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La rete di José

C’era una volta un omerico: Mourinho pescatore, un po’ Ulisse un po’ Achille, moltiplicatore di sogni nell’antistoria della Roma

José Mourinho dopo Bayer-Leverkusen Roma

José Mourinho dopo Bayer-Leverkusen Roma (Foto Mancini)

20 Maggio 2023 - 11:57

Quella passeggiata sotto il settore ospiti, quelle lacrime di gioia, quello scarico di tensione, quella soddisfazione, quel pugno chiuso battente in sincronia con i cuori dei duemila romanisti presenti alla BayArena e degli altri milioni in tutto l’universo. Pugni chiusi, ma di speranze, José Mourinho ha cancellato la notte più nera dei tifosi giallorossi. Perduti per sempre, comunque vada, con Mourinho fino all’inferno, come ha sempre detto la Sud. Perché José Mario dos Santos Mourinho Felix da Setubal, pescatore, ha gettato le sue reti nella Capitale in un giorno di maggio di due anni fa e buona pesca ci sarà, perché Roma è giallorossa e con il suo pubblico accanto che canta le sue canzoni, burrasca calmerà. Perché ogni Antonio che ha preso l’aereo, il treno, la macchina o il cavallo per la Leverkusen della nostra vita in realtà è salito sul pullman dello Special One. Quello che i ragazzi di José hanno piazzato davanti alla porta difesa da Rui Patricio. La porta del cuore e del sole. 
Per chi tifa Roma e non dorme mai, per chi beve di notte e di notte muore, per chi l’ha visto e per chi non c’era, per chi è partito all’alba, pensando al suo bambino e al saluto che gli mandò e a sua moglie sveglia di buon mattino che con Dio di Mou parlò. Per chi la sera si addormenta e qualche volta sogna perché sa sognare, Mourinho ha clonato un’altra volta il suo dna nel nostro. L’ha fatto. L’ha fatto un’altra volta, ha convinto tutti dopo Roma-Feyenoord, un’altra volta, che l’obiettivo era a un passo, o due. 
Intemperie, infortuni, ingiustizie. Ha messo i puntini sulle i. Contro tutto e tutti. Step by step. Tutto o niente. Roma or nothing. Un passo. Un passaggio del tutto antistorico, quello dell’approdo in finale di una coppa europea per due stagioni consecutive. Ha moltiplicato i sogni e i pesci. Ha gettato le sue reti, le ha strapazzate sotto quel settore, al grido di «Vamos!» che qualcuno ha giurato fosse anche un po’ «Daje!». José Mourinho, gigante e eroe che piange, c’era una volta un omerico, ha cambiato lo status da mai una gioia, ora che c’è la Joya, a farci piangere e abbracciarci ancora. Astuzia, forza, coraggio e cuore. Un po’ Ulisse, un po’ Achille, certamente Ettore, José realizza sogni, di quelli che fanno piangere quel mare che non ti ha mai dato tanto e che fa bestemmiare. 
Unico in tutto, dice il suo capitano, cioè il nostro. E un motivo ci sarà se fa superare gli ostacoli, oltre i muscoli del capitano, con la Roma in fondo al cuor. E che oltre gli ostacoli ti fa gettare il cuore. Senza limiti per chi ha limiti, come la sua Roma. Compattatore, ammaliatore, ammiratore. Sì, della sua gente, corteo vivente, che ha teso a lui le braccia come se dietro all’orizzonte ci fosse ancora cielo. Che sta cancellando la scaramanzia e sta insinuando l’abitudine a questa strana consuetudine del traguardo possibile, se non della vittoria. In questa stagione non ha ancora vinto niente, ma ha già vinto tutto. E forse vincerà ancora. Mou-ratelo a Trigoria, si chiede a gran voce. E buona pesca ci sarà.

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