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L'intervista

L'Ambasciatore italiano in Armenia: "Mkhitaryan una star. Nella Roma darà lustro al Paese"

Vincenzo Del Monaco: "Mi ha colpito la sua semplicità. Un piacere dargli il benvenuto. Problemi per la partita in Turchia? Nessuno, lo sport è lo sport"

09 Settembre 2019 - 13:29

Una foto sui social network con Henrikh Mkhitaryan e la giornata non è più la stessa. È quanto accaduto a Vincenzo Del Monaco, dal 2018 Ambasciatore italiano a Jerevan, capitale dell'Armenia, entrato in carriera diplomatica nel '97 e dal 2013 Commendatore dell'Ordine al Merito della Repubblica, oggi dopo la visita del nuovo acquisto della Roma e capitano della nazionale armena. «Una giornata particolare, in effetti, d'altro canto con un personaggio come Mkhitaryan è normale che sia così», confessa. «Sono romano, seguo gli eventi nazionali tra i quali c'è anche il calcio e l'altro giorno ero sugli spalti a fare il tifo per gli Azzurri nella gara di qualificazioni per gli Europei. Certo, tanta attenzione mediatica in Italia non è all'ordine del giorno, ma fa ovviamente piacere. Facciamo del resto moltissime iniziative significative in Armenia per promuovere il "Vivere all'Italiana". La popolarità per la foto? Mi hanno informato che Mkhitaryan ha un milione e mezzo di follower…». Già, un ragazzo dell'89, in viaggio nel calcio che conta già da un po', che ancora non ha praticamente messo piede a Trigoria, se non di sfuggita, che ha fatto già scoppiare la "Mickimania" tra i tifosi romanisti e gli sportivi italiani in genere.

Ed era prevedibile, soprattutto per chi conosce la valenza di Mkhitaryan in Armenia: «Qui è una star assoluta, un grande personaggio che dà lustro al Paese e lo darà anche stando in Italia giocando nella Roma, nelle nostre squadre. Ma soprattutto perché è un ragazzo di grande semplicità, ha la stoffa del campione». Un gesto «molto bello», quello del numero 77 giallorosso, che ha ricevuto la calda accoglienza nel nostro Paese grazie all'Ambasciatore Del Monaco: «Mi ha fatto piacere dargli il benvenuto in Italia già da qui, da Jerevan. La sua è stata una visita molto informale, piacevole, ho potuto apprezzare le doti non solo del campione che non sono in grado di giudicare, ma dello sportivo, per la semplicità e la maturità del personaggio». Che a 30 anni compiuti può essere considerato una sorta di ambasciatore anche lui per la sua nazione: «Il popolo armeno non ha bisogno di essere "esportato", con una diaspora ovunque nel mondo ha lasciato e continua a lasciare grande traccia della propria cultura e del proprio ingegno. Certamente quando si hanno grandi campioni con valori positivi può solo far del bene, contribuiscono alla causa». Valori positivi che – nonostante qualche problema che il giocatore ha avuto in passato, quando non andò a giocare la finale di Europa League con l'Arsenal a Baku per motivi politici – lasciano pensare che quando la Roma incontrerà a Istanbul i turchi (con i quali gli armeni hanno rapporti tutt'altro che distesi) del Basaksehir non ci saranno intoppi extra-calcistici: «Personalmente non vedo nessun problema, perché lo sport è lo sport».

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