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La svolta

Nuovo stadio Roma: scelta l'area, si costruirà a Pietralata

Nota congiunta della società e del Campidoglio. Il Ceo Berardi: «Ringrazio il Sindaco, ora la palla passa a noi. Possibile farlo entro il 2026, ma dobbiamo lavorare molto»

Una bozza del nuovo stadio della Roma

Una bozza del nuovo stadio della Roma

08 Luglio 2022 - 07:00

A un anno dalla delibera con cui il Comune ritirò il pubblico interesse su Tor di Valle, e a meno di 24 ore dalla chiusura dell’OPA lanciata dalla proprietà sulle azioni flottanti della Roma, è finalmente arrivato l’annuncio sul nuovo stadio del club giallorosso. Un breve comunicato congiunto con l’amministrazione di Roma Capitale che dissipa quasi completamente quei pochi dubbi rimasti sulla scelta della nuova area e sull’iter che da oggi prenderà sostanzialmente il via.
 

Poche righe che però hanno dato nuove certezze a chi segue con interesse la possibilità che la Roma si doti ufficialmente di un proprio impianto di proprietà. Intanto l’area: sarà Pietralata, senza esitazioni. «All’esito di una serie di riunioni congiunte tra gli uffici dell’amministrazione capitolina e i tecnici di AS Roma Spa tenutesi negli scorsi mesi - cita infatti il comunicato ufficiale diffuso ieri -  Roma Capitale prende atto positivamente della volontà da parte della società giallorossa di presentare nelle prossime settimane al Campidoglio uno studio di fattibilità per la realizzazione di uno stadio su un’area comunale nella zona di Pietralata». E l’area in questione è quella dello SDO, il Sistema Direzionale Orientale che avrebbe dovuto accogliere tutti i palazzi della pubblica amministrazione (capitolina e statale) oggi dislocati sull’intero territorio comunale, una sorta di città dei ministeri, che però non ha mai visto la sua realizzazione. Un progetto su cui si lavora fin dagli Anni 60 dello scorso secolo e su cui è terminata la fase iniziale (quella comprendente gli espropri) ormai da più di quaranta anni. 

Nodi sciolti

Ed ecco uno dei nodi su cui il dialogo tra la Roma ed il Comune si era arenato nelle scorse settimane. Come noto infatti il club avrebbe preferito la zona che insiste sugli ex Mercati Generali di via Ostiense, mentre il Comune da subito ha spinto per l’area oggi scelta. A frenare gli entusiasmi della Roma un dubbio di natura legale relativo proprio agli espropri: come destinare quei terreni allo stadio senza incorrere in ricorsi amministrativi degli ex proprietari? Infatti un terreno espropriato non può essere destinato ad uso diverso da quello per cui viene fatto l’esproprio, pena la restituzione del bene. Una magagna non da poco, ma su cui i tecnici di Roma Capitale, supportati dall’Avvocatura Capitolina, sono convinti non ci siano margini in negativo. I terreni sono infatti nella disponibilità del Comune da talmente tanto (non meno di trent’anni) da rendere impossibile qualsiasi ricorso. Una tesi di cui lentamente si è convinta anche la società giallorossa, che quindi ha sciolto la riserva. 

Altro elemento emerso nel comunicato è quello relativo all’iter scelto. Per molto infatti si è dibattuto sulla possibilità di ricorrere a leggi ordinarie, che permettessero al Comune di essere parte attiva del processo decisionale. Ma la strada intrapresa è un altra. «L’iniziale esame urbanistico - cita ancora il comunicato - svolto sull’area individuata da AS Roma non ha infatti messo in evidenza elementi ostativi alla presentazione del suddetto progetto, che sarà attentamente valutato da Roma Capitale secondo l’iter amministrativo disciplinato dalla cosiddetta Legge Stadi (art. 1, comma 304, L. 147/2013)». 

Insomma si va avanti con la legge sugli stadi. Che mette in sicurezza il proponente circa alcuni passaggi amministrativi, ma che impone anche delle procedure specifiche. In primo luogo la presentazione del progetto preliminare, che non potrà essere troppo lontano da quello definitivo, poi la delibera di pubblico interesse da parte dell’Assemblea di Roma Capitale, quindi il progetto definitivo, l’avvio della Conferenza dei Servizi Decisoria, l’adozione di variante da parte del Comune, il via libera della Regione, e infine le gare pubbliche. Un iter che non potrà essere inferiore ai due anni, e che rende complicato (non impossibile) assecondare il desiderio del club di inaugurare l’impianto nel 2026

La posizione del club

Un dettaglio questo svelato direttamente dal Ceo della Roma Pietro Berardi a margine della presentazione della Conference League che sarà esposta allo Stadio Olimpico. «Vorrei ringraziare il sindaco Gualtieri e il suo staff - ha detto Berardi - ora la palla passa alla Roma per dimostrare che le aspettative che abbiamo generato serviranno per fare lo stadio. La possibilità di farlo entro il 2026 c’è, dovremmo lavorare molto ma per ora tutto è andato bene. Ci sono varie fasi amministrative prima della presentazione del progetto definitivo – ha aggiunto – le rivelazioni archeologiche, ambientali, di mobilità. Abbiamo fatto tutte le fasi che portano a quella finale. Se mi state chiedendo se c’è già un disegno definitivo del progetto stadio dico che è ancora presto, ci sarà nelle prossime settimane, nei prossimi mesi». Berardi ha poi voluto rassicurare i tifosi circa la capienza dell’impianto, su cui nelle scorse settimane erano circolate voci che la stimavano poco superiore ai 40mila. A chi gli ha chiesto se il nuovo stadio avrà una capienza minore rispetto all’Olimpico, Berardi ha risposto: «No. Lo stiamo parametrando rispetto ai parametri che stiamo scoprendo». Questo non significa che il nuovo impianto potrà ospitare gli attuali 65mila dell’Olimpico, ma che la società sta ancora valutando e che molto probabilmente si andrà verso una capienza complessiva di poco inferiore ai 60mila posti a sedere. Ma è presto per questi azzardi, anche perché la società continua a lavorare lontano dai riflettori. «Decideremo sempre - ha infatti concluso Berardi - di comune accordo con il Campidoglio di comunicare le varie date e tappe. È stata una bella cosa il comunicato congiunto, dimostra forte volontà da entrambe le parti di farlo».

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