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L'intervista

Viscidi: "Pisilli è sottovalutato, farà una grande carriera"

Le dichiarazioni: "Faticanti è un centrocampista centrale con grandi geometrie e visione. Ha bisogno di giocare in prima squadra, altrimenti perde ritmo"

Maurizio Viscidi

Maurizio Viscidi (GETTY IMAGES)

La Redazione
19 Luglio 2023 - 15:29

Il coordinatore delle Nazionali italiane giovanili maschili Maurizio Viscidi è intervenuto nel corso della trasmissione "Primo Tempo" di Radio Romanista. Di seguito le sue dichiarazioni.

Maurizio, dopo gli Europei dell'Under 19 del 2022 dicevi che il problema del nostro calcio era legato al fatto che gli attaccanti non saltassero più l'uomo. Le cose però sono un po' cambiate ora, non trovi?
"Sì, se noi ci concentriamo su questa nazionale, siamo rimasti tutti colpiti dalla capacità di Vignato e Hasa di saltare l'uomo e quindi resta un tema attuale. Abbiamo una metodologia di lavoro che non permette una risoluzione individuale delle situazioni di gioco. Se abbiamo giocatori che non saltano l'uomo e difensori capaci di difendere l'uno contro uno, in Europa non faremo mai la differenza. In Europa troviamo delle ali velocissime con un cambio di passo che ti puntano e ti saltano, non puoi tutte le partite andare in cerca del raddoppio, della copertura. Uno dei problemi del nostro settore giovanile è che abbiamo troppa cultura tattica, abbiamo disconosciuto la cultura tecnica e la crecita del ragazzo. Poi questa tecnica è chiaro che va applicata a situazioni di gioco e di squadra, ma se abbiamo tutti giocatori piatti, da 0 a 0, che non saltano l'uomo e difensori che si fanno saltare facile diventa un problema. I due Dellavalle nel contesto del nostro campionato non sono molto apprezzati ma hanno dimostrato in questo Europeo una tenuta individuale e un'abilità nel gioco aereo difficilmente riscontrabili al giorno d'oggi".

Avete strutturato un certo tipo di lavoro ragionando sui concetti tecnici e tattici base. Vedendo una delle tue tante lezioni da allenatore ha colpito il concetto di invasori e costruttori. Nel momento in cui tu hai la palla hai bisogno del costruttore, che è quello che porta palla, e degli invasori, ovvero quelli che devono andare ad invadere le linee nemiche per posizionarsi tra le linee per raccogliere il pallone. Questi concetti qua sono stati trapiantati tutti nelle nostre nazionali giovanili. 
"Innanzitutto complimenti per la preparazione. Voglio ribadire che il grande merito è stato di Arrigo Sacchi. Nel 2010 trovammo una soluzione in difficoltà, il suo arrivo in federazione è stato propedeutico alla mia direzione. Se fossi arrivato prima io di lui sicuramente non avremmo avuto questo successo perché lui ha carisma e una visione, ha tracciato una strada. Io ho fatto per 4 anni il suo vice imparando tantissimo, poi ho provato a portare avanti i suoi concetti attualizzandoli. Nel calcio non bisogna essere fermi al concetto di ruolo ma di funzione. Se sei un difensore centrale pensi che sia sufficiente rapportarsi all'avversario e alla linea di difesa. Invece sei un giocatore che sta nell'ultima linea che ha una porzione di campo, poi in base alla situazione di gioco puoi decidere di essere invasore o costruttore e di solito sei costruttore. Stiamo cercando di seguire l'evoluzione di un calcio che è sempre più dinamico. Ne parlavo con mister Bollini prima della finale, gli dicevo che dovevamo pressare in un modo e difendere bassi in un altro. Non esiste un solo sistema di gioco, perché tra fase offensiva e difensiva bisogna cambiarlo. Ma anche all'interno della stessa fase va cambiato, perché se facciamo la pressione alta dobbiamo avere una struttura, con una posizionale bassa dobbiamo averne un'altra. La capacità di essere fluidi è una delle caratteristiche che il calcio europeo ti chiede oggi, oltre all'intensità. Se facciamo fatica in Europa è perché facciamo fatica a uscire dal nostro provincialismo".

