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LA PARTITA

Roma-Wolfsberger, la notte dei lupi

Per il passaggio del turno e la qualificazione ai sedicesimi, serve solo una certificazione. Fonseca in piena emergenza, austriaci in crisi dopo la fuga di Struber

La rifinitura di ieri a Trigoria, di LaPresse

La rifinitura di ieri a Trigoria, di LaPresse

12 Dicembre 2019 - 08:36

Quando la Roma finì a casa Wolfsberger (si fa per dire: in realtà hanno giocato a Graz perché il loro stadiolo è troppo piccolo per gli standard europei) rimase un po' ammaliata dal fatto che questa piccolissima squadra austriaca sembrava saperci fare col pallone (avevano appena vinto 4-0 in casa del Borussia Moenchengladbach, era sul podio della Bundesliga austriaca), aveva un allenatore molto ammirato e calcisticamente evoluto, Gerhard Struber, e giocava in uno stadio piccolo eppure pronto a scaldarsi all'apparizione dei loro beniamini. E poi quel primo freddo avvertito appena scesi dall'aereo aveva provocato più di un brivido ai giocatori giallorossi, che quattro giorni prima avevano lottato a Lecce a quasi trenta gradi. E infatti la partita giocata poi quel giovedì 3 ottobre avrebbe confermato quei sinistri pensieri della vigilia: Fonseca si affidò al turn over (fuori dall'inizio Pau Lopez, Kolarov, Smalling, Veretout e Dzeko, oltre a Florenzi che in quel periodo era titolare indiscusso) e quelli che giocarono non bastarono per vincere la partita.

E quel pareggio ha parecchio complicato i piani di qualificazione della Roma, complice il destino che ha sorretto i tedeschi del Borussia lungo tutto l'arco delle partite di questo girone J dell'Europa League, in special modo proprio nel doppio confronto con la Roma. Così se stasera il Borussia (in casa col Basaksehir) non perderà oppure farà lo stesso risultato della Roma saranno proprio i tedeschi a qualificarsi come primi del gruppo. In ogni caso la qualificazione per la Roma è garantita anche in caso di inopinata sconfitta all'Olimpico a meno che non siano i turchi a vincere al Borussia Park. Ma per togliersi qualsiasi dubbio basterà almeno pareggiare e la pratica sarà evasa. Ci mancherebbe altro.

Fuga e crisi

Di sicuro, gli austriaci della baldanza di inizio ottobre oggi non hanno più quasi niente, se non il disincanto di chi viene a Roma in gita. Le cose sono peggiorate da quando hanno clamorosamente perso il loro profeta, Gerhard Struber, che all'improvviso ha deciso di accettare la corte degli inglesi del Barnsley abbandonando la squadra praticamente da un giorno all'altro. Dalla sua fuga, avvenuta il 20 novembre, gli austriaci hanno ottenuto una vittoria e tre sconfitte, perdendo le residue speranze di qualificazione ai sedicesimi in Europa League mentre le due rivali in Bundesliga sono irraggiungibili (il Salisburgo, eliminato martedì dal girone del Napoli in Champions e di conseguenza annesso ai sedicesimi di Europa League, ha tredici punti in più). A sostituire Struber è stato il suo vecchio assistente, Mohamed Sahli, 40enne di origini tunisine che aveva avuto esperienze soprattutto di calcio giovanile.

Fonseca non si aspetta certo regali e tanto per cambiare è costretto ad affrontare l'ennesima emergenza, dopo le ulteriori pessime notizie arrivate su Smalling e Pellegrini. Della formazione parliamo a parte, quel che è certo è che ancora una volta l'allenatore portoghese non potrà seguire i suoi pensieri ma dovrà adattarli alle esigenze dell'infermeria. Prima delle feste restano tre sfide, due all'Olimpico (stasera il Wolfsberger, domenica alle 18 la Spal, appena 67 ore dopo il triplice fischio dell'inglese Pawson e la trasferta di Firenze). C'è margine per passare un Natale assai sereno, a patto di cominciare stasera a mettere punti in portafoglio. Anche la tradizione specifica è dalla parte della Roma, con un'imbattibilità lunga finora cinque partite (nelle precedenti quattro, doppia vittoria col Wacker di Innsbruck nel 1992, pareggio in casa 3-3 e vittoria fuori 4-2 con l'Austria Vienna nel 2016). È una notte da lupi perché farà freddo e probabilmente poca gente sugli spalti. E poi perché sono lupi anche gli austriaci. Le notti in cui ci si sente ancora più romanisti.

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