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La guerra (presunta) dei due Mondiali: Totti e De Rossi

DDR avrebbe guidato una fronda contro DiFra, Monchi e il 10. Piovono smentite, ma è tutti contro tutti. Pallotta: "Vogliono il male del club"

Francesco Totti e Daniele De Rossi impegnati  in un’attivazione muscolare prima di una partita,  al tempo in cui giocavano insieme, di LaPresse

Francesco Totti e Daniele De Rossi impegnati in un’attivazione muscolare prima di una partita, al tempo in cui giocavano insieme, di LaPresse

31 Maggio 2019 - 07:32

Un altro, l'ennesimo, terremoto scuote la Roma e mina il fondamento stesso della sua essenza: secondo un articolo pubblicato ieri su Repubblica e sostanzialmente, ma non specificamente, smentito dalla società, nella stagione appena trascorsa sarebbe andata in scena una specie di guerra tra bande contrapposte con a capo da una parte Totti e dall'altra De Rossi, l'uno a cospirare contro l'altro.

Lo scrivono i colleghi Marco Mensurati e Carlo Bonini (quest'ultimo autore di Suburra, il libro, da cui sono stati tratti la serie televisiva e il film, di cui Bonini è stato anche sceneggiatore) in un'inchiesta pubblicata ieri dalla città spagnola di Siviglia (prima stranezza) in cui si evocano gli scenari bellici in cui si sarebbe mosso lo spogliatoio della Roma nella stagione appena terminata e culminata con la cacciata dal tempio di Daniele De Rossi.

Le smentite

Va subito detto che sia la Roma sia l'entourage del giocatore hanno pubblicamente (una) e informalmente (l'altro) smentito la sostanza dell'articolo, e Pallotta, in attesa di un pensiero più articolato che arriverà presumibilmente oggi, ha bollato la questione come «bullshit», «cazzate».

Ma Bonini e Mensurati ieri non sembravano affatto preoccupati dalle smentite: «Se De Rossi ci denuncerà per diffamazione - ha detto Mensurati a Sportitalia - saremo lieti di difenderci in tribunale. A quel punto avremo modo di esibire documenti che ovviamente abbiamo e di chiamare i testimoni che non potranno mentire».

Bonini ha ribadito invece a Tele Radio Stereo come il centro dell'inchiesta sia la mail che sarebbe stata mandata dal preparatore americano Ed Lippie a Pallotta a dicembre 2018 per raccontare i disastri dello spogliatoio romanista: «E la mail è inattaccabile. C'è e non è smentibile». Non è escluso che Repubbica pubblichi presto anche un seguito della storia, con altri documenti interni a cui avrebbero avuto accesso.

Pallotta a caldo a chi, come Il Romanista gli aveva chiesto un commento, ha risposto come fosse tutto una «cazzata fatta da qualcuno che vuole danneggiare la Roma», preannunciando una più corposa lettera successiva, ieri attesa vanamente.

Lo scoop

In poche righe la vicenda: secondo quanto ricostruito da Repubblica, intorno alla fine dello scorso anno l'ex medico sociale Del Vescovo e l'ex fisioterapista Stefanini avrebbero confidato a Lippie che un folto numero di giocatori guidati da De Rossi e comprendente anche Kolarov, Manolas e Dzeko avrebbero espresso il loro malumore nei confronti del gioco di Di Francesco e delle capacità professionali del ds Monchi e, udite udite, del dirigente Francesco Totti, sostanzialmente chiedendo la testa di tutti e tre.

Quando la mail è stata resa nota all'interno della società, la reazione di Totti sarebbe stata molto dura: chiusura dei rapporti con la squadra, richiesta di allontanamento di Del Vescovo e Stefanini e piena solidarietà per il lavoro di Monchi e Di Francesco.

Esaurita poi, da parte di Pallotta, la fiducia nello staff della prima squadra dopo la sconfitta nel derby e l'eliminazione dalla Champions, a cascata sono venuti via inevitabilmente tutti: l'allenatore, il ds e poi i due (presuntissimi) delatori, Del Vescovo e Stefanini. Intoccabile, invece, Ed Lippie, che risponde direttamente al presidente Pallotta.

