Roma Femminile

Parla il ds Migliorati: "Restare al vertice è la sfida"

«Lo Scudetto è un orgoglio e un sogno realizzato. Confermarsi però sarà ancora più difficile. Il livello medio della rosa ora è più alto, siamo fiduciosi»

Il ds giallorosso Migliorati

Il ds giallorosso Migliorati (GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Leonardo Frenquelli
04 Ottobre 2023 - 07:40

«Da dove siamo partiti, arrivare al vertice e allo Scudetto è stato straordinario, un sogno realizzato». Sono parole di Gianmarco Migliorati, ds della Roma Femminile campione d’Italia e uno dei principali fautori della crescita esponenziale delle giallorosse, capaci in meno di cinque anni di passare dal non esistere all’essere la squadra da battere in patria e un’interessante realtà a livello europeo.

Entrato in carica nel 2019, Migliorati ha iniziato il suo percorso nel club 11 anni fa col settore giovanile maschile, avvicinandosi sempre di più al  femminile: «Per me è una fortuna essere qui da tanto tempo - ha dichiarato in esclusiva a Il Romanista- e già dai primi due anni facevo avanti e indietro tra Trigoria e il “Giulio Onesti” dove lavoravo con i ragazzi più piccoli e col tempo si sono aggiunte delle bambine più piccole, tra Primavera e settore giovanile. Con l’ultimo cambio di società poi è arrivato un progressivo spostamento definitivo: mentirei se dicessi che è stato facile perché si tratta di una realtà del tutto diversa. Quando Morgan De Sanctis e Manolo Zubiria mi hanno chiesto se fossi interessato però ho accettato con convinzione e poi si è solo trattato di tanto studio e approfondimento che mi ha aiutato a capire quanto alto potesse essere il livello da raggiungere, un qualcosa che in tanti dovrebbero fare prima di dare giudizi o fare paragoni». 



Il tempo e il confronto
È proprio il paragone col calcio maschile che agli occhi di chi ancora ha difficoltà o pregiudizi ad accostarsi alla parte femminile un limite che Migliorati ha spiegato con discreta fermezza, rispondendo anche ai luoghi comuni tipo “il campo è troppo grande” o “riducete le porte”: «Col tempo ho imparato ad apprezzare invece come più si va avanti, più il femminile può dare luogo a dei veri spettacoli. Quelle critiche fisse e ricorrenti le fa soltanto chi non conosce o non ha mai seguito con reale interesse, quello che conta è ciò che le atlete sono capaci di fare. Io ho un punto di vista privilegiato e posso assicurare che nelle partite, ma anche in allenamento, parlando di eccellenze,  il livello dei gesti tecnici è altissimo. Vengo anche ai portieri, esistono dei limiti fisici sull’altezza che anche le squadre europee stanno cercando di limare col tempo e lo stesso stiamo facendo noi, penso che tra una decina di anni non ci sarà tutto questo dislivello.

Se guardo nel Barcellona per esempio c’è Paños tra i pali che è di un livello straordinario e poi una come Bonmatì che a centrocampo è praticamente Iniesta al femminile, per qualità  tecnica e interpretazione del gioco. Lì in Spagna poi sono anni avanti a noi».

Guardando in Europa
Migliorati fa riferimento al Barça che ha eliminato le giallorosse dalla Champions per poi vincerla, un parametro perfetto per dare idea di quale sia la posizione a livello europeo, pur attestandosi come dominatrice in Italia: «Oggi non possiamo avere la presunzione di competere con le prime 8-10 potenze europee che sono superiori per cultura, investimenti ed esperienza a certi livelli. Bisogna fare un percorso che è già iniziato e, con le scelte giuste, a me fa ben sperare e pensare che ci sia margine per recuperare terreno».

