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Friedkin, la trattativa va a ritmi bassi: "Il motore è al minimo, ma non è spento"

Dan attende il 30 giugno per consultare il bilancio e fare le sue valutazioni, il prezzo calerà. Ryan spinge per una felice conclusione, probabili aiuti dal Texas

24 Aprile 2020 - 06:30

Aspettando Dan. Sperando che non si trasformi in Godot, che da decenni lo stanno aspettando in parecchi teatri nel mondo. «Il motore è al minimo, ma non è spento»: così, dalle parti di Houston, ci hanno fotografato la situazione a proposito del deal sull'eventuale acquisto della Roma da parte del magnate texano. È una immagine che rende bene l'idea, visto che lo tsunami coronavirus che sta travolgendo il mondo, ha rimesso in discussione tutto in un deal che altrimenti era davvero arrivato all'atto finale. Mister Friedkin è stato costretto a stoppare l'affare in considerazione che il core business del suo gruppo, reparto automobili targato Toyota, è tra quelli più penalizzati dal momento, così come turismo e cinema, due delle diversificazioni di investimento che il suo colosso industriale ha maturato nel corso degli anni (in questo momento il gruppo si sta concentrando molto sulla produzione di fiction televisive per cercare di ridimensionare i danni).

Nonostante tutto questo, mister Friedkin non ha chiuso definitivamente la trattativa. Anche in questi giorni dall'Italia tutte le mattine si fa arrivare una rassegna stampa dettagliata sul calcio italiano, con particolare riguardo alla Roma. Vuole capire che margini ci siano per poter concludere questa stagione, ma soprattutto se e come partirà la successiva. Basti pensare a un prossimo campionato da iniziare a porte chiuse, eventualità che vorrebbe dire l'impossibilità di mettere in vendita abbonamenti e biglietti singoli per le partite con conseguenze pesanti, in particolare per la liquidità che garantirebbero (per la stagione in corso solo gli abbonamenti per il campionato hanno portato nelle casse oltre undici milioni di euro) anche sul bilancio del prossimo esercizio. Sono tutti aspetti che stanno attentamente valutando in Texas e, anche, nei contatti con James Pallotta, contatti che non sono così frequenti come due mesi fa, ma che continuano, come ci ha garantito una persona molto vicina all'attuale proprietario del club giallorosso.

Le implicazioni

Tutto questo ha una principale conseguenza. Ovvero i termini dell'accordo che era stato trovato per la cessione della Roma, oltre settecento milioni di euro, non possono più essere garantiti. Si dovrà rimodulare l'intero pacchetto, ovviamente verso il basso. In questo senso il gruppo Friedkin si è dato come linea di demarcazione la data del prossimo 30 giugno, cioè l'ultimo giorno per la presentazione da parte della Roma del bilancio finale dell'esercizio in corso (la semestrale di febbraio scorso ha fatto registrare un rosso di ottantasette milioni di euro).  Un bilancio che il gruppo Friedkin potrà consultare con qualche giorno di anticipo proprio per fare tutte le valutazioni necessarie per poter poi, nel caso, riformulare un'offerta. E sarà, sempre nel caso, sul nuovo cash dell'offerta che Pallotta dovrà dare la sua risposta. È ipotizzabile con ragionevole certezza che se i settecento e passa milioni dovessero ridursi a cinquecento difficilmente l'imprenditore bostoniano risponderà positivamente (a meno che i suoi soci non decidessero comunque di acconsentire pure a fronte di una perdita). Pallotta, in questo senso, può pensare di avere due alleati. Il primo è il figlio di Dan, boy Ryan, che è quello che continua a spingere perché il deal giunga a felice conclusione. Il secondo è la vicenda stadio. Cioè se da qui a giugno dovesse arrivare questo benedetto sì al via per la costruzione dell'impianto di Tor di Valle, Friedkin potrebbe avere un quadro migliore rispetto a quello con cui deve fare i conti in questi giorni, un quadro con prospettive certamente più ottimistiche. Ma qui, come ormai avviene da oltre tremila giorni, pensare che nelle prossime settimane arrivi la fumata bianca, visti anche i precedenti, sembra complesso anche a fronte di un accordo già trovato tra le parti (proponenti e istituzioni).

Il fattore texano

Un terzo alleato potrebbe materializzarsi invece proprio in Texas. Lo stato a stelle e strisce, uno dei più grandi e ricchi degli States, è alle prese con l'emergenza Coronavirus esattamente come quasi tutto il resto del mondo. Dalle parti di Houston hanno costituito una commissione per l'emergenza, che dovrà varare gli aiuti per imprese e cittadini. Di questa commissione, a conferma dell'importanza del gruppo texano, fa parte anche Marc Watts, braccio destro di Dan Friedkin, l'uomo che era sbarcato anche a Roma per gli incontri finali con l'attuale proprietà che si sono svolti nella sede di via Tolstoj. Se in Texas saranno varati aiuti sostanziali per i gruppi industriali, in particolare per quelli del settore automobilistico, allora potrebbe pure essere che Dan non si trasformi in Godot.

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