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Gentiloni-Raggi. I motivi della lite? I fondi e i poteri

Il premier boccia la sindaca: «Scarsa efficienza in città». Poi lei replica: «S’impegni sui decreti attuativi per Roma»

Marco Battistini
13 Gennaio 2018 - 09:15

Il Tempio di Adriano diventa il luogo simbolo di uno strappo istituzionale senza precedenti. In ballo fondi e poteri per Roma. Il tutto nel giorno della presentazione della Costituente per la Capitale. Un piano per il rilancio di Roma verso il 2021. Promotore dell'iniziativa, Roberto Giachetti. «Roma sta crescendo e ha bisogno di essere riorganizzata con spirito di partecipazione, spirito costituente -ha affermato il vicepresidente della Camera- l'unico modo per ricostruire la città dalle fondamenta e risolvere i problemi strutturali della città è unire tutte le forze politiche e sociali, per questo farò una proposta a tutti i candidati sia alle regionali che alle politiche di firmare un patto di disponibilità a formare una costituente di un progetto che guardi al 2021, senza fare una valutazione di quanto sta accadendo a Roma, perché noi guardiamo piu in là. Per chiunque nel 2021 sarà sindaco di Roma sarà necessario avere una struttura larga e solida per operare al meglio, perché la città ha bisogno di uno sforzo comune per ripartire».

Scontro istituzionale

A fare scalpore l'assenza della sindaca Virginia Raggi, nonostante fosse stata invitata all'evento. «Vi chiederete perché non coinvolgere qui oggi la sindaca di Roma, ma Calenda sa che difficoltà di relazionarsi ci sono con lei, io stesso non sono riuscito neanche a farle le congratulazioni quando è stata eletta -ha evidenziato Giachetti- ho provato a invitarla un mese fa, ho mandato una mail e non ho più saputo nulla fino a che qualche giorno ho ricevuto un telegramma dal cerimoniale del Campidoglio che mi spiegava: il sindaco Raggi ringrazia ma impegni istituzionali urgenti non le consentono di intervenire».

Duro il giudizio del governo sullo stato di salute della Capitale. È il premier Gentiloni a sferrare l'attacco a chi amministra la città. «Noi siamo il governo e non possiamo non avere uno spirito di collaborazione su Roma anche se talvolta questo aiuto è stato accolto con sospettosa riluttanza. Il governo c'è, apprezza lo sforzo per dare alla città un respiro lungo e sollecita tutti ad avere per Roma l'ambizione universale che questa città merita -ha affermato il presidente del Consiglio- il governo non sta alla finestra e ha dato risposte alle crisi e alle difficoltà mostrate dalla capitale anche con il tavolo per Roma per il quale qualcuno ha alzato il sopracciglio. Noi siamo il governo e non possiamo non avere uno spirito di collaborazione per ciò che concerne la Capitale d'Italia. Questa città non si governa semplicemente affrontando la sequela di emergenze che si verificano ogni settimana intanto perchè sono talmente tante e complicate, che anche l'amministrazione più efficiente farebbe fatica. E non mi pare che siamo in una condizione di avere il massimo dell'efficienza».

Molto severo l'intervento di Carlo Calenda, ministro dello Sviluppo economico. «La criminalità se c'è va combattuta e repressa -ha dichiarato il ministro- ma quello che fa veramente impressione a Roma è per esempio quello che prende una lattina di coca cola e la butta per terra, non esiste più nel resto del mondo. Il degrado delle piccole cose è il segno della responsabilità sociale verso la città. Roma ha perso la poesia e la concretezza, perché è mancata la collaborazione tra le due cose».

Poi è arrivata la stoccata alla Raggi. «Io sono anche per istituzionalizzare il tavolo per Roma, io ci credo ancora, ma i segnali finora non sono incoraggianti: io non ho un processo di lavoro, io materialmente non ho una controparte. Le risposte della sindaca sono 'non vengo' , 'forse mando qualcuno', 'non posso fare la delibera' -ha detto a chiare lettere il ministro Calenda- spero che la sindaca voglia partecipare in prima persona, mettendoci capitale politico e di lavoro». L'alternativa per Calenda è vedere che: «Passa il cadavere della capitale molto prima di quello di chi la sta gestendo». Una frase shock che sancisce una frattura al momento probabilmente insanabile.

La risposta

In serata è arrivata la replica della sindaca. «Ho chiesto più volte al premier che l'esecutivo si adoperasse finalmente per attuare la legge che nel 2010 ha istituito Roma Capitale -ha sottolineato Virginia Raggi- il governo non ha mai risposto. In genere, evito le polemiche ma non amo le falsità. Se Gentiloni è davvero in buona fede, come pare, si impegni sui decreti attuativi della legge per Roma Capitale. Per governare questa città servono i poteri che hanno tutte le altre grandi capitali d'Europa e non chiacchiere prima del voto. Questa è la prospettiva di lungo periodo». Uno scontro istituzionale in piena regola.

«In questi mesi, come lui stesso sa bene, con alcuni ministri c'è stata una proficua collaborazione, non 'urlata' in tv e giornali, che ha portato a buoni risultati per i cittadini -ha detto la Raggi- spero che si mettano da parte polemiche giustificate soltanto dalla smania elettorale di qualcuno». Una frattura netta e difficilmente ricomponibile.

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