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le parole

Petrachi: "La Roma ti resta dentro, la storia recente mi ha mortificato"

L'ex direttore sportivo del club giallorosso: "L’idea era rendere la squadra più forte e solida, una cosa che non si fa dall’oggi al domani"

, di LaPresse

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La Redazione
02 Ottobre 2020 - 16:21

L'ex direttore sportivo della Roma Gianluca Petrachi ha rilasciato un'intervista ai microfoni di Radio Radio. Queste le sue parole:

Tu credi in Dio?
"Assolutamente si, sono credente"

Oggi è la festa dei nonni..
"Il mio nonno paterno non l'ho mai conosciuto, quello materno era una bella persona. Le mie nonne sono state molto dolci sia con me sia con mio fratello"

Che tipo di infanzia hai vissuto?
"Mio padre, l'infanzia, me l'ha fatta vivere con spensieratezza e rigore. È sicuramente stata un'infanzia molto bella. Mio padre mi ha dato il valore del rispetto e dell'onestà. Poi il calcio è la mia vita".

Che tipo di rapporto hai avuto con tuo padre?
"Io non l'ho vissuto tantissimo, sono andato via di casa presto. Poi purtroppo è morto prematuramente e per me è stato un trauma".

La storia con la Roma forse ha intaccato la tua forza...l'ha mortificata la situazione?
"La storia recente mi ha mortificato perché io sono venuto a Roma con grande entusiasmo. Ho creduto tanto nel progetto, ho creduto a tutte le cose che mi sono state dette di fare. Per venire a Roma ho avuto persino una diatriba con il mio ex presidente. A me importava di venire qui e credere di cambiare qualcosa. Si sa che questo ambiente è difficile. Se per 20 anni non si è vinto più uno scudetto è per problemi più grossi. Nel mio modo di fare calcio ho pensato che come sono riuscito a cambiare Cairo, la mia idea era venire a Roma e cercare di avere delle persone vicino per provare a cambiare qualcosa".

Sei tu che non ti sei fatto capire alla Roma oppure sono gli altri che non ti hanno capito?
"Per sei mesi mi hanno capito e mi hanno anche sostenuto. Tanto è che le cose alla fine sono state fatte. Fino a dicembre-gennaio ho fatto tante cose con l'aiuto della società. Sanno bene quante multe ho fatto a chi non rispettava il regolamento interno che avevo introdotto. Secondo il mio avviso stava andando veramente tutto bene. Ho cercato di porre fine a certe situazioni, a notizie che trapelavano, a tanta gente che era lì e invece non faceva nulla. Se tu vai a fare una partita e non ti trovi alle spalle le figure giuste, anzi, magari qualcuno prega che le cose vadano male perché il rigore e la disciplina di questo direttore non è congruo alle situazioni degli altri anni allora hai già perso in partenza. Nelle difficoltà si esaltano le persone. Questa forma di unione e compattezza a Roma non c'è mai stata, anzi. Ognuno parlava male dell'altro.  Se tu società non mi dai modo di allontanare certi soggetti io perdo uguale".

Quando ha cominciato a sentirsi un uomo solo nella Roma?
"A un certo punto io ho chiesto alla mia persona di riferimento se il presidente fosse contento di ciò che è stato fatto. È vero che non ho mai avuto un confronto diretto se non in 2/3 occasioni perché non parlo bene l'inglese. Io non so cosa raccontassero al presidente. A natale mandai un messaggio carino a Pallotta, eravamo in piena lotta Champions a dicembre. Pallotta non mi ha mai risposto. Ci sono rimasto male e mi sono domandato se fosse successo qualcosa. In quel momento ho capito che mi stavano scavando la fossa, in maniera subdola. Ho sperato che le cose cambiassero e che il presidente mi chiamasse e volesse un confronto, ma non c'è mai stato. Sono andato avanti per la mia strada. Oggi credo che per il direttore sia difficile sistemare dei giocatori dopo delle stagioni non buone. Io voglio ribadire che le basi erano state messe, anche perché tanti giocatori rifiutano il trasferimento. Tre calciatori lo avevano rifiutato quando avevo trovato loro una sistemazione. Kalinic? Se nel finale di stagione avesse giocato di più, e poteva, credo che poteva aiutarci".

