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Pellegrini: "Mi voleva la Lazio. Juve e Milan? Ecco perché ho detto no. Non prendetemi al fanta"

Il centrocampista giallorosso si racconta a 360 gradi al settimanale sportweek

La Redazione
21 Gennaio 2018 - 10:20

Nel corso di una lunga intervista rilasciata a Sportweek, Lorenzo Pellegrini si è raccontato a 360 gradi, svelando anche alcuni retroscena di mercato. Ecco alcune delle dichiarazioni del centrocampista della Roma.

A nove anni viene tesserato dalla Roma...

"Avevo fatto dei provini e, quando mamma e papà videro nella posta una busta con il logo della società, immaginarono il contenuto. Mi chiesero di leggerla ad alta voce: non capivo le parole dall'emozione. Arrivato alla fine, guardai papà in cerca di una spiegazione. "T'hanno preso! Vai a giocare con la Roma!", mi disse. Trigoria è da sempre casa mia".

A 15 anni c'è stata la sospensione dell'idoneità sportiva per un'aritmia cardiaca?

"Questa vicenda è stata ingrandita senza che lo volessi. A un mio compagno di squadra era venuta la mononucleosi e l'aveva attaccata anche a me e a un altro, ma non ce ne siamo accorti subito. E così, allenandomi in quelle condizioni, ho mandato il cuore in affanno e i medici mi hanno fermato. Ma sapevo che era solo questione di tempo".

Quanto sono stati importanti l'esordio con Garica e le due stagioni al Sassuolo?

"Non smetterò mai di ringraziare Garcia, ma sono andato al Sassuolo consapevole di quello che stavo facendo: volevo crescere, diventare uomo. Roma è una grande piazza, non semplice da gestire anche per un romano. Serve quel pizzico di personalità che io credo di aver limato al Sassuolo".

L'esordio in Nazionale contro il Liechtenstein al fianco di De Rossi che emozioni le ha dato?

"In vita mia ho avuto due idoli. Il primo è Ronaldinho, perché entrava in campo sempre sorridendo, con la voglia di divertirsi. Lo ripeto sempre: ricordiamoci che il calcio è un gioco e se siamo sereni mentalmente rendiamo anche meglio. L'altro è Daniele e lo ha confermato aiutandomi per tutta la partita: mi diceva di stare tranquillo, di osare. Oltretutto con Ventura si giocava con il 4-2-4, quindi il centrocampo era tutto nostro".

In estate ha rifiutato Juve e Milan per la fede calcistica e perché ha detto che "una cicoria così buona si trova solo a Roma"

"Vero, la cicoria qui è migliore! Scherzi a parte, con i procuratori abbiamo valutato tutte le opzioni, perché all'inizio erano interessate altre squadre. Ma quando si è fatta avanti la Roma… In famiglia, poi… figuratevi mio padre… Il club ha esercitato la recompra, quindi non ha dovuto trattare con il Sassuolo, è stato più facile per tutti. E con Di Francesco avevo già trascorso due anni importanti".

Sarebbe stata più dura indossare la maglia della Juventus o della Lazio?

"C'è stato anche l'interesse della Lazio ma, essendo romanista da sempre, è stata una scelta serena".

Ha scelto il numero 7 di Conti, perché?

"Adesso lo chiamo Bruno, ma lui qui ha fatto la storia e per me era una leggenda. Mi sono emozionato quando ha commentato: "Finalmente qualcuno che se la può mettere"".

Tre romani nella Roma...

"Ho provato a chiedere di battere tutti i record e schierarne quattro. Anche perché Checco sta alla grande! Sarebbe stato fichissimo condividere lo spogliatoio con lui, ma c'è tutti i giorni. È stupendo lo stesso".

Gli amici che si lamentavano per il fantacalcio, hanno smesso di lamentarsi ora che ha fatto anche due gol?

"Un po'. Prima ti dicono con entusiasmo: ‘Ti voglio bene ma mi sei costato un sacco di fantamilioni'. Oppure: ‘Pur di averti, ti ho pagato come Icardi!'. Poi, alla prima ammonizione, si lamentano: ‘Mi sei costato mezzo punto'. Li sconsiglio: ‘Non compratemi, altrimenti litighiamo!'".

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