Questi sono principi base o variano in base ai calciatori a disposizione della Nazionale? 
"A noi piacerebbe sempre andare a prendere gli avversari nella metà campo avversaria per togliere il dominio del gioco e per essere padroni del campo. Per fare questo ad alto livello devi avere il coraggio di andare nella metà campo avversaria a fare la parità numerica. Per noi italiani che veniamo dalla storia del libero e del centrocampista che scherma, dire di lasciare i difensori in parità numerica dietro è difficile. Quando la pressione alta non è sufficientemente forte e ti costringono nella tua metà campo devi fare una difesa posizionale bassa e cambiano i principi. La scelta è andare a prenderli alti, ma a volte contro squadre molto forti non ce la fai. Se non ce la fai spesso ci sono due motivi. Primo tattico, perché pensi di andare a prendere palla in inferiorità numerica. Non si può chiedere a una punta di conquistare una palla in inferiorità numerica, non ci riuscirà mai. L'attaccante deve indirizzare al massimo il gioco avversario, altrimenti si stanca molto. Poi bisogna difendere in modo attivo. Non voglio stare basso passivo a subire l'avversario. Noi in Nazionale vogliamo che chi va nella metà campo avversaria vada ad aggredire. Queste sono le costanti richieste da Mancini. Un calcio più propositivo e meno attendista".

I brasiliani sono tutti invasori nonostante il ruolo? 
"Ci sono scelte di gioco e abilità individuali. Le seconde vanno allenate all'interno delle prime. I brasiliani sono messi male. Sono in una situazione ibrida. Non hanno più il talento di una volta e non hanno l'organizzazione europea".

Parlando dell'Under 21, il precedente allenatore non ha fatto bene e la panchina non è ancora stata assegnata. 
"Il discorso U21 è un discorso che ormai è stato abbozzato. Con ogni probabilità la prossima settimana verrà presentato un nuovo progetto. Anagraficamente l'U21 è a stretto contatto con la prima squadra e questo legame verrà stretto ancora di più. Alla luce di questo il nuovo tecnico sarà in sinergia con Mancini. Quindi faremo delle valutazione per migliorarlo nella propria sinergia. Nicolato è stata una mia idea. Lui è partito dall'Under 18, ha fatto la finale degli Europei U19, semifinale mondiale U20 e sembrava a me e a noi la persona ideale per portare avanti il progetto. Poi nei tornei può succedere di tutto. La partita della Francia entra nella storia della mancanza del Var e poi qualcosa abbiamo sbagliato anche noi"

In Regonesi abbiamo rivisto un difensore posizionarsi con la postura giusta invece di essere piatto. Temporeggiava con i tempi giusti e si posizionava correttamente. 
"Regonesi ha fatto un ottimo Europeo, è cresciuto molto durante la stagione e ha giocato in tanti ruoli anche nell'Atalanta. Questo gli ha dato una maggiore capacità di difendere meglio sugli avversari, con i tempi e la postura giusta. Sono cose che vanno allenate ogni giorno nei nostri settori giovanili con l'uno contro uno difensivo e offensivo. Perché se il difensore sta con il baricentro alto, se sta piatto e se non legge il momento in cui la palla si stacca dai piedi dell'avversario la palla non la prende mai. Io che non ho fatto il giocatore professionista ho avuto la fortuna di avere dei maestri della tecnica che mi hanno permesso di avere la conoscenza dei dettagli che fanno la differenza in campo". 

Pisilli e Faticanti, cosa ne pensi di loro? 
"Faticanti è un ragazzo serissimo, un centrocampista centrale con ottime geometrie, grande visione di gioco, un equilibratore del centrocampo. Ha bisogno di andare a giocare in prima squadra perché se gioca poco perde ritmo. Pisilli è un centrocampista che farà carriera, ha una capacità di inserimento come pochi altri. Nel corso dei 90 minuti quando gli altri calano lui cresce e quindi ti dà nel secondo tempo un apporto straordinario. Un centrocampista completo, può diventare come Barella. Avendo una buona tecnica farà una buona strada, è molto sottovalutato dal panorama dei tecnici italiani che non hanno ancora capito le potenzialità di questo ragazzo".

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