Che voto daresti alle operazioni di Petrachi alla Roma?
"Credo di aver fatto le cose in linea con quanto chiesto dalla società. Mi reputo un aziendalista. Mi hanno detto di mandar via i vecchi e prendere giocatori giovani per rendere la squadra più forte stando attento al bilancio. L'idea era rendere la Roma più forte e solida, una cosa che non si fa dall'oggi al domani. Si sono fatte buone operazioni, in altre operazioni sono stato costretto. La struttura era salita su bene, erano stati confermati dei ragazzi bravi e presi giovani importanti. La mia struttura era riuscita a sistemare 15 giocatori, alcuni non avevano chissà quale mercato. Le basi erano state messe. Tanti giocatori rifiutano anche il trasferimento, come tre giocatori della Roma. Fa parte del gioco".

Non credi di avere avuto un impatto dal punto di vista comunicativo che ti ha creato problemi?
"Questo, però, lascia il tempo che trova. Il mio carattere è questo, lo è sempre stato. Quando mi hanno scelto sapevano com'ero. A Roma c'è un sistema malato, gente che mi chiamava che voleva avere notizie. Ma io devo mettere un freno a queste situazioni. Io non ho mai avuto rapporti confidenziali con un giornalista. Se andiamo a ricordare le mie conferenze stampa io sono sempre stato tranquillo e pacato. Nel momento in cui ci sono state difficoltà non di campo dove la società avrebbe dovuto difendermi e non l'ha fatto allora tutti i giornalisti con cui non avevo rapporto si sono divertiti. Io sono andato avanti però per la mia strada, pensando di avere una società alle spalle che mi aiutasse.

Rimanderesti a Pallotta quel messaggio che ha determinato poi tutta la vicenda?
"È stato un messaggio di confronto, confronto che però non è mai arrivato. Io mi reputo una persona educata. Il mio era un grido d'aiuto. ‘Vieni proteggimi che sto cercando di lavorare per te'. Volevo cercare di cambiare un trend che a Roma non funziona. Lo rimanderei quel messaggio. Altrimenti per me sarebbe stata un'agonia lenta. Come lo è stata per allenatori e dirigenti. Non è la pressione del tifoso, anzi. Si dà poca importanza ai tifosi. E a volte non si fa chiarezza e non gli si dice come stiano le cose. Se mi devo dare una colpa è che sono stato troppo chiaro con la gente".

Nel momento in cui trovava un calciatore che rispettava i parametri, poi lei era libero di agire?
"No, io sono stato soltanto libero di poter scegliere. Non c'è stato condizionamento. Qualcuno diceva di Baldini, ma Franco non si è mai permesso di obbligarmi a prendere un giocatore. La Roma in questo senso mi ha lasciato campo libero. Se per esempio esce fuori che Petrachi ha fatto una sfuriata ai calciatori dopo Sassuolo, da chi è venuta fuori? Torno a dire che c'è qualcuno che strumentalmente diceva che Petrachi è stato cacciato dallo spogliatoio. Come fai così a vincere? Magari c'era qualcuno a cui dava fastidio Petrachi".

Come mai così tanti infortuni alla Roma?
"Se è cambiato qualcosa a livello di medici evidentemente qualcosa non funziona. Ma questo non posso dirlo io".

Chi ha convinto Petrachi che Lopez fosse un buon portiere? Chi l'ha scelto?
"Credo che lo sia. Nel girone di andata lo ha dimostrato ampiamente e credo che si abbinasse a quello che era il gioco di Fonseca. Fino al derby tutti erano non contenti, di più. Lo stesso Zenga ha fatto dei complimenti. Dopo il derby però si è inceppato qualcosa. Nella sua testa credo sia subentrata un po' di insicurezza. Ma ne deve uscire da solo. Anche la rottura del polso è stato un deterrente negativo. Chi ha giocato a calcio certe cose le comprende. Questo non va a giustificare quelli che sono stati gli errori di Pau Lopez. Perché ha fatto delle partite in cui non ha espresso la sua caratteristica migliore che è la reattività. Non è vero che Pau Lopez è stato pagato 30 milioni, ma 18 più il 50% di Sanabria. Se Pau Lopez torna in se mentalmente può tornare ad essere il portiere che alcune squadre di Premier volevano lo scorso anno. Spero che si ritrovi".

