trofei nell’arco di cinque anni a Glasgow. Del resto i titoli sono sempre stati all’ordine del giorno, in casa Celtic: sono in totale 120 quelli conquistati dall’anno della fondazione (1890) ad oggi. Soltanto tre club, nel mondo, ne contano di più: il Nacional Montevideo (163) e il Peñarol (150) in Uruguay e l’Al-Ahly (125) in Egitto. I più recenti successi dei Bhoys (come sono ribattezzati dai tifosi) sono della passata stagione: l’accoppiata Coppa di Lega-campionato con Brendan Rodgers, che però alla fine di ottobre si è dimesso a seguito di un deludente inizio di stagione. Al suo posto è stato chiamato come traghettatore Martin O’Neill, autentico monumento da quelle parti, una sorta di Claudio Ranieri del Celtic se vogliamo. E sotto la sua gestione le cose non sono andate affatto male: sette vittorie e una sola sconfitta (contro il Midtjylland), quindi la decisione di affidare la panchina al 48enne francese Wilfried Nancy, tecnico con tanta esperienza nella Major League Soccer.
Dopo aver vinto quattro campionati scozzesi consecutivi con Postecoglou prima e Rodgers poi, ora i biancoverdi sembrano in fase di ricostruzione dopo quella che sembra a tutti gli effetti la fine di un ciclo: Nancy ha debuttato con un ko casalingo contro gli Hearts (1-2) nello scontro diretto per la vetta, e ora il Celtic è secondo a -3 dalla squadra di Edimburgo. In Europa gli scozzesi hanno ottenuto una vittoria fondamentale per 3-1 a Rotterdam contro il Feyenoord, che ha permesso loro di salire a quota 7 in classifica, portandosi al 21° posto. Ma il calendario non permette loro di stare tranquilli: dopo aver affrontato la Roma, a gennaio i biancoverdi faranno visita al Bologna, quindi chiuderanno la prima fase in casa contro l’Utrecht. Se con gli olandesi avranno dalla loro tutti i favori del pronostico, non si può dire lo stesso per le sfide con le due italiane.
La storia in Europa
L’Europa League, o meglio la Coppa UEFA, gli scozzesi l’hanno sfiorata nel 2003: a Siviglia, nonostante la grande spinta di oltre 80mila supporter (dentro e fuori lo stadio), il Celtic di - indovinate un po’? - Martin O’Neill si arrese 3-2 ai supplementari al Porto guidato da un giovane tecnico molto promettente, di nome José Mourinho.
Ma i biancoverdi di Glasgow detengono un primato non indifferente: sono stati la prima squadra britannica a vincere la Coppa dei Campioni, ancor prima dei leggendari Manchester United e Liverpool. Ci riuscirono nella stagione 1966-67, contro un avversario di tutto rispetto: la Grande Inter di Helenio Herrera, battuta 2-1 in rimonta nella finale di Lisbona. In panchina sedeva Jock Stein, che dalle parti di Glasgow è un monumento, in senso metaforico ma anche letterale: una statua, fuori da Celtic Park, lo immortala proprio con quella leggendaria coppa tra le mani.
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