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Le catene che rendono liberi

Il commento di Benevento-Roma di Daniele Lo Monaco

21 Settembre 2017 - 06:08

Impressiona la facilità. Della scarsa qualità di Verona e Benevento abbiamo detto e scritto tutto. Ma è ugualmente significativo vedere i giocatori avversari sbattere contro i nostri e rimbalzare lontano, tipo Memushaj contro Kolarov nell'azione che ha portato al vantaggio di Dzeko. È uno strapotere tecnico, fisico, tattico e atletico. E per una squadra che neanche una settimana fa veniva dipinta con banale approssimazione come se in campo i giocatori dovessero autogestirsi per azzeccare una giocata, e per un allenatoreche nonostante le delizie di Sassuolo veniva da certe parti raccontato con volgare sufficienza, senza tatto, senza competenza,senza conoscenza, per la Roma tutta, insomma, i risultati con Verona e Benevento danno risposte precise. Perché la rosa è ampia e all'altezza delle aspettative (ieri ha deluso solo Ünder, ma è giovane e migliorerà), perché tecnicamente il confronto con queste squadre di basso livello è improponibile, perché fisicamente i nostri giganti (Fazio, Dzeko, Kolarov) se la comandano e perché anche tatticamente si cominciano a vedere movimenti non casuali che aumentano decisamente le potenzialità di questa squadra.

Le catene di destra e di sinistra, ad esempio, stanno funzionando a prescindere dagli interpreti e stanno dando la vera libertà di espressione ad una squadra che non trova mai difficoltà a variare la proposta offensiva. Ieri il Benevento è stato letteralmente accerchiato. Continua e ben equilibrata è stata la ricerca di combinazioni semplici (terzino a superare l'esterno) o più articolate (esterno che viene dentro, intermedio che si allarga, terzino che sovrappone) sia a sinistra sia a destra, tanto che poi reti e occasioni sono sembrate in fotocopia anche dopo che Baroni ha provato a porre rimedio: cross di Kolarov, gol di Dzeko; cross di Peres, testa di Dzeko e miracolo di Belec; cross di Strootman e salvataggio di Di Chiara su Dzeko; crossdi Peres e autogol di Lucioni; cross di Kolarov e autogol di Venuti.

Poi ci si è messo Dzeko a tirar fuori dal cilindro altre prodezze personali, come quelle per il palo (gran destro dritto per dritto,quando tutti, portiere compreso, da lì si aspettavano il diagonale), la traversa (sinistro da posizione impossibile per la torsione inaspettata) e il gol del 3-0, con una proprietà tecnica col piede apparentemente debole che avrà fatto invidia a tanti mancini. Le altre vincono tutte, pazienza. Arriviamo pure noi

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