La differenza che c’è sul campo è netta anche sul mercato: «A volte ci è capitato di trovarci ad avere un obiettivo comune con delle squadre inglesi e non c’è partita. Da questo punto di vista è un po’ come il maschile, basti pensare che ogni anno le squadre del massimo campionato inglese si suddividono 20-22 milioni di diritti tv. Il resto viene da sè. Oggi hanno delle possibilità diverse dalle nostre».

Investimento crescente
Tornando in Italia, la Roma in cinque anni ha costruito una realtà dominante in Italia. L’intero settore femminile costa ai Friedkin  tra i 5-6 milioni di euro annui, una cifra aumentata esponenzialmente negli anni anche a fronte di un rientro molto basso (i primi veri introiti per i risultati sportivi sono i circa 800.000€ ottenuti dal percorso in Champions): «Siamo grati alla società perché ogni giorno dimostra di credere in noi, gli investimenti crescono sempre e ci danno i mezzi necessari per continuare a crescere. Ovviamente il riferimento è anche al mercato, anche grazie a loro stiamo raggiungendo certi risultati e avendo un appeal per delle grandi giocatrici. A questo poi si aggiungono i risultati in Champions e la vicinanza dei nostri tifosi che sono straordinari e sempre un ottimo biglietto da visita. Il seguito che abbiamo costruito è forse uno dei nostri più grandi risultati, nessuno avrebbe mai pensato di portare 40.000 persone all’Olimpico e invece è successo e ci aggiungo anche quelli che vengono sempre al Tre Fontane o in trasferta. Sono cose che ti rimangono dentro e di cui siamo davvero fieri».

Scelte e scouting
Il lavoro sul mercato è uno degli aspetti che ben descrive la crescita progressiva della Roma, che pian piano ha internazionalizzato la sua rosa, aggiungendo qualità ed esperienza oltre che facendo crescere il settore giovanile. Alle spalle di Migliorati c’è un reparto scouting con tre uomini che sono a stretto contatto con il ds e viaggiano praticamente ovunque per studiare potenziali acquisti o squadre avversarie. Per definire le strategie di mercato, Migliorati ha evidenziato un parametro chiaro: «Il regolamento vigente dell’obbligatorietà di 10 italiane fa da perno per le scelte. Dobbiamo mantenere un equilibrio continuo sia dal punto di vista economico che di organico rispettando anche il diritto di tutte le calciatrici di giocarsi un posto in campo di settimana in settimana. Prendendo d’esempio l’arrivo di Tomaselli, era una ragazza in scadenza italiana 2001, condizionata da infortuni pesanti altrimenti sarebbe stata fissa in Nazionale già ora, ci si è presentata un’occasione così e non potevamo non coglierla. Poi è chiaro che dall’estero certe giocatrici ti portano un’esperienza che non potresti trovare, ma ci è capitato di investire anche su giovani talenti come quello di Haug».
 
La cessione al Liverpool della norvegese da 125.000€ è stata la più ricca della storia della Serie A Femminile: «Ci tengo a dire che si è trattato di un compromesso: abbiamo rifiutato almeno altre due offerte dai Reds e solo dopo la sua richiesta di essere ceduta per poter giocare di più abbiamo trovato una soluzione che accontentasse tutte le parti in causa, contando anche quell’ultima proposta che per il contesto italiano è davvero fuori mercato. La parte economica però è stata soltanto una conseguenza». In un’epoca in cui nel calcio maschile vede volare milioni, viene da chiedersi perché qualche centinaio di migliaia di euro possa rappresentare una cifra così esorbitante: «Si devono conoscere i parametri del calcio femminile. Dietro c’è un mondo di investimenti, sponsor e chi più ne ha più ne metta, l’esempio dei diritti tv inglesi può iniziare a spiegare qualcosa, ma economicamente c’è un dislivello che penso che col tempo andrà assottigliandosi».


