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Nella Capitale

Lacrime amare, sintesi d'amore

L’inno cantato così forte da arrivare in Ungheria. L’esplosione di gioia al gol di Dybala, poi i pianti di sconforto

Stadio Olimpico durante Siviglia-Roma

Stadio Olimpico durante Siviglia-Roma (GETTY IMAGES)

01 Giugno 2023 - 13:21

Un bambino che piange disperato dopo la fine dei rigori, l’abbraccio del suo papà e l’immagine che va sui maxischermi dell’Olimpico che lancia l’ultimo applauso dell’ennesima serata colma d’amore. Quegli applausi, le lacrime del piccolo tifoso sintetizzano l’amore romanista più di qualunque altra cosa. Una serata che era iniziata già da parecchie ore prima della partita. Bastava fare due passi in giro in città per capire che, nel bene e nel male non sarebbe mai stata una serata come le altre, con le bandiere fuori dai finestrini, chi si spostava con i mezzi pubblici e altro, tutti, ma davvero tutti, concentrati e diretti allo Stadio Olimpico che si è andato pian piano riempiendo. Con l’apertura dei cancelli alle 18.30, il prepartita è iniziato molto prima dalle parti dell’obelisco del Foro Italico tra cori, fumogeni e bandieroni tutti quelli che già intorno alle 20 si sono spostati dentro allo stadio. Si è cominciato a pensare davvero alla partita quando sui maxischermi sono stati proiettati i gol del cammino fatto dalla Roma per arrivare a Budapest, poi l’esibizione di Marco Conidi e l’Orchestraccia. Grandi boati si facevano sentire quando venivano inquadrati Totti, i Friedkin e il settore dei romanisti a Budapest, mentre per Dybala usciva anche un pizzico di voce in più, come se i romanisti sapessero quello che stava per arrivare. Poi la volta dell’inno, cantato così forte da farsi sentire anche in Ungheria, il fischio d’inizio e un velo di tensione sempre sopraffatto dalla carica dei cori. Come la Roma è scesa in campo con consapevolezza, anche i romanisti all’Olimpico si sono accorti che i giallorossi avevano qualcosa in più e la carica cresceva continuamente, dall’occasione sprecata da Spinazzola, al contrasto pericoloso su Abraham in area, fino all’esplosione più assoluta per il vantaggio di Dybala, un’esultanza durata diversi minuti tra urla e abbracci. Qualche comprensibile protesta ai 7’ di recupero del primo tempo, poi tutta la sofferenza del mondo quando gli spagnoli hanno alzato il baricentro e l’autogol di Mancini: un attimo di sconforto poi un applauso scrosciante, proprio per il numero 23. È cresciuta la furia giallorossa quando Taylor non è neanche andato al monitor per verificare l’evidente fallo di mano di Fernando. Ha lottato la Roma e ha lottato l’Olimpico anche durante gli interminabili supplementari, si soffriva a Budapest e succedeva lo stesso nella Capitale, dove si spingeva la squadra senza neanche rimettersi seduti. Applausi a scena aperta per l’uscita di Matic che ha dato tutto e poi si è andati ai rigori. In quel momento sono ripartiti l’inno e la sciarpata ed erano in oltre 55.000 all’Olimpico a tirare quei maledetti rigori, ma non è bastato. Sono lacrime amare ma figlie di un grande, grandissimo amore.

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