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Ieri i funerali di Lando Fiorini: il lungo addio all'ultimo eroe della romanità

Un migliaio di persone alle esequie in Santa Maria in Trastevere. Commossi Bruno Conti, Maurizio Mattioli e il figlio Francesco Saverio

12 Dicembre 2017 - 09:20

Roma ha salutato un pezzo di se stessa. Ieri mattina, nella basilica di Santa Maria in Trastevere, si sono svolti i funerali di Lando Fiorini. A salutare il grande artista romano e romanista più di mille persone. Tra questi la sindaca Virginia Raggi, Maurizio Mattioli («era un uomo per bene»), Bruno Giordano («trasteverino come me»), Bruno Conti, Leo Gullotta, Andrea Lo Cicero, Antonio Giuliani, Maurizio Battista, Dado, Amedeo Minghi («un giorno triste per Roma»), le delegazioni sportive della Roma Primavera (che ha posato una maglia di Totti sulla bara ai piedi dell'altare) e del Trastevere Calcio.

Tanta la commozione, in particolare poco prima dell'eucarestia, quando in Chiesa è risuonata la voce del grande Lando che intonava l'Ave Maria, e durante i saluti dei parenti e degli amici. I primi a parlare sono stati due nipoti. «Ciao nonnino. Avevi un cuore grosso, giallo e rosso – le parole di Lorenzo -. Il tuo grande amore, la tua seconda moglie, la tua passione che mi hai trasmesso. Mai una volta che dicevi una cosa contro la Roma, gli volevi troppo bene». Amore grande come quello per il nipote calciatore: «Lunedì aprivi il giornale e andavi subito a leggere quanto avevo preso in pagella. E se prendevo un voto basso dicevi: «Questi non ci capiscono niente». Eri troppo buono. Come è vero che ti emozionavi quando giocavo con il Trastevere, la tua Trastevere». 

Poi è stato il turno dei vari amici, su tutti un commosso Maurizio Mattioli che ha raccontato un aneddoto: «Ti dissero che c'era uno che faceva ridere, mi chiamasti e mi dissi: «So' Lando, ti vieni a prende un caffè?». Un quarto d'ora e stavo lì. Poi mi disse: «Ti faccio sape'». Dopo un anno mi richiamò: «Ti vieni a prende un caffè?». E non mi prese. Il terzo anno mi chiamò di nuovo e mi ridisse: «Ti vieni a prende un caffè?» Gli risposi: «Non ci faranno male tutti sti caffè...». E ci facemmo una grande risata. Ti ringrazio per essere stato il primo a credere in me. Non ti scorderò più».

A chiudere gli interventi è stata la Sindaca Virginia Raggi: «La Chiesa è piena, ma è piena tutta Roma. Ora che non c'è più qui, in questa dimensione, le sue parole, la sua musica, i suoi versi continueranno a risuonare nelle nostre orecchie. Così quando gireremo per Roma, ogni scorcio, ogni angolo di cortile sarà un pezzetto delle sue canzoni che ritornano nella nostra memoria – le sue parole -. Continuerà a vivere dentro ciascun romano e la sua famiglia lo sa. Ci sono tante persone strette attorno a voi, perché è una perdita gravissima e grandissima per tutti noi. Oggi quando usciremo di qui, le cento campane suoneranno per Lando. Suoneranno facendo il do».

Una volta terminata la funzione, il feretro è stato portato all'esterno della basilica dove ad aspettarlo c'erano centinaia di persone con volti tristi e solcati da qualche lacrima. Tantissimi gli applausi per Fiorini accompagnati, ogni tanto, da un «Ciao Lando!» che risuonava nella piazza riempita anche da uno striscione degli ultras della Roma: «Dei romanisti sarai sempre er più!», in riferimento all'inno della squadra giallorossa (conosciuto come "Forza Roma, forza lupi") scritto nel 1970. «Lui amava veramente questa città, gli voleva bene. Qui è nato, è cresciuto, ha fatto il Puff...», le parole del figlio Francesco Saverio, poco prima di essere interrotto dall'ex campione della Roma, ora dirigente, Bruno Conti con cui si sono scambiati un calorosissimo abbraccio: «Lando è Roma, con la sua romanità, con la sua professionalità ma soprattutto con la sua umiltà – le parole di Conti -. Non potrò mai dimenticare il rapporto di amicizia che c'era. Lando rimane nel cuore, nessuno lo deve dimenticare». Poi il figlio ha ripreso la parola: «Lui è stato felice, ha fatto quello che gli piaceva. Le sue canzoni rimarranno, non ce le può leva nessuno, la sua voce... Voglio salutare tutti dal primo all'ultimo perché sono qui per papà». Infine un pensiero al Puff, il locale aperto dal padre: «Continueremo a farlo vivere». Per Lando, ma anche per Roma.

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