ASCOLTA LA RADIO RADIO  
La partita

L'infame destino degli eroi

Dybala illude i 40.000 romanisti di Budapest. Uno sfortunato autogol di Mancini vale il pari tenuto 146’. Taylor non vede un fallo di mano in area, poi l’amara beffa

Mancini dopo Siviglia-Roma

Mancini dopo Siviglia-Roma (GETTY IMAGES)

01 Giugno 2023 - 12:48

Finisce dopo 146 minuti, otto rigori di cui uno ripetuto e uno clamoroso non concesso la leggendaria storia dell’Europa League della Roma 2022-2023, ma la notizia forse più bella è che non finisce la storia di Mourinho nella Roma, viste le rassicuranti, anche se non ancora definitive, parole spese dallo Special One a fine partita. La Coppa va per la settima volta al Siviglia che non ha avuto il merito di «volerla come nessun altro», ma di arrivare ai momenti decisivi con i giocatori giusti per vincere ai rigori, mentre Mourinho ha mandato dal dischetto gli uomini con maggior anima in quel frangente, ma non elevatissimo tasso tecnico, con Dybala, Pellegrini, Abraham, Matic e Spinazzola fuori: così dopo il gol iniziale di Cristante, Mancini e Ibañez hanno sbagliato il loro, mentre dall’altra parte Ocampos, Lamela, Rakitic e Montiel hanno segnato i 4 che hanno deciso l’infame destino di questo gruppo di eroi, guidati dalla panchina dal migliore degli allenatori possibili per la Roma e sul campo da uno straordinario ma fragile campione. Quel Dybala che mandato in campo a sorpresa era riuscito con un gol bellissimo dopo 34 minuti a mettere la partita nelle migliori condizioni possibili per la Roma: invece stavolta la squadra non è riuscita a difendere il vantaggio e al 10’ della ripresa uno sfortunato autogol di Mancini ha rimesso il Siviglia in carreggiata. La Roma ha sbandato, poi ha tenuto, ha avuto le occasioni per riandare sopra (con Belotti, con Abraham, con una traversa di Smalling al 146’) e soprattutto è stata penalizzata da un rigore grande così non visto dal modesto Taylor, un altro arbitro di traverso nel cammino di questa stagione comunque esaltante. Il Siviglia ha avuto poche occasioni nitide, ma ha tirato più in porta ed è sembrato in generale più leggero atleticamente. Mourinho aveva architettato un piano che a un certo punto era sembrato perfetto: aveva tenuto fuori da ogni sguardo indiscreto il suo miglior giocatore per un mese e mezzo (ma dirà alla fine di averlo nascosto solo negli ultimi due giorni) per presentarlo in condizioni accettabili all’appuntamento più importante della storia moderna della Roma, in assoluto secondo solo alla finale di Coppa dei Campioni con il Liverpool del 1984. E per affrontare la sfida con l’idea di portarla a casa non avrebbe mai voluto rinunciare alla sua protuberanza da campo, all’uomo che per spunto e imprevedibilità maggiormente gli somiglia. E da lui è stato ripagato con una rete che ha premiato proprio la strategia tattica della Roma nel primo tempo, quando a sorpresa la squadra giallorossa ha attaccato con maggior convinzione, ha pressato alto e ha impedito quasi ogni iniziativa agli avversari. Il gol in questo senso è stato un capolavoro, con i giallorossi proiettati nella metà campo avversaria, il rilancio lungo senza sbocchi, il contrasto a metà campo tra la possenza di Cristanza e l’irrilevanza fisica di Rakitic, il passaggio per Mancini a far partire la transizione (la fase di gioco che immaginavamo decisiva in una sfida come questa) e subito l’imbucata verso Dybala, nelle maglie sempre troppo larghe della difesa andalusa, e poi il controllo perfetto della Joya, la conclusione in diagonale, l’inevitabile gol. E nel tripudio generale di uno stadio quasi interamente vestito di giallorosso è spiccata ancora la mitologica figura di Mourinho, l’unico a risalire la corrente dell’onda mossa ad investire Paulino per far segno che era ancora lunga e che non era neanche il caso di esultare troppo. E a riguardare il replay del gesto c’è davvero tutto il genio del portoghese: mentre Dybala si aggiusta la palla, Mou sembra quasi domandare a se stesso se davvero ancora una volta era riuscito ad indovinare la mossa, e al tiro dell’argentino si è visto proprio che ha fatto sì con la testa. Il gol è stato proprio l’ideale completamento del controllo tattico della partita della Roma, scesa in campo con la sorpresa dell’argentino e per il resto con l’assetto più atteso, i tre difensori