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Il passaggio della Roma a Friedkin: dove, come, quando e perché

In settimana Watts è stato rassicurato sul progetto stadio. Stasera non sarà all'Olimpico per la partita. Prima le firme (entro il mese), poi arriva Dan

Il magnate americano Dan Friedkin

Il magnate americano Dan Friedkin

07 Febbraio 2020 - 10:22

Che fretta c'era, maledetta primavera? Non è soltanto il verso di una famosa canzone che, rivisitato, è diventato anche un coro della tifoseria romanista, ma il quadro, quotidianamente in evoluzione, di quanto sta accadendo all'Associazione Sportiva Roma in queste ultime settimane di pieno inverno, ma con temperature sopra la media stagionale e giornate di sole interminabili. E se dal punto di vista meteorologico il clima è sembrato quasi voler far assaggiare ai romani un po' di primavera, non altrettanto si può dire per il passaggio di proprietà di un club come la Roma, per seguire i passaggi del quale non è mai prudente tentare a tutti i costi di anticipare i tempi, trattandosi di un'operazione che fondamentalmente è finanziaria.

Ma andiamo con ordine: la Roma cambierà proprietario, l'accordo c'è, i Friedkin vogliono entrare presto nel mondo del pallone. E si lavora alacremente per arrivare a dama, con la due diligence che ha richiesto un po' più di tempo rispetto alle prime indicazioni e si concluderà entro un paio di settimane, poi nel mese di febbraio con tutta probabilità arriverà il signing. Pallotta passerà la mano e non rimarrà - salvo colpi di scena - nemmeno con una piccola percentuale dentro il club che, nonostante una gestione sportiva senza trofei, è riuscito comunque a valorizzare in termini economici. Almeno questo è quanto dice il mercato, perché, come si dice, i numeri non mentono: venderà la Roma a 700-800 milioni di euro (tra estinzione di debiti, ricapitalizzazione e asset), secondo le cifre trapelate. Abbiamo quindi chiarito il "come", andiamo a capire il dove, il quando e il perché.

Nella Capitale nei giorni passati si è consumata la caccia a Friedkin, ma né Dan né suo figlio Ryan (che assumerà nella Roma un ruolo di primo piano, c'è chi dice il vice-presidente) sono usciti allo scoperto. Né lo faranno fino a che non sarà completata la due diligence e si sarà arrivati a mettere nero su bianco. Le firme, appunto. Che possono essere apposte, per altro, in qualunque parte del mondo e in qualunque forma legalmente accettata, anche per delega, per dire. E Friedkin, intanto, a Roma ha mandato Marc Watts, il più alto in grado del gruppo, il presidente, che però non è previsto in tribuna per la partita di questa sera. Watts è il braccio destro di Dan, anche se non sarà direttamente coinvolto nelle vicende sportive della società giallorossa ha parlato a lungo con il management italiano della Roma, interessandosi come ovvio di ogni aspetto e lasciando di sé anche un'ottima impressione. Ha voluto conoscere al dettaglio lo stato dell'arte dello stadio - che resta un elemento cruciale dell'operazione - e ha ricevuto rassicurazioni in tal senso. Nei colloqui intercorsi è stato ribadito il pieno benestare alla struttura di Tor di Valle e si attendono gli sviluppi del mese di marzo, che dovrebbe portare al voto sulla Variante nella giunta capitolina.

Il presidente del gruppo Friedkin Marc Watts @Mancini

Nel weekend "scade" la settimana di soggiorno degli americani (all'Eur è ancora riservato per oggi il piano superiore della sede, così come in piazza della Repubblica, dove alloggia la delegazione Usa, una sala conferenze), ma il lavoro continuerà. E veniamo al quando: ogni giorno. Si procede a passo spedito, con stop e riavvii, come normale in queste operazioni complesse. Febbraio sarà il mese decisivo per firmare, poi ci sarà il closing più spostato (possono servire anche 60 giorni o più, come avvenuto anche quando DiBenedetto brindò ad agosto per il passaggio di proprietà siglato ad aprile). E infine, perché Roma e la Roma? Perché sono brand dalle potenzialità ancora in larga misura inespresse oltre che pressoché infinite.

La Città Eterna, oltre a una squadra di calcio con una buona reputazione internazionale e una base tecnica di tutto rispetto (l'acquirente - filtra - è rimasto sorpreso dagli innumerevoli cambi di direzione di questi anni nel management e negli staff tecnici) e con una tifoseria conosciuta in tutto il mondo per passionalità e attaccamento, è un set a cielo aperto, e Dan e Ryan Friedkin operano anche nel cinema. C'è un progetto stadio in dirittura d'arrivo e il gruppo opera nell'immobiliare e nel turismo, un settore che da queste parti riscuote un bel po' di interesse (Debra, la moglie di Dan è appassionata di moglie archeologia...). Insomma, tra prudenza, passaggi tecnici e, perché no, un po' di sana scaramanzia, torniamo a ripeterlo: questo matrimonio s'ha da fare, ma non mettete fretta a Friedkin.

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