Gasperini: "L'ambiente a Roma deve essere una forza e non una debolezza"
Alle 12 il nuovo tecnico giallorosso ha parlato dalla stampa di Trigoria rispondendo alle domande dei giornalisti presenti, analizzando diverse tematiche

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Dopo l'annuncio del suo arrivo il 6 giugno, Gian Piero Gasperini si è presentato. Alle 12 il nuovo tecnico della Roma - affiancato da Claudio Ranieri - ha parlato in conferenza stampa direttamente dal Centro Sportivo Fulvio Bernardini, rispondendo ai microfoni dei giornalisti presenti.
Vorrei approfondire il suo rapporto con Dan Friedkin, lo ha incontrato. È un imprenditore che ha investito ma in 6 anni non ha fatto la Champions. Si trova un professionista come lei. Cosa le ha chiesto? Le ha chiesto come si fa a stare in Champions. Lei ha individuato un percorso, si è dato una risposta.
"I primi contatti li ho avuti con Claudio e mi ha descritto per filo e per segno la realtà di Roma e di questa società, delle vicissitudini, alcune positive e negative. Ho incontrato la proprietà: persone che hanno entusiasmo per la Roma, dalle parole loro spendono molto tempo sulla Roma e sui pensieri: hanno progetti ambiziosi, hanno fatto fatica ma hanno individuato in me la possibilità di creare qualcosa di costruttivo e di forte. Ci siamo consultati sulle loro idee: sappiamo la situazione del fair play però è una società molto forte che ha intenzione di investire bene nella Roma e in modo sostenibile. Vogliono portare la Roma in alto, mi sembra sufficiente di avere una visione favorevole".
Cosa l'ha convinta a venire in qui in termini di cose che l'hanno entusiasmata? Ha dei timori? Roma non è Bergamo.
"Mi dite tutti che Roma sia difficile, io credo che questa debba essere una forza. Il fatto che voi siete tanti, io vedo dal di fuori un grande entusiasmo, una grande voglia di raggiungere obiettivi. Io credo che queste forze vadano incanalate, io credo che se ci sono state difficoltà negli ultimi 6 anni, possiamo correggere qualcosa e portare nella direzione giusta che consenta alla Roma di essere competitiva. Se il Napoli ha vinto lo scudetto, se il PSG ha vinto la Champions, vuol dire che si può fare non solo a Torino e Milano. Bisogna costruire nel momento giusto, siccome anche voi siete tifosi. Tutti vogliamo il meglio".
La Roma di Ranieri ha dato punti di distacco a tutti. La sua Atalanta ha cancellato il sogno Champions. Cosa pensa del feeling coi tifosi?
"Quello che contano sono i risultati, poi bisogna capire quali siano. Noi dobbiamo porci l'idea ed è quello che mi ha spinto a venire, che possiamo fare qualcosa di giusto. Certo che se parto dai risultati di Claudio, sono stati straordinari, ma questo significa che quel che conta è la squadra e lui ha dato una dimostrazione incredibile, vedendo che anche chi era in panchina era pronto a difendere i compagni. Questo è un valore importante. Non si possono fare i programmi di 10 anni a Roma, ma bisogna prendere la base di quella che è oggi e fare un punto: sperare che i tifosi si identifichino per come vince, qualche volta anche per come perde e questo è il primo punto che mi pongo".
Ranieri ha detto che lei è un allenatore che cambia fisionomia dei giocatori. Dybala cambierà fisionomia? Ci riuscirà? Può essere un giocatore della Roma di Gasperini?
"Spero che Dybala stia bene, che abbia una buona salute e che non cambi fisionomia. C'è un prospetto di squadra che va valutata in tutte le sue componenti, in cui tutti i giocatori spingono nella stessa direzione, poi ci sono i singoli che con lo staff proviamo a migliorare singolarmente. Se ci riesci, la squadra trova giovamento. Questo è il mio lavoro da sempre e mi ha aiutato. Non ci sono giocatori che non sono adatti, devono star bene. Dybala quando sta bene è un grande giocatore e noi dobbiamo far star bene tutti il meglio possibile".
