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Un tacco bello, da Falcão a Pastore: anni di magie giallorosse

Stile romanista - Il gesto tecnico del Flaco è soltanto l’ultimo di una lunga serie nella storia della Roma

Il tacco di Pastore, di LaPresse

Il tacco di Pastore, di LaPresse

29 Agosto 2018 - 06:28

Godimento. Estasi. Delizia. Se esiste un gesto tecnico che ne regala in larghe dosi agli esteti del calcio, è il colpo di tacco. Se poi alla bellezza unisce l'utilità massima del gol, può mandare in visibilio. Così come accaduto lunedì sera con quello di Javier Pastore. Pronti via, il Flaco si è presentato all'Olimpico con una delle giocate che lo hanno reso celebre e hanno permesso ai tifosi giallorossi di sognare in estate. Una di quelle che fanno la differenza fra un calciatore normale e uno che porta le stimmate del campione. Una magia vera e propria che sembrava aver indirizzato (più che bene) il monday night. Quantomeno prima che il gioco di prestigio lo mostrasse l'Atalanta nel primo tempo. Eppure quel prodigio tecnico dell'argentino ha fatto sollevare entrambe le braccia al cielo a chi è romanista così. Un tacco bello. Bellissimo. In pieno stile giallorosso. Come recitava "Roma brasileira" di un Little Tony d'annata. Coniata dopo la prima meraviglia stilistica dell'era moderna. Che ovviamente comincia con Falcão.

È il Divino a mostrare ai romanisti che anche la strada per il paradiso può essere lastricata di buone intenzioni e invenzioni. In un Roma-Fiorentina del 25 ottobre 1981 - drammaticamente famoso per il grave infortunio di Ancelotti - il numero 5 prende palla sulla propria trequarti, la scarica ai compagni in quella avversaria, buttandosi nello spazio molto prima che l'espressione si infili nel gergo calcistico. È Paulo Roberto invece a infilarsi in area viola, ricevere il cross dalla destra, librarsi in volo e servire proprio col tacco un accorrente Pruzzo. Il colpo del Bomber ha una sola destinazione: il fondo della rete. E lo spettacolo ha inizio.

I tifosi della Roma si scoprono feticisti del (colpo di) tacco negli anni in cui la fantasia torna al potere e la bellezza della Capitale si espande anche sul campo di gioco. Ma servirà molto tempo per rivedere le pallonate trasformarsi in "tallonate". Servirà la nuova genia di fuoriclasse, questa volta fatti in casa. È un ancora imberbe Francesco Totti (chi altrimenti?) a inaugurare il nuovo corso di giocate sopraffine: fra gli infiniti numeri del suo repertorio, il tacco non manca mai. A fine carriera saranno più di mille, fra assist, passaggi e tiri. A Parma la traversa gli nega un gol da leggenda; per gonfiare la rete deve attendere un singolare allenamento all'Olimpico e un... rigore, calciato girandosi di spalle: un gesto che è valso circa 4 milioni di visualizzazioni su Youtube.

Sono altri suoi compagni a provare la gioia massima: Mancini ci riesce addirittura in un derby, stagione 2003/4. Cassano batte una punizione dal lato corto dell'area avversaria, Amantino salta e rinverdisce i fasti della Roma brasiliana, mandando in delirio la Sud. Nel settembre 2007 tocca a Juan, su cross del Capitano, contro la Reggina. Il 31 gennaio 2010 Ranieri deve fare a meno di Vucinic, Menez, Totti e Toni e rinvia la partenza di Okaka verso il Fulham: col è proprio lui Siena a risolvere a tempo scaduto su assist di Pit, tanto per ricalcare l'incredibilità dell'azione. L'esultanza è da libro Cuore, corsa sotto la Sud inseguito da De Rossi che gli urla: «Che hai fatto, Stefani'?» e insieme si arrampicano sul cancello al centro della Curva. Poi El Shaarawy, che si presenta all'esordio in giallorosso contro il Frosinone con un tacco volante a fissare il punteggio sul 3-1. E la magia è tornata di casa all'Olimpico.

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