Da qui i rapporti tra Totti e De Rossi si sarebbero ulteriormente congelati, fino all'abbraccio di domenica scorsa a favore di telecamere. Nel racconto viene poi evocato uno scenario abbastanza bizzarro in cui si mettono curiosamente in relazione i rapinatori della mamma di Zaniolo «con accento romano» con gli striscioni antistadio fino alle cordate messe su da Ferrero e De Laurentiis per acquistare (sfilare?) la Roma, come se tutto fosse parte di un complotto ordito molto in alto. Una Suburra in salsa giallorossa, in pratica.

La mail

Senza voler intaccare la ricostruzione dei colleghi, evidentemente imbeccati da fonti diverse dalle nostre, non possiamo però evitare di dire che l'indagine sul tema operata da Il Romanista con tutti i possibili testimoni diretti e indiretti, ha portato ad altre conclusioni.

A partire dal nucleo centrale dell'inchiesta dei colleghi: la mail inviata da Lippie a Pallotta il 16 dicembre 2018. Che c'è, indubbiamente, e ha creato davvero un putiferio all'epoca dentro Trigoria. Ma sul contenuto le versioni di chi l'ha letta differiscono, a quanto sembra, rispetto a ciò che è stato scritto su Repubblica.

Per esempio, pare che Stefanini non fosse mai citato nella mail tra i confidenti di Lippie, così come non ci sarebbe traccia, nel report, di lamentele dirette dei calciatori (di De Rossi, in particolare) nei confronti di Totti, mentre veniva effettivamente segnalata una certa generica carenza di professionalità di Totti e nel metodo di allenamento di Di Francesco. Solo che a dirlo era Ed Lippie che riportava le sensazioni del medico sociale Del Vescovo.

Eccolo il riferimento, nel comunicato della Roma, laddove si scrive che «si ritiene che non sia attendibile trasformare in fatti eventuali opinioni espresse da terzi (Del Vescovo), e riportate a terzi (Lippie), delineando in questo modo un quadro distorto e totalmente distante dalla realtà». Quando la mail fu resa nota a Trigoria, insomma, fece molto discutere e creò qualche attrito all'interno del gruppo (e anche tra De Rossi e Totti, soprattutto in seguito all'allontanamento di Stefanini dopo l'esonero di Di Francesco), ma poi fu derubricata come un'iniziativa personale un po' bislacca figlia semmai di eccesso di zelo.

Tutti del resto sapevano che né Lippie né Del Vescovo hanno intrattenuto mai rapporti particolarmente cordiali con Di Francesco e Totti. E di conseguenza con Monchi.

La reazione di De Rossi

Grande sorpresa ovviamente ieri mattina quando è uscita Repubblica e il pezzo ha cominciato a girare tra le edicole e le prime rassegne. Il primo ad esserne informato è stato De Rossi, alle prese con il pomeriggio del suo terzo giorno di vacanza a Tokyo.

La sua reazione è stata veemente. Chi è riuscito a parlarci ha descritto un ragazzo da una parte mortificato dall'idea che qualcuno potesse credere al devastante messaggio contenuto nell'articolo a partire dal titolo («La rivolta di De Rossi e tre senatori contro Totti»), dall'altra inferocito per quelle che secondo lui erano le numerose omissioni, imprecisioni, inesattezze o vere e proprie invenzioni contenute in un articolo ispirato comunque da un fatto realmente avvenuto.

Già alle sette di mattina (ora italiana, le 14 giapponesi) Daniele s'è consultato con il suo avvocato e ha dato mandato di verificare se ci fossero gli estremi per contestare il reato di diffamazione a mezzo stampa. E subito ha cominciato a domandarsi quale fonte potesse aver ispirato il pezzo.

Chi avrebbe potuto trar vantaggio dall'uscita di una notizia di questo tipo? Forse la Roma, appena scottata da un divorzio contestatissimo e dalla perdurante mancanza di un organico tecnico operativo? Ma qualcuno potrebbe mai davvero pensare che un dirigente giallorosso sano di mente possa aver passato di mano qualche informazione interna solo per screditare De Rossi, senza tener conto dell'inevitabile carico di ulteriore negatività e terribile pubblicità che sarebbe gravato sull'immagine del club, come effettivamente è successo? Difficile.

