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l'intervista

Dario Canovi: "La priorità della Roma è comprare il nuovo Dzeko"

Lo storico procuratore: "Bisogna trovare il 9 del futuro. Pinto prima di tutto dovrà conoscere la nuova realtà. Mi permetto un consiglio: crei una struttura di scouting"

02 Gennaio 2021 - 15:57

Ce ne sono pochi di esperti di mercato come Dario Canovi. Si può dire che, insieme a pochi altri, lo ha inventato. Così come quel mestiere di procuratore che nel corso degli anni ha subito una serie di evoluzioni che poco hanno a che fare con i valori iniziali. Il primo a saperlo è proprio Dario Canovi che ci ha messo sempre la faccia, fregandosene se farlo avrebbe voluto dire rimetterci di tasca sua. Oggi continua a seguire calcio e mercato con la stessa passione di prima, ma con occhi diversi, più esperti, capaci di capire certi meccanismi che non sono certo un inno all'etica.

Dario, che mercato sarà quello che si sta aprendo?
«Proprio uguale a quello estivo».

Ovvero?
«Ovvero sarà un mercato povero fatto di cambi, prestiti, pagamenti dilazionati nel tempo. Non c'è da stupirsi visto che ce lo ha detto la proprietà dell'Inter».

Che vuoi dire?
«Voglio dire che se un gruppo stramiliardario come Suning dichiara ufficialmente che si comprerà soltanto se si venderà, mette la firma sulle difficoltà economiche non solo della sua Inter ma di tutto il calcio mondiale».

Non resta che sperare negli emiri?
«Neppure. Prendete il Psg. Hanno un rosso di bilancio da duecentocinquanta milioni. Non vi siete accorti che dopo Neymar, il loro mercato tutto è stato meno che da effetti speciali? C'è il fair play, tutti devono fare molta attenzione ai conti. In più, poi, è arrivata la pandemia che ha travolto ulteriormente tutto il calcio mondiale. E poi, per tornare all'Inter, ricordate cosa ha fatto nel mercato estivo?».

Cosa?
«Ha preso Hakimi, è vero, ma soltanto perché aveva incassato i soldi, con sconto, della cessione di Icardi».

Ci sono però quei mercato esotici, diciamo così, che potrebbero garantire un po' di liquidità.
«La pacchia è finita anche in questo senso. Ora anche in Cina hanno messo dei tetti salariali e per gli acquisti. Da quelle parti ora ci andranno soltanto giocatori minori. I prezzi sono scesi per tutti. E la pandemia, purtroppo, è una realtà con cui dovremo continuare a confrontarci».

Tutti quindi devono fare un passo indietro, a cominciare dai calciatori.
«Sarebbe opportuno. Se poi qualche calciatore troverà un club che gli garantirà quello che vuole, quei soldi se li prenderanno lui e il suo procuratore, altrimenti si dovranno adeguare».

Pure Messi che è in scadenza di contratto con il Barcellona?
«Pure Messi. Anche perché prendendo un fuoriclasse come lui, il club che lo mette sotto contratto non avrebbe la garanzia di nessun indotto, tipo amichevoli strapagate, mercheandising venduto, cash dagli sponsor».

Ritieni che le istituzioni del nostro paese, fin qui si siano dimenticate del problema sport e calcio in particolare?
«Sì. Il Ministro dello sport e il Governo dovrebbero fare qualcosa per garantire un paracadute a un mondo del calcio che resta una delle industrie più importanti del nostro paese».

Cosa dovrebbero fare?
«Pensare, magari, a un regime fiscale innovativo che possa consentire alle società di sopravvivere. È un discorso che faccio non a vantaggio dei calciatori, ma di tutti i lavoratori che ruotano nel mondo del pallone. Vuoi sapere quante società rischiano il fallimento?».

Sì, quante?
«In serie C ce ne sono almeno una quindicina che rischiano di tirare giù la saracinesca. Dopo chi darà un lavoro a fisioterapisti, magazzinieri, giardinieri, impiegati?».

