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Meno spritz, più Borghetti

L'editoriale di Tonino Cagnucci

30 Gennaio 2018 - 07:00

Società, tecnico, allenatore. Tutti coinvolti. I motivi sono chiari. Quasi troppi. Zitti e lavorare è sempre la medicina migliore, ma lo si è detto talmente tante volte che evidentemente non lo si è fatto o non lo si è fatto abbastanza. Allora oltre che lavorare e stare zitti bisogna fare qualcosa per garantire ai tifosi che si stia effettivamente facendo silenzio e lavorando: qualcosa di romanista. Fatelo. Adesso. È già tardi. Qualcuno faccia qualcosa di romanista. Per i tifosi. Per la Roma.

La rassegnazione e la stupidità dello sconforto non devono fare parte del romanista, alzare bandiera bianca come nei fatti ha fatto la Roma dal 20 dicembre a oggi non è romanista. Non è per niente romanista. Quindi meno che mai accettabile. Così come non è accettabile minimizzare un'eliminazione dalla Coppa Italia (sacrilegio!) o una sconfitta a Torino perché ci può stare. Manco pe' niente. Alzate la bandiera, ma quella giallorossa come fanno in curva. Se glielo fanno fare. Anzi, loro lo fanno anche se non glielo permettono. Dite pure che in questi passaggi siamo stati populisti così confermerete che c'è urgenza di fare qualcosa di romanista. Il sentimento per la Roma c'era prima degli urlacci delle piazze "politiche" di questi anni. Non confondetelo mai. Chi ha il cuore si vede. E lo sa vedere. Fate qualcosa di romanista, contravvenite al decorso naturale di una sconfitta che fa molto male, e mantenetelo poi come regola non come eccezione.

Fate la rivoluzione. Sì. Vivaddio. Facciamo i romanisti. Viviamo all'opposizione. Violate la buona creanza. Andate verso la Sud, almeno simbolicamente. Basta un saluto. Un cenno. Un venire incontro alle persone. Fate qualsiasi cosa per dare un segnale che serva soltanto per far vedere che state zitti e a lavorare perché il vostro lavoro, il vostro pane, il vostro sudore sono i tifosi della Roma. Null'altro al mondo. Fate qualcosa di romanista, metteteci il cuore e la fantasia. Cosa? Boh. Ad esempio convocate una conferenza stampa di tutta la squadra e/o della dirigenza, e parlate chiaramente: su programmi, mercato, scadenze. I tifosi vi staranno sempre a fianco se sanno, se non vengono illusi, se non corrono il rischio di venire delusi. E dopo la conferenza magari proclamate un silenzio stampa, sicuramente sui social per evitare sorrisetti, cuoricini, distrazioni, cose ingenue e legittimissime ma che magari non fanno bene al lavoro e danno fastidio a chi la Roma la vive a una certa maniera (quella giusta). Magari pesante. Ma vera. Sentimentale. Meno spritz, più borghetti. Meno apericena, più odore di fettina sul pianerottolo. Più popolo. Più Roma.

Convocate una forma arcaica e inutile di ritiro possibilmente fino a domenica a Verona ma rigorosamente autoproclamato dalla squadra. È dèmodé, è inutile, è forse controproducente: è qualcosa. Mettete prezzi popolari per settori popolari: non dovrebbe essere nemmeno un invito, ma un'equazione. Come a dire e a dimostrare che la Roma sa qual è il momento della sua gente. Che la Roma vuole stare vicino alla sua gente. Stop a rinnovi di contratto. Stop ad aumenti di contratto. A retrospettive. A giochetti. A ospitate tv. Un acquisto di mercato senza una cessione, tanto per tigna. Così. Tiè. Si appoggi il tecnico e il tecnico sia più autorevole e meno soggiacente all'autorevolezza dei calciatori di spessore. Doppi allenamenti otto giorni alla settimana. Meno uno di riposo. Si diano finalmente pieni poteri a un dirigente che faccia le veci veramente del presidente. Senza gelosie da Boston. Senza nemmeno più parole da Londra. Un dirigente romanista che possa finalmente dimostrarlo al mondo. Si mostri anche quello che persino per pudore si è nascosto: si scoperchi il vaso perché magari qualcuno scoprirà che non è quello di Pandora. Società, allenatore, giocatori: siete tutti coinvolti. Siatelo dalla Roma: è quello che paradossalmente vi farebbe sentire assolti.

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