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Stadio della Roma: per ora, niente fuga a Fiumicino

Il Comune e i proponenti stringono per la Convenzione (entro tre settimane). L’accelerazione non dovrebbe essere dovuta alla “minaccia” di costruire a Fiumicino

01 Giugno 2019 - 07:00

«Se vogliamo competere con i maggiori club europei, abbiamo bisogno dello stadio». Parole di James Pallotta, che forse in questo periodo non sarà l'uomo più popolare della Capitale, ma sulle cui abilità imprenditoriali nessuno può discutere. E lo stadio resta al centro dei pensieri dell'imprenditoria, della finanza e della politica romana. Perché un investimento da un miliardo di euro fa gola a tutti, in primis ai cittadini che con quei soldi vedrebbero riqualificato un pezzo importante della città. E nessuno a Roma vuole sentire parlare di fuga a Fiumicino. Almeno per ora. Anche ieri infatti è andato in scena l'ennesimo incontro tra proponenti e Comune per mettere a punto la Convenzione urbanistica, che poi sarebbe niente più (e niente meno) del contratto che regolerà i rapporti tra pubblico e privato nella costruzione del nuovo impianto giallorosso e dell'area ad esso annessa.

Il punto su cui si continua a discutere maggiormente è quello della tempistica della realizzazione delle opere pubbliche. Il Comune ha ribadito più volte come non intenda permettere l'apertura dell'impianto prima del completamento del potenziamento delle linee di trasporto su ferro. Insomma balla l'ammodernamento della Roma-Lido, la peggiore (o una delle peggiori) ferrovia d'Italia, che però serve ogni giorno circa 100 mila pendolari, e che con la presenza dello stadio subirebbe un ulteriore carico di passeggeri. Il problema per i proponenti sta proprio in questa importante infrastruttura, che non rientra nelle facoltà dei privati. L'ammodernamento e il potenziamento della linea passa infatti per la Regione Lazio, che ha già stanziato 180 milioni di euro, cui andranno aggiunti i 45 milioni di Pallotta e soci. Sarà quindi l'Ente pubblico a gestire i lavori, e la Roma ha legittimamente paura che possano esserci ritardi che avrebbero importanti e nefaste conseguenze con gli interessi degli investitori.

In questo senso si continua a cercare la classica quadratura del cerchio e nelle ultime ore filtra un certo ottimismo. I privati contano infatti di chiudere la partita entro due o tre settimane, e vedere quindi la Convenzione (e la Variante) finalmente in aula per il voto. Questa accelerazione non sarebbe stata determinata dalla "minaccia" Fiumicino, quanto da una decisa operatività dell'Ente guidato da Nicola Zingaretti, che la scorsa settimana ha firmato (dopo averla approvata in assemblea lo scorso 21 febbraio) la convenzione tra Regione Lazio, ministero dei Trasporti, Rfi ed Atac, in quanto ente attualmente gestore, per l'ammodernamento della Roma-Lido.

La linea diventerà una sorta di metropolitana urbana con passaggio di un treno ogni 6 minuti, e nuovi convogli, entro l'inizio del 2023. I lavori saranno assegnati nel secondo semestre del 2020 ed i cantieri dovrebbero aprirsi nei primi sei mesi del 2021 per concludersi tra la fine del 2022 e appunto l'inizio del 2023. In realtà il primo tratto, quello che unisce il capolinea di Piramide alla fermata di Tor di Valle, dovrebbe essere completato entro il 2022, e su questa data si starebbe lavorando per consentire alla Roma di avere il suo stadio in tempi ragionevoli. E che questo intervento serva alla città, prima ancora che alla Roma, è dimostrato dalla manifestazione che il 24 maggio scorso i comitati "MetroXRoma" e "Salviamo la linea C" hanno organizzato davanti la fermata di Acilia, proprio per chiedere di trasformare la linea ferroviaria in una vera e propria metropolitana.

I problemi per la Roma però arrivano dal fronte politico, indebolito dalle ultime elezioni europee, che avrebbero messo in minoranza la sindaca Raggi all'interno del Movimento 5 Stelle. La debacle dei pentastellati a Roma è infatti attribuita all'interno del partito alla sciagurata gestione della città da parte della sindaca, e più di qualcuno auspicherebbe un cambio di guardia. In questo contesto, in cui ancora non è chiara nemmeno quale possa essere la sorte del Governo nazionale, i vertici capitolini preferirebbero prendere ancora tempo ed evitare voti pericolosi in aula. Il ritardo comincia ad essere cospicuo e ad oggi appare improbabile che si possa posare la prima pietra entro l'anno, come invece auspicato dalla sindaca più volte, anche recentemente. I prossimi giorni saranno determinanti per comprendere le reali intenzioni del Campidoglio e fissare una nuova tabella di marcia, sperando questa volta di rispettarla.

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