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Per la Roma

Da una parte urla, fazioni e astio. Dall’altra chi con Lei si sente vivo

Viene difficile individuare il bene della ROMA nel seminare astio anziché sentimento, nell’alimentare la contrapposizione invece dell’unione

Storica coreografia della tifoseria romanista

Storica coreografia della tifoseria romanista

28 Dicembre 2022 - 13:00

Per parlare della ROMA non è indispensabile urlare. Non è necessario credersi più importanti della ROMA stessa, ma potrebbe tornare utile il saper distinguere il congiuntivo dal condizionale e – soprattutto – la capacità critica dal prenderla per il culo. Perché sì, sono due cose differenti. E il prenderla per il culo dovrebbe essere esclusiva degli avversari. Per far credere di essere competenti nel saper raccontare la ROMA non è necessario vantarsi di fantomatiche fonti anonime, nuotare nella bile, sceneggiare misteri, fare i conti con il passato o a gara per aspirare alla medaglia del «lo avevo detto» volendo passare – oltretutto – per quelli che, invece, non ci fanno nemmeno caso. A patto, però, che caso ce lo facciano gli altri…

Per dimostrare di essere legati alla ROMA non servono cento video girati dentro lo stadio inquadrandosi con gli occhi fuori dalle orbite, il ricercare ostinatamente il consenso sull’idea che la stragrande maggioranza dei suoi giocatori siano pippe. Non serve recitare frasi a effetto, frasi fatte, frasi a buffo. Tantomeno darsi un tono, partecipare a infantili duelli a colpi di decine di follower, ripetere o partorire tafazzisti luoghi comuni sui limiti – o presunti tali – dell’allenatore o della squadra. O di chiunque altro tranne, con autoironia, di sé stessi.

Viene difficile individuare il bene della ROMA nel seminare astio anziché sentimento, nell’alimentare la contrapposizione invece dell’unione. E così i partiti, le fazioni, le divisioni, i favorevoli e i contrari, le vedove, i fautori del partito preso, i sostenitori accaniti del proprio pensiero piuttosto che del risultato finale, del protagonismo personale anziché della spinta collettiva.

E tutto questo perché la ROMA è una cosa semplice: vince, siamo felici. Perde, tristi. Consapevoli amanti di una dicotomia che, tra suggestioni e stati d’animo diametralmente opposti, pone il calcio nella sfera sentimentale della nostra vita piuttosto che sui libri di fisica quantistica. Non contiamo i giorni che ci dividono dal quattro gennaio per sentirci bravi… ma per sentirci vivi. “Forza ROMA vinci ancora!”. 

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