La rabbia di Baldini

Inevitabile pensare allora di chiedere spiegazioni al consulente di Pallotta, Franco Baldini, evocatissimo nell'ultimo periodo (come sempre succede nei periodi di vuoto di potere a Trigoria o quando le cose vanno male).

E, nella dichiarata veste da giornalista, gli abbiamo chiesto presto ieri mattina, via messaggio, di condividere un pensiero sulla fonte che può aver ispirato l'articolo di Bonini e Mensurati. Lui, che aveva appena letto l'articolo, ha risposto testualmente: «Chi ha fatto questo, oltre ad essere la peggior persona possibile ed immaginabile, vuole solo il male della Roma... non si rischiarano le acque rimestando sul fondo. Per quanto io possa essere stupido, davvero non ce la faccio ad esserlo così tanto da non sapere che avrei dovuto "accollarmi" pure questa».

Lo stupore di Monchi

Un altro indizio è sembrato arrivare dall'articolo stesso, firmato dai due cronisti di Repubblica dalla città spagnola di Siviglia, guarda caso attuale residenza dell'ex ds della Roma, Ramon Monchi. A richiesta di spiegazioni, Bonini e Mensurati hanno risposto che hanno semplicemente firmato l'articolo dal luogo in cui hanno completato il tour europeo compiuto alla ricerca della verità su questa vicenda.

Però nell'articolo Monchi viene evocato quale uno dei bersagli dei cattivissimi senatori della Roma. E si fa anche riferimento ad un'altra presunta lite avvenuto dopo l'acquisto di Nzonzi, in seguito al quale De Rossi avrebbe minacciato i dirigenti della Roma: «Io vi faccio arrivare decimi». Anche in questo caso, Il Romanista ha scoperto che la discussione tra il ds e De Rossi non avvenne in seguito all'acquisto del "concorrente", ma solo perché Monchi aveva precedentemente escluso proprio a Daniele l'acquisto di quel calciatore.

E Daniele ci rimase male, e non sappiamo se usando effettivamente quei termini minatori. Di sicuro in una successiva riunione con tutta la squadra il ds si scusò con il capitano della Roma per non avergli effettivamente raccontato tutta la verità e il rapporto tra i due è ripreso.

Tanto che Monchi ha mandato a De Rossi in seguito al suo addio alla Roma uno dei messaggi più belli tra tutti quelli ricevuti. Quanto all'articolo, Monchi si è limitato a un pensiero: «L'ho letto, non voglio commentarlo. Ma posso assicurare che non ho mai sentito nominare gli autori del pezzo. Erano a Siviglia? Non so, io non li conosco».

Il rapporto Ddr-Difra

Secondo la versione riportata da Repubblica, oltretutto, Daniele De Rossi avrebbe guidato la fronda anche contro Di Francesco. E a giudicare dallo splendido rapporto tra i due questo è uno degli aspetti meno credibili di tutta la faccenda.

Ieri il tecnico era in viaggio verso Pescara, incredulo anche lui, come tutti, che un documento interno possa essere uscito all'esterno e usato contro la Roma. Ma ovviamente ha evitato di rilasciare commenti, come ha fatto da quando è stato esonerato.

Ddr dirigente?

Tra le tante domande seguite alla vicenda ce n'è poi una che risuona più singolare di altre: ma se la Roma sapeva di avere tale serpe in seno, per quale curioso motivo aveva pensato di promuoverlo addirittura tra i suoi più alti dirigenti? Difficile da dirsi, come è difficile sapere a quali fonti si possano essere ispirati i colleghi che hanno scritto l'articolo di Repubblica.

Resterà ignota, questa fonte. Anche se a Trigoria un'idea se la sono fatta. E qualcuno ha ricollegato una curiosa vicinanza notata qualche settimana fa in un bar tra uno dei protagonisti di questa storia e un'ex dipendente del club. Il mistero, dunque, s'infittisce. Magari presto si conosceranno altri dettagli. Dopo il film, del resto, di Suburra hanno fatto anche la serie.

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