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Stadio della Roma, si accelera sul fronte Eurnova. Le nuove tempistiche del Comune

Luca Parnasi vuole cedere la partecipazione prima del processo. Il Campidoglio può rinunciare alla due diligence e attendere solo il primo parere del Politecnico

Lo stadio di Tori di Valle

Lo stadio di Tori di Valle

17 Novembre 2018 - 08:08

Vendere e presto. Queste le parole d'ordine fatte arrivare in questi ultimi giorni all'amministratore delegato di Eurnova, Giovanni Naccarato. Parole che arriverebbero direttamente dalla proprietà, che vorrebbe chiudere definitivamente la pratica relativa allo stadio della Roma prima del processo che vedrà coinvolti come imputati Luca Parnasi e praticamente tutta la (ex) dirigenza della società immobiliare. E non perché si tema una particolare severità dalla corte che dovrà giudicare gli imputati dell'inchiesta Rinascimento emersa lo scorso giugno, quanto proprio per la volontà ormai consolidata di dedicarsi ad altro. Una notizia questa che sta facendo smuovere anche chi all'interno del Comune di Roma sembrava più restio a riprendere l'iter di approvazione del progetto di Tor di Valle. Al punto che sembra che la sindaca Virginia Raggi (e con lei tutti gli uomini più fidati) stia gradualmente rinunciando alla due diligence approfondita più volte annunciata. Il tutto ad oggi dovrebbe ridursi al solo studio sui flussi di traffico affidato al Politecnico di Torino. O meglio ancora, dobbiamo parlare non di un nuovo studio, ma della verifica dello studio fatto lo scorso anno da Systematica srl per conto di Eurnova.

Uno studio sulla cui bontà sarebbe emerso qualche dubbio a seguito di una (sola) intercettazione tra due collaboratori di Luca Parnasi, ma che ha superato il vaglio dei tecnici del Comune e di quelli riuniti in Conferenza dei Servizi (quindi oltre al Comune, anche quelli di Città Metropolitana, Regione e dei vari Enti dello Stato). A questi bisogna aggiungere un parere, già sul tavolo della prima cittadina della capitale dallo scorso luglio, dell'avvocatura capitolina sulla bontà dell'iter svolto sinora. Pronti quindi a ripartire. E l'orientamento sembra essere quello di non attendere il parere completo dell'istituto piemontese, ma anche solo quello preliminare, previsto entro il prossimo 9 dicembre. Facendo due rapidi conti su entrambe queste notizie, ecco che diventa possibile, se non probabile, che l'iter riprenda il proprio corso entro la fine di quest'anno. Questo permetterebbe alla Variante al Piano Regolatore Generale della città di giungere in aula Giulio Cesare nei primi giorni del prossimo anno. Per poi approdare nuovamente in Regione per un ultimo passaggio formale (ma in questo senso la volontà politica e la compattezza della giunta, guidata da Nicola Zingaretti per il suo secondo mandato, non lasciano spazio a possibili sorprese negative).

Un'accelerata finalmente di cui si sentiva l'urgenza. E non per fantomatici rischi di abbandono della proprietà del club giallorosso, eventualità questa smentita per l'ennesima volta ieri pomeriggio. La presidenza della Roma infatti è salda e determinata. E pronta a farsi carico in prima persona dell'intero progetto. Pronta, non decisa. Il presidente Pallotta se avesse davvero voluto intraprendere l'avventura verso il nuovo stadio da solo, lo avrebbe potuto fare fin dal primo giorno. Il modus operandi del magnate di Boston è sempre stato però quello della ricerca di partner ed investitori. Ed in questo senso si continua a lavorare. Non mancano le manifestazioni di interesse, sia dall'Italia (il gruppo Pizzarotti e la Salini Impegilo) che dall'estero (l'americana Starwood in primo piano), tutte (o quasi) soluzioni gradite agli stessi vertici giallorossi. Non si esclude la possibilità, come detto, di un'assunzione in prima persona del rischio di investimento, ma solo come ultima soluzione. E non certo alle cifre inizialmente pattuite da Parnasi con la DeA Capital, che stava per acquistare Eurnova per circa 200 milioni di euro.

Oggi la società (al momento formalmente fuori dalle indagini e da qualsiasi procedimento della procura di Roma) vale tra i 70 e 120 milioni al massimo, e l'ad Naccarato sa di non poter ottenere di più. Non esistono curatori fallimentari con cui interfacciarsi, ma uomini identificati come affidabili dalla famiglia Parnasi, e che gli interessi di quest'ultima devono curare. Per questo l'indicazione di vendere e farlo presto non va sottovalutata nella sua importanza. Una volta ottenuto il parere (positivo) del Politecnico di Torino e liberato il campo dall'ombra di Luca Parnasi e dall'inchiesta che lo coinvolge (e che occorre ricordare non riguarda lo stadio e nemmeno la Roma) non vi sarebbero più ostacoli (formali prima ancora che sostanziali) alla ripresa di tutto il procedimento amministrativo. Una ripresa che ad oggi risulta favorita anche dai nuovi equilibri all'interno della maggioranza pentastellata in Campidoglio, con la crescita personale e politica dell'assessore allo sport Daniele Frongia. Tutto quindi procede nella giusta direzione per portare alla posa della prima pietra della nuova casa giallorossa. Presto.

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