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Il teatro degli incubi

Roma illusa da un fantastico primo tempo. A segno Fernandes, poi Pellegrini su rigore e Dzeko. Decisivi tre infortuni in mezz’ora: nella ripresa è crollo

, di LaPresse

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30 Aprile 2021 - 08:30

Finisce a Manchester l'avventura della Roma in Europa alla fine di una partita che aveva persino illuso i giallorossi, addirittura in vantaggio 2-1 all'intervallo e poi crollata nel secondo sotto i colpi degli inglesi, fino al 6-2 finale che non lascia chances di qualificazione tra sette giorni e che somiglia in maniera sinistra, per la portata sconvolgente del secondo tempo, al 7-1 del 2007. L'Old Trafford resta il teatro degli incubi romanisti per quanto succedono cose ogni volta difficili da raccontare: stavolta sono i tre infortuni del primo tempo (che terranno fuori dalle prossime partite ancora Veretout e Spinazzola, ricaduti sui vecchi infortuni), record assoluto da quando esiste l'Europa League che hanno peraltro impedito al tecnico di cambiare qualcosa nel secondo, sono i cinque gol in 38 minuti presi nella ripresa, è l'arbitro spagnolo Del Cerro Grande che regala il rigore del 4-2 in un momento in cui la partita sembrava ancora equilibrata (e tanti saluti ai complottisti che prevedevano arbitraggi duri con gli scissionisti della Superleague).

Nel primo tempo era stata una partita incredibile e persino entusiasmante, piena di colpi di scena, con la Roma sempre sul punto di crollare eppure capace di risorgere dalle sue stesse ceneri, prima del nuovo colpo da ko e di una nuova resurrezione. Ma poi c'è stato il crollo definitivo del secondo tempo, inatteso per quello che s'era visto nel primo, traditi da un atteggiamento sin da subito troppo remissivo nella testa più che nell'atteggiamento (anzi, i danni sono arrivati in contropiede), da un portiere inadeguato, da un arbitro che ha regalato un rigore agli inglesi nel momento topico della sfida, da una difesa che resta di burro e dalla stanchezza che ha bloccato la maggior parte dei giocatori, con Smalling e Diawara in campo fino alla fine solo per onor di firma.

E così sono stati pagati tutti insieme gli episodi sfortunati del primo tempo. Il primo, già al 5°, ha privato la squadra del suo combattente più atteso, Veretout, stirato al flessore alla prima discesa promettente: dentro Villar, a far coppia con Diawara, che era stato preferito allo spagnolo proprio per le migliori capacità di filtro. In fascia Karsdorp e Spinazzola avevano mostrato grande consapevolezza e determinazione sin dalle prime battute assistiti davanti dai tre attaccanti, esaltati dal palcoscenico internazionale e dalla possibilità di trarne ulteriore vetrina: Pellegrini era stato per 45 minuti uno strepitoso capitano, Mkhitaryan aveva azzeccato tutte le scelte e Dzeko era stato il solito cecchino da grandi appuntamenti e un regista a tutto tondo di ogni manovra offensiva. Logico che le sofferenze riguardassero soprattutto il pacchetto arretrato, dove le solite paturnie mentali avevano spinto Cristante e soprattutto Ibanez ad alternare lucidi interventi a clamorosi svarioni, mentre Smalling aveva guidato il reparto, dal centrodestra, con la serenità del campione, almeno finché gli hanno retto le gambe.

Quasi a presagio del destino, al 9°, appena uscito Veretout, il Manchester ha trovato il vantaggio con un'azione di irrisoria facilità che ha convinto Solskjaer sin da subito che sarebbe stata una passeggiata: è bastata comunque una progressione di Pogba, su cui era uscito altissimo Smalling, ad attivare Cavani che ha servito di prima il taglio di Bruno Fernandes, non seguito da Cristante, con tocco sotto del portoghese e risatina irridente a sottolineare l'agevole conclusione. Per qualche minuto si sono materializzati i fantasmi del teatro degli incubi, ma la Roma non ha mollato. Anzi. Al 13° una bella azione corale romanista con palla portata da una parte all'altra aveva messo Dzeko in condizione di battere a rete di sinistro, ma il bosniaco ha mancato la conclusione, sullo sviluppo la palla è arrivata sulla profondità di Karsdorp che in scivolata ha provato a crossare, con Pogba in tackle sdraiato, sul rimpallo la sfera è rimpallata sul braccio altissimo del francese e l'arbitro spagnolo, dopo un breve consulto con l'assistente Fernandez, ha concesso l'inevitabile rigore: freddissimo destro di Pellegrini ad incrociare e 1-1.