Con lei sono esplosi alcuni attaccanti, qui trova Abraham e Dovbyk. Che idea ha?
"Io non ho mai dato di più di quello che già avessero. Il fatto che spesso molti attaccanti abbiano fatto bene è per il mio modo di giocare, ho sempre avuto squadre tra le più prolifiche. Vorrei proporlo anche qui a Roma, qui si parte da quello che c'è. Tutte le valutazioni di mercato si prenderanno strada facendo".
Qui si parla di un anno di costruzione: lei sarebbe contento se alla fine di questa stagione la Roma si trovasse dove?
"Penso che il risultato massimo sarebbe la qualificazione in Champions in questo momento. Non penso siamo in grado di vincere lo scudetto. Il traguardo migliore per me è rendere questa squadra più forte, con giocatori più possibili da nazionale. Costruire un nucleo più ampio per questa squadra e creare un nocciolo duro per inserire poi nel prossimo anno giocatori che possano alzare il livello e che ora non possono essere trattati. Aspiro a una squadra compatta che dia forza e continuità, solidità. In questo momento ci sono giocatori relativamente giovani, l'importante è avere un mix. Nella mia esperienza, anche vendendo dei pezzi, può essere una forza avere dei giocatori forti che creano un nucleo".
Non conoscendola, lei ha detto nel 2017 che è stato troppo accomodante e che sarebbe dovuto entrare forte in nuovi ambienti. Dopo tanti è ancora dello stesso avviso?
"Rimango della stessa idea, devi dare dei segnali importanti, devi portare la gente dalla tua parte, devi dare un'identità e la gente si deve riconoscere nella squadra e la deve sostenere, ma questo lo ha sempre fatto. Se tu crei la sinergia con la tua gente superi le difficoltà in un campionato difficilissimo. Se pensate a tutto quello che ha fatto la Roma, dietro ci sono squadre importanti e emergenti che stanno spendendo molto per risalire. C'è una corsa importante, è evidente che quando entri in una piazza così devi farlo in maniera forte, ma per me forte vuol dire creare un ambiente forte".
Lei ha parlato più volte di creare uno zoccolo duro, da qualche anno c'è un gruppo di giocatori che hanno partecipato nel bene e nel male. Ranieri li paragonava a monumenti (Paredes e Dybala). Lei ha in mente un mantenimento di questo zoccolo o si può rinunciare? Paredes parla ogni giorno di tornare in Argentina...
"Bisogna partire dai risultati che hanno fatto, questo è un valore che esiste. Poi è chiaro che non possiamo essere gli stessi, mi aspetto un mercato in entrata che possa portare a una prospettiva diversa, a dei giocatori che costituiscano il nucleo vero, poi questo farà parte di un mix. La Roma deve guardare e aspirare ad avere nuove figure che possano portare in alto la squadra".
Sul mercato: quali sono le caratteristiche dei giocatori che proverete a prendere? Dove ci stiamo indirizzando?
"Sono poche le società che si permettono giocatori affermati, te li devi costruire. Devi prendere giocatori che possano crescere, per essere una squadra di alto livello hai bisogno di giocatori che raggiungano determinati obiettivi, di valore. Questo è il programma che si vuole arrivare a fare. Ricordo Mancini, Cristante, che andati via dall'Atalanta sono andati in Nazionale. Vorrei che il prossimo anno abbiano come obiettivo non tanto quello di difendere tanto fatto, ma di fare la migliore stagione della loro carriera. Non devono accontentarsi , anche se hanno 30 anni. Questo deve essere lo spirito. Parto da una base fortunata, quella di Claudio che è la dimostrazione di come i giocatori abbiano avuto un cambio".
