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Il futuro della Roma e il Decreto liquidità: Friedkin rifà i conti

Abolito l’obbligo della ricapitalizzazione entro il 31 dicembre. Fattore che può favorire l’acquisto del texano, nonostante il peso della pandemia sulle casse

11 Aprile 2020 - 07:00

Sulla scrivania di Dan Friedkin sono arrivati due plichi anche dall'Italia. Il primo è relativo al Decreto liquidità ufficializzato dal nostro Governo. Il secondo riguarda posizioni, parole e prospettive esaminate da Fifa, Uefa e Federcalcio a proposito del prossimo futuro pallonaro in Italia e nel mondo. Friedkin ha come obiettivo quello di rimodulare i numeri con Pallotta per l'acquisto della società giallorossa. Due elementi che il potenziale acquirente della Roma, insieme ai suoi più fidati collaboratori, vuole esaminare nel dettaglio per provare a immaginare il futuro. In questo senso, in particolare il decreto può dare alcuni spunti positivi per l'imprenditore texano nato in California. Elemento che, in un momento nero come questo, potrebbe dare una nuova, piccola, spinta per la chiusura di un deal che sembrava fatto prima che il mondo fosse travolto dalla pandemia.

In particolare c'è da sottolineare come le nuove normative abbiano abolito l'obbligatorietà della ricapitalizzazione sociale entro una determinata data, cioè il 31 dicembre di quest'anno. In sostanza per la Roma, impegnata in una ricapitalizzazione da centocinquanta milioni di euro - ricapitalizzazione che per ottantanove milioni è già stata fatta dall'attuale proprietario - non ci sarà nessun obbligo a completare l'operazione entro i termini prima previsti. Può rappresentare un vantaggio notevole, soprattutto per un imprenditore che vuole comprare e quindi già costretto a un esborso notevole di liquidità. Una scelta, quella messa nero su bianco nel decreto, a fatta in conseguenza della crisi che stiamo vivendo e che inevitabilmente influenzerà i conti di qualsiasi gruppo imprenditoriale (per la Roma si tratterebbe di un vantaggio non indifferente per una società era già in sofferenza, considerando gli 87 milioni di passivo certificati dalla semestrale approvata alla fine di febbraio scorso). Ma l'aspetto ancora più importante per la Roma è relativo all'articolo 8 del decreto. Articolo in cui si parla esplicitamente di finanziamento soci, cioè di quei soldi che un proprietario può immettere di tasca sua nella società, cosa che in un passato più o meno recente Pallotta ha fatto in diverse occasioni. Questi soldi lo stesso proprietario ha poi il diritto di riprenderli.

Ora invece la deroga inserita nel decreto cancella la data del prossimo 31 dicembre come limite per riprendersi i soldi, posticipandola in qualsiasi momento futuro. Il vantaggio si raddoppia perché poi avrebbe un effetto positivo anche nell'obbligatoria Opa da fare una volta chiuso il deal. È un punto molto importante per la Roma perché vuol dire che, nel momento in cui Friedkin diventasse proprietario, potrebbe immettere liquidità nelle casse societarie evitando così di dover fare un nuovo aumento di capitale che, altrimenti, visti i conti, sarebbe stato probabilmente obbligatorio. Un altro elemento positivo per quel che riguarda i conti, è che sia l'Uefa che la nostra Federcalcio, in considerazione della situazione straordinaria che stiamo vivendo, hanno derogato su alcuni paletti economici per quel che riguarda l'iscrizione a campionati e coppe europee. E pure questo aspetto può rappresentare un vantaggio per Friedkin nella sua intenzione di acquistare la Roma.

Sì, ma la trattativa come sta andando avanti? Entrambe le parti in causa parlano, per ovvi motivi, di un motore ancora acceso ma che va al minimo dei giri. Non ci sono conferme, ma ci sembra chiaro come da parte del gruppo Friedkin in questo momento ci sia l'intenzione di quantificare, più esattamente possibile, che tipo di danni economici subirà la Roma, e nel complesso il calcio italiano ed europeo, da questa maledetta pandemia. Si sta valutando tutto questo e in base alle risposte che saranno trovate, ci sembra evidente che, nel caso di conferma di volontà di acquisto, sia fatta un'offerta inferiore rispetto ai circa settecentocinquanta milioni che erano stati pattuiti quando si era arrivati a un passo dalle firme. A quel punto la palla inevitabilmente passerà a Pallotta. L'attuale propietario venderà a un prezzo inferiore pure per fare contenti i suoi principali soci che stanno spingendo da tempo per uscire dalla società giallorossa? A Jimmy, nel caso, l'ardua sentenza.

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