La partita si è riequilibrata, e la Roma per un po' ha commesso solo l'errore di farsi prendere dalla precipitazione nelle uscite di piede, col solito risultato di sbagliare passaggi semplici che hanno permesso per un po' al Manchester di spaventare Pau Lopez. Un errore in controllo di Spinazzola, l'unico finché è rimasto in campo, ha favorito una transizione di Rashford rifinita per Fernandes, il cui sinistro è finito fuori. Al 25° è stato Mkhitaryan a sbagliare l'uscita, sul relativo diagonale da sinistra di Pogba col destro Pau Lopez si è allungato in tuffo e cadendo a terra si è lussato la spalla, tra urla disperate che hanno subito indotto Fonseca a mettere in campo Mirante per il secondo cambio obbligato. Un'altra disdetta: lo spagnolo, rimessa l'articolazione nella capsula, ha provato anche a chiedere il permesso di rientrare, ma il medico lo ha dissuaso. Non sembrava così temibile il Manchester, nel suo didascalico 4231, con i due lunghi e statici centrali Lindelof e Maguire, i due esterni Wan Bissaka e Shaw, i due mediani McTominay e Fred, e il quartetto terribile con Rashford e Pogba più esterni e Fernandes e Cavani centrali. Faceva paura la reazione della Roma al suo stesso pareggio. E invece all'improvviso la squadra giallorossa ha trovato addirittura il vantaggio, con un'altra azione condotta da Spinazzola, con uno sforzo che purtroppo pagherà subito, scarico su Mkhitaryan e splendido taglio verso Pellegrini che invece di tirare da posizione favorevole ha trovato Dzeko in orizzontale per la rocambolesca, ma efficace conclusione per l'illusorio 2-1. Come detto, il devastante esterno di Fonseca si è però arreso subito dopo, e ha lasciato il campo - visibilmente alterato, chissà se solo con la sfortuna - a Bruno Peres, per il terzo e ultimo cambio possibile per la Roma, mai successo in precedenza nella storia dell'Europa League. Sotto choc, il Manchester non sembrava in grado di riprendersi. Poi al 5° minuto di recupero, Ibanez ha provato a rimetterli subito in corsa, regalando in area una palla a Cavani, su cui Mirante è uscito a valanga, e poi sulla respinta è stato bravo Smalling a salvare.

Poi l'incredibile ripresa, con un paio di notevoli sliding doors: al 3° una promettente azione offensiva romanista con Pellegrini, che non ha trovato la via per tirare, ha favorito una ripartenza inglese, con verticale di Bruno Fernandes su Cavani, implacabile davanti a Mirante, e subito 2-2. La Roma è andata in difficoltà, l'uruguaiano ha sbagliato un altro gol, Ibanez ne ha salvato un altro, ma la Roma sembrava ancora viva e al 15° ha rischiato di riportarsi in vantaggio, con una splendida diagonale di Karsdorp per Pellegrini che è entrato in area a sinistra da solo e invece di tirare ha cercato di favorire ancora il gol di Dzeko, in realtà in ritardo sull'assist del compagno, poi Smalling ha concluso l'azione tirando alto. E lì è sparita la Roma: al 19° un'altra veloce transizione da sinistra a destra ha portato Wan-Bissaka al diagonale flaccido respinto tragicamente da Mirante proprio sui piedi di Cavani, pronto alla doppietta. E poi è intervenuto l'arbitro, a regalare un rigore per un inesistente fallo di Smalling ancora su Cavani, su un cross basso da destra su cui nessuno dei due giocatori era riuscito ad intervenire. Fernandes ha segnato a modo suo (come al solito incrociando il destro e spiazzando il portiere, gli ultimi cinque rigori li aveva tirati così: ma i portieri della Roma studiano gli avversari?) e si è definitivamente spenta la luce. Il 5-2 è stato di Pogba di testa su assist ancora di Fernandes (anche questo, schema già visto, con corner arretrato e taglio liftato del portoghese verso il secondo palo), il 6-2 del neo entrato Greenwood ancora senza alcuna opposizione di Mirante. Ed è finita così, giallorossi via dal capo a testa bassa, proprio come 14 anni fa. La storia non siamo noi.

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