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Da New York all'Olimpico: Pallotta dona 2.000 dollari per realizzare il sogno di un tifoso paralizzato

Samson ha perso l'uso delle gambe dopo un incidente: il crowdfunding per venire a Roma ha raggiunto l'obiettivo di 5.000 $ grazie alla donazione del presidente giallorosso

23 Aprile 2018 - 08:17

Ma quale sogno americano. Il sogno che presto realizzerà Samson, tifoso giallorosso di Manhatthan, è romano e romanista: attraversare l'Oceano per venire in Italia a vedere la Roma. Qualcosa di non troppo complicato per la maggior parte delle persone, in fondo basta prendere un aereo dal JFK Airport di New York, magari facendo combaciare le proprie vacanze a Roma con una partita all'Olimpico. Per molti tifosi romanisti degli States sarà così, ma non per Samson: quattro anni fa è rimasto paralizzato dal torace in giù per colpa di un ubriaco alla guida che lo ha investito.

Nel 2016, per realizzare il suo desiderio di assistere a una partita della Roma in casa, alcuni suoi amici hanno aperto una campagna di crowdfunding su internet, per permettere a chiunque di fare una donazione. «Abbiamo impostato 5.000 euro come obiettivo perché a Roma è molto difficile spostarsi con la sedia a rotelle, dovrà sostenere altre spese importanti di trasporto e alloggio oltre all'aereo», racconta Wayne Girard, tifoso romanista di New York che scrive anche per il sito ufficiale della Roma. Del tutto a sorpresa, mercoledì scorso la raccolta fondi è arrivata al suo obiettivo, grazie a una donazione anonima di 2.000 dollari da parte del presidente della Roma James Pallotta. «Avevamo quasi perso le speranze di poter realizzare il suo sogno», continua Wayne, «perché nonostante le centinaia di donazioni raccolte negli anni ci eravamo arenati a 3.500». L'aiuto di molti sostenitori («anche alcuni juventini») rischiava di non bastare. Poi, la donazione da 2.000 dollari, che sulla pagina del crowdfunding è anonima, ma che ha un nome e un cognome ben precisi.

Samson, quando ha visto il maxi-bonifico, è rimasto sopraffatto dalla sorpresa. «Ho controllato due o tre volte che fosse tutto vero», ci racconta. «Ringrazio tutte le persone che mi hanno supportato in questo sogno. Pensare che qualcuno spenda i soldi che ha guadagnato per aiutare uno sconosciuto è una cosa stupenda». Adesso sa che potrà assistere a una partita della Roma seduto tra i romanisti. E l'obiettivo, vista la coincidenza tra la donazione di Pallotta e la qualificazione alle semifinali di Champions League, non può che essere la semifinale. Non quella di domani ad Anfield, dove sarà probabilmente presente lo stesso Pallotta, ma Roma-Liverpool del 2 maggio. «Samson sta facendo una corsa contro il tempo per fare il passaporto. Per il biglietto allo stadio non ci sarebbe problema, perché tramite Roma Cares ha già un biglietto assicurato per qualsiasi partita», spiega Wayne.

Diventare romanisti in America

Non è la prima volta che Samson e la Roma entrano in contatto. Nel luglio 2016 ha avuto infatti l'opportunità di assistere agli allenamenti nei campi sportivi dell'università di Harvard durante la tournée americana. Un video girato quel giorno in cui racconta la propria storia è ancora presente sulla pagina Facebook della Roma: lo si vede sorridere incredulo per una foto con Totti. Il numero 10 è anche il motivo per cui, nel 2006, è diventato tifoso romanista.

«Avevo 19 anni e vivevo ancora a Puerto Rico, dove il calcio non è granché seguito. Mio nonno era italiano e nella mia famiglia coltiviamo molto le nostre radici. Quell'anno c'erano i Mondiali e ovviamente tifavo per l'Italia, ma di calcio conoscevo poco o nulla. Però, nonostante la mia ignoranza, sapevo che sul campo c'era un artista di nome Francesco Totti. Rimasi estasiato dal suo talento e feci delle ricerche, scoprendo la sua fedeltà alla squadra tifata. Così divenni tifoso della Roma. Ma a Puerto Rico non c'era modo di vedere la Serie A, perché la tv dava solo qualche partita di Champions League. Perciò la mia prima partita della Roma fu… Il tragico 7-1 di Manchester! Quel risultato avrebbe spaventato qualsiasi potenziale fan, ma io da quel giorno non ho mai tifato per nessun'altra squadra. E non me ne pento affatto».

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