Anche i procuratori, però, dovrebbero fare un passo indietro. Le commissioni sono senza regole e quei soldi escono dal calcio.
«Si possono pure mettere limiti, ma poi troverebbero il modo di aggirarle. Ma vuoi sapere che giochetti mettono in piedi?».

Sicuro.
«Faccio un esempio: un calciatore costa due milioni. All'improvviso quei due milioni si raddoppiano e i due in più finiscono in qualche banca all'estero a dispozione di presidenti, dirigenti e procuratori di turno».

Ti ha sopreso la scelta della Roma di affidarsi a Thiago Pinto?
«Sì. Anche perché sapevo che erano stati contattati anche altri dirigenti. In particolare uno».

Chi?
«Andrea Berta dell'Atletico Madrid. C'è stato più di qualche contatto. Lui a un certo punto ha pensato anche di accettare, poi alla fine ha preferito rimanere a Madrid. Peccato perché Berta è davvero il più bravo di tutti».

Si era parlato anche della possibilità dell'arrivo di Campos.
«Io credo che non sia venuto perché a Roma non avrebbe potuto continuare a lavorare come piace a lui, cioè libero da qualsiasi vincolo, in piena autonomia».

Non c'è il rischio che per i Friedkin il mondo del calcio sia sconosciuto o quasi?
«È possibile che sia così. Ma a me la famiglia Friedkin fin qui ha dato una sensazione di grande serietà. Sono i primi a sapere che devono conoscere il mondo del calcio. Mi pare che lo stiano facendo. È un passo in avanti importante».

La scelta di Thiago Pinto come la vedi?
«Lo conosco poco, in Portogallo dicono che sia molto bravo, ma qui sarà catapultato in una realtà che dovrà conoscere e capire. Avrà bisogno di un po' di tempo per rapportarsi con una realtà come quella italiana che è molto diversa da quella portoghese».

Che mercato gli consiglieresti?
«Giovane e di prospettiva. Ma con una priorità ben precisa».

Quale? Il portiere? L'esterno destro basso? Un centrocampista?
«Il portiere, volendo, si trova, così come l'esterno destro, a centrocampo Villar sta dando risposte importanti, il possibile ritorno di El Shaarawy va bene. Ma prima di tutto deve trovare il nuovo Dzeko. Edin è un grande giocatore, ma da qui a due anni, la Roma ha bisogno di trovare il centravanti del futuro».

Oltre a questo, che altro consiglieresti a Pinto nelle prime settimane del suo nuovo incarico?
«Ricreare un reparto scouting. Perché vedi, i bravi calciatori ci sono ma bisogna cercarli. Per esempio io credo che nel mercato francese oggi come oggi ci siano davvero tanti bravi calciatori giovani ed emergenti. Andare a prenderli quando costano poco, garantisce anche grandi benefici al bilancio di una società».

La Juventus di quest'anno è stata costruita male?
«Questo lo dirà il tempo. Io penso stiano pagando la partenza di Pjanic. Se mi chiedessero un consiglio gli direi di provare a prendere Brozovic, a centrocampo Pirlo non ha il regista. Per il resto posso dire che per il club bianconero è stata una perdita l'addio a Marotta. Paratici è bravo, ma per dirigere un club come a Juventus, l'uomo ideale era Marotta».

Che è andato all'Inter. Che dovrà fare sul prossimo mercato?
«Per me Conte a disposizione ha la rosa più forte del campionato. È uno spreco non veder giocare Eriksen. Che, infatti, andrà via. Credo che un giocatore giusto per loro potrebbe essere Papu Gomez e per quello che so stanno provando a prenderlo».

Il Milan sta supendo tutti.
«Certamente è una grande sorpresa, hanno fatto bene anche senza Ibrahimovic. Ma se mi chiedi se reggerà fino alla fine, la mia risposta è no. Devono allungare la rosa, in particolare con un difensore centrale».

Chiudiamo con il Napoli.
«La rosa è molto forte. Gli serve però un esterno difensivo di qualità. Per il resto hanno tutto».

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