Ha provato lei a portare Antonio Conte?
"Su Conte se ne sono dette tante, hanno scritto in tanti. La verità la sappiamo io e lui e rimane tra noi. La verità la conosce Antonio e anche un'altra persona, magari uscirà tra qualche anno la verità assoluta".

Che cosa pensa di Fonseca?
"Ha delle idee innovative. L'ho scelto anche in funzione di questa sua attitudine di un calcio propositivo, palla a terra e pensiero veloce. Il campionato italiano presenta delle difficoltà e ne ha fatto tesoro. Il problema è che prima le capisci e meglio è. Se rimani ancorato a meccanismi o non ascolti consigli di chi è di questo contesto, no. Ha delle qualità, può avere una carriera brillante, ma deve perfezionare qualcosa per arrivare al meglio"

Se la Roma ti chiamasse, torneresti?
"Forse avrei potuto giocare un po' di fioretto e cercare di aspettare come andassero gli eventi. Qualcuno andava in giro a dire che non ero amato dai miei giocatori. Ma loro avevano grande rispetto, quando sono stato allontanato mi hanno inondato di messaggi. Ho cercato di tutelare il gruppo e il progetto, che era importante. Ad esempio se parlo con Zaniolo, al quale in senso bonario ho tirato le orecchie qualche volta, lui mi ha sempre rispettato. È venuto a chiedere scusa quando c'era bisogno e tutto il resto. Prima cercavo di allontanare persone che raccontavano queste falsità per buttarmi giù, quindi forse ho accelerato il mio processo. Forse è stato un errore tentare di allontanare i tanti parassiti che stanno lì dentro. Ma c'era troppa dispersione. Mi giravo a destra e sinistra e non c'era nessuno. Per quello ho cercato un confronto con Pallotta. Tornare alla Roma? Uno ci dovrebbe tornare sempre. Ricordo che incontrai Sabatini e mi disse ‘te lo auguro di cuore, la Roma ti rimane dentro'. Siccome Sabatini è una persona che stimo presi tutto quello che mi disse di buono. La Roma ti rimane. Se un giorno ci tornerò dovrò avere la forza di fare ciò che ti consente di fare qualcosa di importante. Ad esempio Capello, se non avesse avuto alle spalle la forza di Franco Sensi non avrebbe ottenuto i risultati che ha ottenuto".

La Roma al momento sta facendo mercato senza ds. Lei non ha rapporti con la nuova proprietà?
"Io li ho conosciuti in un pranzo a Trigoria a dicembre o gennaio quando vennero a Roma. Sono stato io a chiedere agli uomini di fiducia cosa ne volessero fare della Roma. La Roma mi ha licenziato per giusta causa, ma gli farò capire per vie legali che questa giusta causa non esiste. La Roma ha bisogno di un ds, non sono io che devo cercare di parlare con i Friedkin. Magari non capiterà".

Che tipo di calciomercato è questo? Chiesa ci va alla Juve?
"Chiesa piace alla Juve, già l'anno scorso sarebbe potuto andarci. Quest'anno non conosco quali sono le dinamiche".

C'è qualche squadra che si è avvicinata a Petrachi per il ruolo di diesse?
"Posso dirti che non mi fermavo da 16 anni. Il fatto che mi sia fermato mi dà la possibilità di trascorrere tempo con mia figlia. Mi sta mancando però non andare a vedere live le partite. C'è una squadra che è Venuta a bussare alla porta. C'è però da aspettare. Qualcosa è arrivato e mi ha gratificato".

Nel post-Covid hai detto che la squadra era moscia, poi la Roma perse delle partite...
"Dopo il lockdown eravamo carichissimi. In quei venti giorni avremmo davvero potuto vincere con chiunque. Poi la squadra si è ammosciata, mancavano motivazioni. Ibanez quando è arrivato sembrava che stesse in vacanza. E io gli ho detto che o cambiava registro oppure dovevo ammettere che avevo sbagliato io. Poi il ragazzo ha dato una svolta".

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