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l'intervista

Fonseca: "Dopo l'addio di Petrachi sono rimasto solo"

L'ex allenatore della Roma: "Da quel momento non ho avuto appoggio. La Roma è in crescita, Pellegrini e Mancini leader. Auguro tanti successi a Mourinho"

, di LaPresse

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La Redazione
27 Maggio 2021 - 22:05

Dopo la fine della stagione, torna a parlare Paulo Fonseca. L'ormai ex allenatore della Roma ha parlato in esclusiva a Sky Sport.

Qual è il sentimento dominante?
"Serenità e tranquillità perché penso di aver dato tutto per la Roma, la Roma è sempre venuta prima di Fonseca e dei giocatori. Penso che ho anche creato un buon rapporto con le persone che hanno lavorato con me, e questo è importante. Il primo anno abbiamo fatto una stagione molto positivo, sono arrivate tante persone nuove e anche un ds che poi ha lasciato il club. Petrachi ha fatto un grande lavoro, è un grande professionista, mi ha appoggiato molto. Ho imparato molto con lui, non possiamo dimenticare che c'è stato un momento difficile come il cambio della società. La seconda stagione fino a marzo siamo stati sempre tra le prime quattro, poi abbiamo avuto problemi difficili da gestire, non è facile gestire tanti infortuni. Non possiamo dimenticare che in semifinale abbiamo avuto 13 giocatori in meno, non è una scusa ma è la verità, basta vedere cosa è successo al Liverpool o al Bayern".

Cosa è successo con Dzeko?
"I problemi ci sono in tutte le squadre. Io e la società abbiamo tolto la fascia a Dzeko ma dopo come professionisti abbiamo parlato e abbiamo risolto la situazione. Non è importante adesso ritornare su questo argomento".

Avete pagato quella situazione?
"Non penso sia stato un problema per la squadra".

Cosa lascia dietro di sé?
"La consapevolezza che ogni sceltga che ho fatto è stata per il bene della Roma. Lascio una squadra con identià, che ha giocato sempre un calcio proposigio e offensivo. Lascio molti giovani per il futuro".

Cosa c'è stato con la Fiorentina?
"Abbiamoa avuto contatti ma non è importante parlarne adesso. La Fiorentina ha un grandissimo allenatore".

Italia o estero?
"Vediamo. Mi piace il calcio italiano e vivere in Italia, è simile al modo di vivere portoghese. Sceglierò con calma, ora so che voglio andare in vacanza con la famiglia, sono stati due anni difficili, è stata dura giocare ogni due giorni con il Covid".

Come le hanno detto che non sarebbe stato più allenatore della Roma?
"Non c'è stato un momento concreto. Con l'entrata della nuova società era facile capire che sarebbe potuto succedere. Per me è stato un processo normale, poi è arrivato Pinto a gennario, abbiamo parlato sempre molto. Per me è statao facile capire che questo sarebbe stato l'ultimo anno".

Si sarebbe aspettato più fiducia?
"No. Quello che ho vissuto dopo l'addio di Petrachi è stato il più difficile. Da quel momento sono stato solo alla guida della squadra senza nessun appoggio".

Sei cambi con lo Spezia, il caso Diawara...
"Sono cose che non dipendono da me ma non si possono fare, non possono accadere in una squadra come la Roma".

Uno alla De Rossi è mancato?
"Non lo so, non lo conosco bene. SO che era un grande giocatore e un grande leader, penso che abbiamo avuto leader negli spogliatoi e abbiamo molti giovani che sarenno i leader della Roma in futuro: Pellegrini, Mancini. La Roma è in crescita, c'è una società più presente e sta costruendo un futuro che può essere molto buono per la Roma".

Lei è un signore: pregio o difetto?
"Io sono così, non posso fingere di essere diverso. Penso sia un pregio. A prescindere del risultato serve rispetto per tutte le persone, dai giornalisti ai magazzinieri. Ho creato un buon rapporto con tutti quelli che hanno lavorato con me".

Cosa vi siete detti con Mourinho?
"Ci siamo mandati solo un messaggio, ha avuto parole di stima per me".

Si tratta della scelta giusta?
"Mourinho è un grande allenatore, gli auguro tanti successi a Roma".

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