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Stadio Olimpico ore 21

Roma-Ludogorets: tutto o tanto

Contro i bulgari la vittoria vale il playoff di Europa League. Un altro risultato la retrocessione nella Conference che abbiamo già vinto lo scorso anno

Una azione di Pellegrini contro il Ludogorets all'andata

Una azione di Pellegrini contro il Ludogorets all'andata (As Roma via Getty Images)

03 Novembre 2022 - 09:15

Tutto o poco, ecco l’alternativa in ballo stasera. O forse, tutto o tanto. Vincere con i bulgari significherebbe infatti andare a scontrarsi con una delle deluse della Champions per giocarsi a febbraio il diritto di rimanere in Europa League. Pareggiare o perdere significherebbe invece retrocedere in Conference League. Ecco perché anche quel “poco” potrebbe essere relativo. L’anno scorso per noi la Conference League è stata tanto, anzi è stata tutto, o almeno tutto quello che si poteva vincere nella prima stagione di Mourinho, considerando i valori in campo nelle tre competizioni affrontate. E a ben vedere, semplicemente giocando con i valori dei pronostici, anche quest’anno potrebbe essere così. In Europa League invece è pieno di squadroni, e altri ne scenderanno dalla Champions, con il rischio magari di giocarsi la qualificazione con un Barcellona, per esempio, oppure ricevendo in dote un avversario più addomesticabile, tipo. Ma lo smacco di arrivare terzo in un girone comunque abbordabile sarebbe una delusione che solo una vittoria finale in Conference potrebbe lenire, meglio l’upgrade del playoff. E comunque ci si penserà tra tre mesi, per adesso ci terremmo la soddisfazione di aver ripreso in mano un girone che con due sconfitte nelle prime tre partite era sembrato compromesso. A complicare tutto fu proprio il flop dell’esordio, contro gli stessi bulgari che stasera ci contendono il secondo posto (calcio d’inizio ore 21, diretta come al solito a scelta tra Sky e Dazn). Manco a dirlo, l’Olimpico esaurito soffierà sulle vele spiegate della squadra di Mourinho, e l’effetto stordente che soprattutto in Europa fa questo campo con la sua gente dentro è testimoniato dalla lunghissima striscia positiva interrotta proprio nell’uscita precedente, col Betis.

"Sopravvivere". Questo è il mantra di Mourinho, ripetuto anche ieri in una conferenza stampa in cui l’allenatore ancora una volta non si è fatto alcun problema nel rappresentare la scarna realtà tecnica in cui si muove la squadra in questi giorni, stretta tra una serie di similfinali da dentro o fuori che stanno logorando muscoli e forse un po’ anche le teste dei giocatori. Tutto per la sopravvivenza, che poi tradotto significa arrivare a gennaio col passaporto per l’Europa e saldi sul treno per i primi quattro posti del campionato italiano. Per fortuna la rosa della Roma numericamente non è così ristretta soprattutto ove si consideri che alle potenzialità della prima squadra si vanno aggiungendo giornata dopo giornata elementi del sempre più florido settore giovanile giallorosso che sanno a turno diventare decisivi anche per la prima squadra. Della formazione, come al solito, parliamo a parte, ciò che conta, semmai, è capire quante forze residue dovranno essere messe in campo questa sera e quante se ne dovranno conservare per la sfida altrettanto importante di domenica contro la Lazio.

Zaniolo ha avuto la soddisfazione di vedersi togliere una giornata di squalifica ma non è detto che l’ematoma rimediato per quell’entrata scriteriata del difensore polacco del Verona Dawidowicz lo autorizzi a giocare. Pellegrini non è chiaramente al meglio, Smalling è chiamato agli straordinari, Mancini dovrà saltare l’impegno ed è l’unico che potrà riposare per il derby. Giocheranno di sicuro El Shaarawy e Abraham, e l’auspicio non solo di Mourinho è che sia lui a regalare la qualificazione portandolo in dono ai 61.000 dell’Olimpico. La sconfitta col Betis ha tolto anche il peso di una striscia di imbattibilità consecutiva che prima o poi si sarebbe dovuta interrompere. Meglio prima che poi, se quella sconfitta avrà determinato solo lo slittamento al secondo posto. Quella di stasera potrebbe significare di peggio. Anche se il peggio si chiama Conference league. E l’anno scorso tanto peggio non era…

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