Su Pellegrini: si è fatto un'idea di come fargli tornare il sorriso. Stessa cosa su Soulé.
"Pellegrini è un giocatore infortunato ma il discorso è lo stesso per tutti. Devono avere la mentalità di fare la miglior stagione. Soulé è un giocatore offensivo, deve fare gol e assist, giocatore d'attacco. Oggi nel calcio moderno si attacca e si difende, oggi conta essere squadra. Quello che stiamo vedendo nel PSG è fantastico, ha perso Messi, Mbappé, Neymar e ha raggiunto traguardi con giocatori giovani ma credo che il calcio sia questo. Si vince da squadra. Questi sono i principi. Oggi il calcio cambia ad una velocità incredibile; devi andar forte perché quando vai all'estero vanno forte. L'Atalanta ha vinto un Europa League dopo tanti anni. Dal 2011 non vinciamo una Champions, è un brutto segnale. Dobbiamo togliere luoghi comuni".
Si era parlato di Juventus per lei. Quanto c'era di vero?
"Si ma ho avuto la sensazione che la Roma fosse la strada giusta al di là dei rischi che continuamente mi vengono elencati. Ho pensato che questa potesse essere per la mia carriera e per il mio modo di esprimermi, la situazione giusta da poter percorrere e ho ragionato su questo. È quello che cerco in questo momento e ho la convinzione forte di aver fatto la scelta giusta".
Lei è stato l'iniziatore di un gioco tutto suo che ha inventato lei e che ha portato tantissimi risultati. Non a caso l'Atalanta ha scelto Juric per seguire le sue idee, che qui però non ha fatto bene. Lei avrà visto quelle partite. Ha capito qual è stato il problema in quel contesto? Se è stato solo un problema ambientale o se c'è il modo di giocare così.
"La mia esperienza è diversa.. Con Juric abbiamo condiviso tanti anni da giocatore e allenatore e poi come vice. Sono passati tanti anni, le esperienze sono state diverse. È vero che il mio modo di vedere calcio negli anni si è evoluto. Due aspetti: se vuoi aspettare la squadra che perde palla o se vuoi conquistarla: ci sono squadre che vincono in entrambi modi. La mia caratteristica è che sto male senza palla. La cosa ideale è avere palla noi e prenderla alta, ma nel calcio devi sapere fare un po' di tutto. Adesso lo fanno in tanti e devi avere una grande duttilità. Su Juric non posso sapere cosa non abbia funzionato, non posso parlare per lui".
Mi piacerebbe che lei indicasse il suo pregio migliore e il suo difetto peggiore. Cosa proverà incontrando l'Atalanta?
"Per fortuna la incontreremo a gennaio. Il mio pregio è che lavoro e mi piace lavorare in campo, mi piace quando vedo qualcosa riproposta nei giocatori. Non ho mai imposto niente ai giocatori, molti risultati sono dovuti al fatto che hanno tratto giovamento e che il merito è loro. Il difetto? Faccio fatica (ride, ndr) ma forse me la prendo troppo, ma non penso sia un difetto".
Dai tempi di Zeman a Roma non c'era una preparazione così. Lei come la organizzerà?
"Non ho mai fatto un gradone cosi, quando giocavo nella Primavera del Palermo ce li facevano fare. Non è mai morto nessuno con la mia preparazione, come ho detto prima credo che è importante che i giocatori si divertano e abbiano la fortuna di svegliarsi la mattina e fare un mestiere del genere. Lo fai con la Roma e sei fortunato. L'allenamento è fondamentale ed è fatto in funzione di stare bene e di migliorare la tua performance. Se non sorridi non puoi giocare bene a calcio, la penso come i brasiliani in questo. Un giocatore di calcio deve avere sempre un bello spirito, bisogna creare un bel clima e il mio lavoro è finalizzato a questo. Non può essere mai un clima teso, ci sono gli avversari da superare che sono quelli fuori. Bisogna arrivare con un bello spirito".
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