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Kumbulla, Ibanez, Mancini: la baby difesa è il presente e il futuro della Roma

I tre centrali messi insieme sommano appena sessantacinque anni, ma sembra che giochino insieme da una vita. E possono soltanto migliorare

Mancini e Ibanez a fine partita, di LaPresse

Mancini e Ibanez a fine partita, di LaPresse

04 Ottobre 2020 - 09:00

Che Smalling serva è un dato di fatto. Allargando il concetto, si può pure dire che Fonseca di un altro centrale difensivo garantito ne ha un assoluto bisogno. Smalling per il portoghese sarebbe il top, oltretutto non avrebbe bisogno di nessun tempo di ambientamento, giusto il tempo di disfare le valigie, ma in ogni caso l'importante è che ne arrivi un altro.

Detto questo, oggi, dopo questa vittoria al termine di novanta minuti di sofferenza, ci piace sottolineare come la Roma, lì dietro, ha sessantacinque motivi per poter guardare a domani e dopodomani con ottimismo. I sessantacinque motivi sono la somma dell'età di quei baby che sono andati in campo nelle ultime due partite.

Il più vecchio è Mancini che sulla carta d'identità alla voce anno di nascita scrive 1996. Quello di mezzo è il brasiliano Ibanez che solo il prossimo novembre soffierà sulla torta con ventidue candeline. Il più giovane è l'ultimo arrivato, il baby Kumbulla, anni venti, che nei suoi primi centottanta minuti vestito di giallorosso è riuscito a convincere anche i più esigenti.

Pedro a parte, sono loro in questa prima tormentata fase della stagione, l'aspetto più positivo della seconda Roma portoghese. Garantiscono il presente, anticipando un futuro da grandi protagonisti perché i margini di miglioramento sono enormi.

Prendete Ibanez. Arrivato dall'Atalanta nel gennaio scorso quasi come un oggetto misterioso, il brasiliano dopo un paio di mesi di apprendistato, nel momento in cui il portoghese ha scelto di difendere a tre, è diventato sempre più un giocatore intoccabile. E' vero, qualche volta gioca con quella presunzione brasiliana che lo porta a pensare che tanto il pallone non glielo leveranno mai.

E' vero, in alcuni movimenti difensivi è ancora piuttosto ingenuo, prendete quell'occasione lasciata a Stefanone Okaka che per fortuna ha fatto Stefanone Okaka. E' vero, troppo spesso abusa dell'anticipo, andando sempre e comunque a cercare il pallone prima che arrivi sui piedi dell'avversario, una scelta che quando non si rivela azzeccata vuole dire come minimo garantire una punizione agli altri di turno.

E' vero tutto quello che vi pare, ma Ibanez resta un prospetto da giocatore importante, un difensore che ha piedi e un germoglio da coltivare da leader, un combattente in campo che ne vorremmo sempre undici come lui. Non è un caso, peraltro, che in tempi recentissimi il Leicester si sia presentato a Trigoria con un assegno da venticinque milioni estensibili a trenta per portarsi in Premier il giocatore. La risposta, eureka, è stato un no senza se e senza ma, chissenefrega per una volta delle plusvalenze.

E che dire della faccia da bambino di Kumbulla? Catapultato in pochissimi giorni dalla culla di Verona a una Roma eternamente nel tritacarne di una critica e di un ambiente che troppo spesso storce la bocca a prescindere, il ragazzo albanese nato in Italia non ha fatto una piega.

Prima contro la Juventus, e già questo è stato un biglietto da visita importante, poi ieri sera a Udine, Kumbulla ha giocato che sembrava avesse dieci anni di più, con una serietà calcistica da apprezzare, mai regalandosi fronzoli o atteggiamenti da protagonista. Ha fatto sempre quello che doveva fare e alla sua età è una qualità enorme, garanzia di un futuro destinato a essere sempre più importante. Si muove in campo che pare un veterano, sembra essersi integrato in un amen con i compagni di reparto, dà la sensazione di essere affamato e sono questi, gli affamati, i giocatori di cui ha bisogno la nostra Roma.

Ultimo ma non ultimo, c'è poi l'attuale leader della linea difensiva, quel Gianluca Mancini che gioca con lo spirito giusto, quello che piace a Fonseca. Pure lui è un altro che abusa qualche volta dell'anticipo, ma è quello il suo gioco anche se con il passare delle partite sembra prendere sempre maggiore confidenza con le scelte da fare in campo. In questo momento, sperando che nei prossimi due giorni possa riabbracciare insieme a noi Smalling, è lui il leader della linea difensiva di questa Roma che piano piano sta cercando di trasformarsi in una squadra.

In due partite con questi tre dietro, i giallorossi hanno incassato due reti, entrambe segnate da Ronaldo, una su rigore, per il resto, due trasferte zero gol al passivo pur con tutte le ansie di una Roma costruita per attaccare e che, soprattutto nella prima parte delle partite, troppe volte lascia i suoi difensori in quell'uno contro uno che è la cosa peggiore per qualsiasi calciatore. Ma quei tre, magari pure con un pizzico di fortuna, finora tutto hanno fatto meno che tremare. E, ripetiamo, possono soltanto migliorare.

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