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L'intervista - Marco Montemagno: «Totti, la costanza del grande campione»

L’esperto di innovazione digitale e star del web parla al “Romanista”

Pier Paolo Mocci
21 Novembre 2017 - 17:13

Se non siete degli smanettoni del web probabilmente siete tra i (pochi) che non conoscete Marco Montemagno. Perché è sul web che l'esperto di innovazione digitale ha realizzato la sua fortuna.«Ho cominciato a mettere video su "come fare a…", dando consigli su comunicazione, marketing e imprenditoria 3.0», racconta al "Romanista". Poi il boom. Oggi su Facebook ha 750 mila seguaci e il suo libro "Codice Montemagno" è un bestseller da centinaia di migliaia di copie. Un "guru" mediatico con pochi eguali, «ma non chiamatemi motivatore». Studio e dedizione spasmodiche ai temi di cui tratta lo hanno fatto diventare il secondo editore "social" in Italia: secondo i dati di Prima Comunicazione la pagina Facebook di Montemagno è seconda per traffico solo a La Repubblica. «Credo che il mio "succe sso" sia raccontare un mutamento, rivolgendomi a chi non si sente una cosa sola: da qui la mia comunità Slashers. Perché un libero professionista è, spesso, più cose insieme». Dietro al successo una mentalità da sportivo. «Ero 250° nel ranking mondiale di ping pong. Ho giocato in Cina e in ogni parte del mondo. Pensavo che i cinesi, espandendosi commercialmente, avrebbero esportato il loro sport nazionale. Ed invece mi accorsi che non era così. Uno sport è cultura, non si esporta come un panino di McDonald's. Ci hanno provato con il calcio in America, niente da fare. Così come il tennis tavolo...».

Nei suoi video cita spesso sportivi, grandi campioni uguale grandi uomini.
«Pensiamo a Borg e McEnroe, in questi giorni al cinema. Hanno reso il tennis uno sport di massa, prima appannaggio di una nicchia. Pensiamo ad Ayrton Senna, Federer o Bolt. Il campione dello sport è in qualche modo un superuomo. E tra questi ovviamente ci metto anche Totti. Non sono appassionato di calcio ma di lui ho sempre ammirato una cosa in tutti questi anni…».

Cosa?
«Beh non l'appartenenza alla stessa maglia, quello gli fa onore e ha contribuito a decretare il suo mito. E che sia stato un fuoriclasse o un fenomeno è fuori dubbio. Ma Totti è stato anche un campione di costanza. In 25 anni ha giocato sempre ad altissimi livelli. Sempre. Quello è lo sportivo-campione».

Non chi fa una o due stagioni.
«Totti è da prendere come esempio per quella sua forza, mentale e caratteriale, di aver dato sempre il massimo a 20 come a 40 anni. La costanza è una chiave fondamentale nella vita e nel lavoro,e Totti ne è un grande esempio».

Ora il suo Brighton è nel calcio che conta, aveva scelto un'oasi per vivere e si ritrova i tifosi sotto casa.
Sorride. «Davvero. Il Brighton in Premiere League sta cambiando gli usi e i costumi di questa città che, fino ad ora,aveva come sport "nazionali" il rugby e il cricket. È stato un evento che ha portato un indotto economico incredibile. Il calcio smuove tanto. In Inghilterra è probabilmente anche più seguito rispetto da voi in Italia. Le biografie dei calciatori o dei manager (gli allenatori, ndr) sono sempre in vetta alle classifiche dei libri più venduti».

A proposito di biografie. Cita pensatori, economisti e imprenditori digitali e posta sui social. Sembra l'uovo di Colombo ma gliene va dato atto.
«Mi reputo un divulgatore digitale. Una professione nuova,con modalità nuove. Il mondo stava cambiando ed io mi sono messo a raccontarlo, citando i grandi. Spesso la soluzione è nella cosa più semplice ».

È un fautore del "diventa imprenditore di te stesso".
«Io credo che il salario di un dipendente medio sia ingiusto e ai limiti della legalità. Mille o duemila euro non bastano per vivere dignitosamente rispetto alla società dei consumi nella quale siamo immersi. Ma anche se ci impegniamo a farceli bastare, e spesso non possiamo fare altrimenti, è proprio che la vita di una persona non vale quella cifra lì. Allora tanto vale mettersi in proprio ».

Una "profezia digitale" in vista del prossimo futuro.
«Servizi e contenuti di qualità non moriranno mai. Il digitale può essere una grande scatola vuota se non si hanno bei contenuti da metterci dentro».

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