con il monumentale Smalling, il solido Mancini e l’irrequieto Ibañez, Matic primo riferimento di centrocampo, con Cristante nel centrodestra e Pellegrini a dividersi in non possesso a fare la mezzala sinistra e in possesso la sponda mancina di una trequarti d’estro con Dybala, e Abraham unico riferimento centrale. Attesa e scontata la formazione sivigliana, con Bounou in porta, la difesa a quattro non irreprensibile con l’esperto Jesus Navas a destra, Badé e Gudelj centrali, e Telles in sostituzione dello squalificato Acuña a sinistra, Fernando e Rakitic davanti alla difesa, Ocampos, Torres e Gil sulla trequarti e En-Nesyri in avanti. Più imbarazzato il Siviglia in avanti, in difficoltà davanti alla sicurezza subito espressa dalla Roma, a suo agio nel controgioco sulle iniziative peraltro leggibili degli avversari e pronta ad occupare spazi offensivi con rapidità in transizione, ma anche nell’ordinario sviluppo. Era stata proprio la Roma ad aver presto una bella occasione, nata ancora da un’intuizione di Dybala per Celik, con scarico per Spinazzola che di destro ha calciato addosso a Bonou. Dopo il gol, il Siviglia ha alzato un po’ i ritmi, ma è stata pericolosa realmente solo con Rakitic sul finire del tempo, palo con un sinistro diagonale da fuori area. Ad inizio ripresa Mendilibar ha giocato le sue carte mancine più offensive, inserendo Suso e Lamela al posto di Brian Gil e Oliver Torres, con l’ex milanista schierato centrale dietro En -Nesyri. Il Siviglia si è giocato il tutto per tutto spingendo al massimo e dopo un sinistro alto di Telles ha trovato il varco giusto per pareggiare con un cross forte e basso di Navas su cui Smalling ha mancato l’intervento ingannando Mancini, che nel tentativo di respingere il tiro ha messo la palla alle spalle di Rui Patricio. Il pareggio però ha riequilibrato la partita e calmato i bollori offensivi del Siviglia, a quel punto di nuovo poco disposto a rischiare. Prima di uscire Dybala ha servito un assist a Smalling che schiacciando dal secondo palo non ha trovato compagni pronti alla deviazione. E su una punizione perfetta calciata da Pellegrini, Ibañez (in dubbia posizione) ha fatto da torre per Abraham che da un metro non è riuscito a deviare oltre Bounou, ma gli ha calciato addosso, e sulla respinta lo stesso Ibañez ha svirgolato la conclusione. Wijnaldum al posto di Dybala ha combinato pochissimo, mentre Belotti al posto di Abraham ha leggermente migliorato la tenuta offensiva. Al 30’ un intervento rischiosissimo ma pulito di Ibañez su Ocampos in area ha portato Taylor a fischiare il rigore, ma Attwell l’ha richiamato alla review in campo: rigore tolto e nessun giallo per simulazione a Ocampos. Ma a Pellegrini l’aveva dato (giustamente) nel primo tempo. Al 37’ l’episodio da sliding doors, su un cross di Matic e un braccio allargato da Fernando con un chiaro movimento verso il pallone: ma Taylor ha deciso che non fosse rigore, tra le rumorose proteste romaniste. Sulla successiva punizione rimediata da Ibañez, un’altra occasione sprecata, stavolta da Belotti, al volo di sinistro su splendida imbeccata di Pellegrini: non rilevato il decisivo intervento di Bounou, ma gol fallito. E al 96’ per poco non si è consumata la beffa su un destro di Fernando finito fuori. I supplementari sono stati un supplizio infinito, con i giocatori a cadere sul campo come mosche tra proteste e perdite di tempo. Sono entrati anche Zalewski per Celik, Rekik per Telles, Montiel per Navas e poi El Shaarawy per Pellegrini, Llorente per Spinazzola, Bove per Matic, Marcao per Gudelj e Jordan per Fernando. Tutto inutile, zero occasioni e tante proteste. Ma all’ultimo soffio, su cross lungo di Zalewski, Smalling è saltato più alto di tutti e ha alzato una parabola a pallonetto che è stata respinta dalla traversa, a Bounou impossibilitato ad intervenire. È sembrato l’ultimo segnale del destino, mentre un gruppo di giocatori inesperti al dischetto andavano a tentar la sorte proprio davanti alla curva dei sivigliani. Inevitabile l’esito infausto, con Bounou eroe e uomo della partita e Rui Patricio eroe per caso: la parata che poteva tenere in gara la Roma è stata giudicata irregolare e il rigore ripetuto. E il Siviglia ha vinto, gettando nella disperazione tutta Roma che si era trasferita alla Puskas Arena.

© RIPRODUZIONE RISERVATA