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La Roma logora

Pioli, Marciniak e i funerali televisivi

Ma perché non prenderne atto? La Roma logora. Questa Roma logora. Specie se fa i bozzi al pluridecorato Milan, all’andata e pure al ritorno

Marciniak dopo l'espulsione di Celik

Marciniak dopo l'espulsione di Celik (GETTY IMAGES)

20 Aprile 2024 - 08:49

Ma perché non prenderne atto? La Roma logora. Questa Roma logora. Specie se fa i bozzi al pluridecorato Milan, all’andata e pure al ritorno. Le tv nazionali e molti giornali non sanno più dove mettere i demeriti dei rossoneri, stanno già dando in pasto ai fegati spappolati degli indiavolati il povero Pioli, che, solo giovedì sera, sgrugnato definitivamente, è tornato sulla via dell’eleganza e del fair play. Lasciando volentieri ai tecnici il compito di cucinarlo per le mosse-non-mosse tattiche, caliamo un velo pietoso sulla sua gestione della comunicazione dal sorteggio a mercoledì sera, con nel mezzo la polemicuccia arbitrale dell’andata e il mancato riconoscimento dei meriti di De Rossi per lo scacco matto. E ora il Milan sì, ma chissà se Pioli giocherà la Champions nella prossima stagione.

Una Roma da sballo, quella di De Rossi, che logora così tanto da annichilire anche chi dovrebbe serenamente giudicare e celebrare la risalita del calcio nostrano che recupera uno slot in più per la Champions 2024/25. Un po’ di equilibrio in più sarebbe stato gradito, invece che quelle facce da funerale nazionale dopo un derby italiano d’Europa. Mica parliamo della Bacini d’utenza League, altrimenti ce ne faremmo una ragione! D’altronde logorava quella di Mourinho, figuriamoci quella di De Rossi, che probabilmente è più simpatico al sistema calcio italiano e che, in quanto romano e in quanto bravo, qualcuno sognava già lontano dalla Capitale. Invece no.

Tutto questo fa inorgoglire ancor di più i romanisti, che hanno la pelle dura. Tanto da sapere alla perfezione, storia dell’UEFA alla mano, che prima o poi arriverà un arbitro che vorrà, nel pieno delle sue facoltà interpretative, fare il fenomeno di fronte a un’ingenuità da matita blu come quella di Celik. Non per pensare al Marciniak, ma all’Olimpico e all’estero abbiamo visto di tutto, è ridondante enumerare i casi. Anche di recente. Dopo la direzione nel senso di direzione di gara del tedesco Zwayer a Brighton (e di Taylor con la sua spinta al Leverkusen ai danni del Qarabag) avevamo chiesto a Rosetti di salvare le coppe europee, non in quanto italiano, perché nessuno vuole favori, ma in quanto designatore. E invece non resta che aspettarsi un premio al pure esperto ma già contestato (da più parti) arbitro polacco dalle interpretazioni del regolamento ballerine. Lo sapevamo prima - non era pianto preventivo, perché fortunatamente poi la storia dà torto e dà ragione - e lo sapremo anche dopo. L’unica è fare le cose per bene, che può non bastare, come accadde a Budapest, che è frustrante oltre modo ma consente di non avere rimpianti.

L’unica è fare le cose per bene, o forse di più. Perché alla Roma serve sempre uno sforzo sovrumano, come capiterà per via del calendario - con la battaglia persa in Lega sul recupero del 25 aprile - da qui a fine maggio. De Rossi lo sa, è uomo di calcio, di questo calcio, e ama la Roma tanto da difenderla ovunque con i suoi tackle. E adesso, forse, l’hanno imparato anche i Friedkin, che non “parlano” mai per caso.

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