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Liverpool-Roma, sicurezza negata: l'ordine pubblico inglese fa acqua

Le falle: nessuna prevenzione dei rischi intorno ad Anfield martedì sera, la gestione logistica quasi dillettantesca

26 Aprile 2018 - 07:50

"A hard day's night", ovvero una dura giornata per rubare l'incipit dal nome del terzo album dei Beatles. Un titolo che sembra calzare a pennello con le problematiche registrate nel pre e nel post partita della sfida europea con il Liverpool, dal raggiungimento di Anfield e fino al deflusso dall'impianto da parte di una fetta dei duemila e cinquecento romanisti presenti.
Sono diversi infatti i tifosi giallorossi che si sono trovati al cospetto di lacune legate alle misure di pubblica sicurezza. Dimenticanze figlie di un sistema inglese che, dai governi successivi alla Thatcher in poi, ha demandato alla tecnologia il compito di risolvere eventuali problematiche. Non prevenire, ma provare a riparare un eventuale danno. Se le cronache riportano tristi notizie di incidenti e scontri, altrettanti sono stati evitati da un clima fortemente pacifico che ha contraddistinto gran parte della giornata di Liverpool. Sin dalle prime ore del mattino romanisti mischiati ai tifosi locali per le vie del centro, tra un tour per le attrazioni della città e soste in ristoranti e pub stracolmi di persone.

A partire dal primo pomeriggio quando fiumi di birra iniziavano a scorrere, si sono iniziate a palesare alcune discutibili scelte in materia di ordine pubblico. Alla richiesta di mezzi a disposizione per raggiungere Anfield, sono tantissimi i romanisti che si sono visti indicare tra lo stupito e il preoccupato i bus a due piani ripieni di tifosi del Liverpool. Di taxi nemmeno l'ombra, o almeno soltanto quelli già prenotati anzitempo. Di servizi di navette per la tifoseria ospite neanche a discuterne. Per non parlare del parcheggio per i mezzi privati messo a disposizione tra Arkles Lane ed Anfield Road, con il percorso per raggiungere il settore contraddistinto dall'incrocio continuo tra sciarpe rosse e giallorosse.

Nonostante l'accesa e storica rivalità tra le due tifoserie, con sfide del passato caratterizzate da lunghe pagine di cronaca nera, l'intelligence inglese sembra quindi aver sottovalutato eventuali rischi. Non scusa né giustificazione, ma un doveroso appunto pensando ad esempio al modus operandi in programma per le migliaia di tifosi del Liverpool che popoleranno Roma il prossimo 2 maggio nella sfida di ritorno. Tra punti di raccolta, navette con viaggi andata e ritorno in direzione stadio Olimpico e altre misure preventive di sicurezza. Quella sicurezza negata alle decine e decine di romanisti usciti da Anfield e costretti a vagare nell'umida notte di Liverpool, in cerca di un mezzo capace di riportarli nei rispettivi alloggi. Anche nel post partita pochi, pochissimi taxi a disposizione e bus occupati quasi interamente dalla festante tifoseria di casa. Molti hanno percorso miglia a piedi nel cuore della notte, con la preoccupazione a scandire i secondi. Impedire azioni violente da parte di sparute minoranze è opera che rasenta l'impossibile, prevenire sembra essere invece un'arma utile per limitare eventuali rischi.

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