«Sempre insieme»
Passando al mercato in entrata, Migliorati si è detto soddisfatto del lavoro fatto in estate: «Ci riteniamo contenti, in primis perché tutte le scelte che facciamo le facciamo di concerto tra tutti, con Bavagnoli, con Spugna e il suo staff e penso sia una caratteristica che ci ha aiutato tanto a raggiungere quello che abbiamo raggiunto. Mi sono chiesto spesso se la Roma sia più forte, chiaramente abbiamo perso due giocatrici straordinarie come Wenninger e Andressa che ci hanno dato tantissimo e ci hanno permesso di vincere il titolo. Carina ha smesso di giocare, Andressa ha ricevuto tre proposte differenti da parte nostra per il rinnovo ma penso per una serie di scelte di vita e familiari ha deciso di non restare. Abbiamo provato a pareggiare il valore delle due partenze, però possiamo diventare più forti perché siamo tutti convinti che chi è arrivato ha alzato la qualità media della rosa. Questo ci fa ben sperare, poi a parlare sarà il campo, ma noi restiamo convinti delle scelte fatte e vediamo i risultati anche da ogni allenamento. A gennaio speriamo di non dover fare nulla».

A proposito di scelte ponderate, il ds ha spiegato anche la dinamica che non ha portato la Roma a prendere più di una centrale difensiva dopo l’addio di Wenninger (si era puntata l’ex Everton Sevecke, ma l’affare è sfumato): «Abbiamo grande fiducia in chi ora compone quel reparto, in Linari e Minami. Persa Carina abbiamo fatto un ragionamento: abbiamo preso una giovane alternativa (Valdezate, ndr) e in caso di emergenza Kumagai può giocare centralmente e, d’accordo con il mister, abbiamo deciso di rinforzare altre parti del campo». In questi mesi la Roma dovrà anche lavorare sui contratti in scadenza di Serturini e della stessa Minami: «Fortunatamente ne abbiamo soltanto due in scadenza e questo da un punto di vista personale semplifica un bel po’. Ne parleremo assolutamente,  sono due calciatrici importanti per noi e abbiamo già avviato il processo per lavorarci».



Da Elisa a Saki
Nel raccontare il processo di crescita della squadra attraverso i  colpi di mercato, il ds romanista ha evidenziato quattro nomi chiave: «Il primo è Bartoli, perché senza di lei probabilmente altre calciatrici non  sarebbero mai venute e dobbiamo esserle sempre grati perché ha fatto una scelta che il tempo ha premiato, ma in quel momento ha rischiato molto. Da lì arrivano Giugliano e poi Andressa. Poi da quando io sono ds, un momento spartiacque è stato quello di Elena Linari (gennaio 2019). L’altro è assolutamente l’arrivo di Haavi, senza dimenticare Giacinti perché era la giocatrice che mancava. L’ultimo passo è stato Kumagai. Al netto dei nomi e delle trattative ora sappiamo che arriva il difficile, riconfermarsi. Allo Scudetto pensavamo in segreto nelle prime riunioni dello scorso giugno e sono orgoglioso di rivestire il ruolo che rivesto, anche per la voglia che abbiamo di restare al vertice, per il club che investe su di noi, per noi stessi e il rispetto del nostro lavoro, per i nostri tifosi. Siamo fiduciosi».

 

La principale avversaria della Roma per la riconferma in Italia è la Juventus, club che come dg ha Stefano Braghin (che è anche Capodelegazione della Nazionale e parte del direttivo del settore femminile della Federazione grazie a una “sottile” interpretazione del regolamento), il quale aveva accennato ironicamente a una Roma “spinta” dal sistema al trionfo: «Bisogna fargli i complimenti - ha chiuso Migliorati - perché se ha tutti quei ruoli vuol dire che ha delle qualità. Io posso dire che ci sono le norme e a quelle bisogna affidarsi, il resto non ci interessa. Poi in un certo senso è bello anche sentire queste cose, vuol dire che c’è rispetto e forse anche un po’ di timore».

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